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da: ufficio stampa Hera

Per la sesta volta consecutiva il prestigioso istituto riconosce la multiutility come una delle migliori realtà italiane per condizioni lavorative offerte ai dipendenti e innovazione nella gestione delle risorse umane.

Anche quest’anno Hera si conferma azienda certificata Top Employers Italia, conquistando per il sesto anno consecutivo il prestigioso riconoscimento che arriva dal Top Employers Institute, organizzazione che dal 1991 valuta gli standard qualitativi in termini di condizioni di lavoro offerte ai dipendenti. La premiazione si è svolta ieri a Milano, alle Officine del Volo, durante una serata alla quale hanno partecipato tutte le aziende giudicate al “top” per le politiche del personale.

La certificazione Top Employers è un’autorevole ricerca, ogni anno più selettiva, che nel 2015 ha analizzato 963 aziende in 99 Paesi del mondo. Il processo di certificazione dura almeno un anno e alle aziende viene richiesta documentazione specifica e dettagliata su retribuzioni, condizioni di lavoro, formazione e sviluppo, opportunità di carriera, cultura aziendale.

Il Gruppo Hera, che partecipa ormai dal 2010, ha conseguito per il sesto anno consecutivo la certificazione. Primato che condivide solo con la multinazionale Abbott. Inoltre, Hera risulta l’unica premiata tra le multiutility.

La partecipazione di aziende italiane al processo di certificazione ha visto un incremento del 125% dal 2009 al 2015: quest’anno le aziende certificate 63. La tipologia di aziende premiate in Italia è composta da un 60% di multinazionali e un 40% di aziende italiane (tra queste 8 sono emiliano-romagnole, tra cui Ducati e Yoox, oltre a Hera).

“Il premio Top Employers, che riceviamo con onore per il sesto anno, sottolinea la solida cultura aziendale del Gruppo: da sempre, investiamo sui nostri lavoratori e sul loro sviluppo professionale offrendo tante attività di aggiornamento con una media di circa 30 ore annuali di formazione pro capite – ha dichiarato il Presidente di Hera Tomaso Tommasi di Vignano – Inoltre, mettiamo in campo numerosi momenti d’ascolto come gli incontri del top management con i dipendenti e le indagini di clima interno. Questo perché il capitale umano è la nostra risorsa principale, a cui cerchiamo di trasmettere i valori distintivi della nostra cultura aziendale: integrità, trasparenza, responsabilità personale e miglioramento continuo”.

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HERA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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