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Da ufficio stampa Coldiretti Emilia-Romagna

 

“Siamo alle solite: il presidente dell’Organizzazione interprofessionale (Oi) del pomodoro pensa a difendersi senza che nessuno lo attacchi, ma evidentemente la sua organizzazione è preoccupata anche solo che si parli di Oi e si nasconde dietro le regole comunitarie per sentirsi in pace con il mondo”. Così ribatte il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello, al presidente dell’organizzazione interprofessionale (Oi) del pomodoro del Nord Italia, Tiberio Rabboni che si è sentito attaccato dalle dichiarazioni in cui il presidente regionale di Coldiretti denunciava i ritardi dell’accordo interprofessionale e chiedeva la realizzazione di un distretto del pomodoro”

“Credo che quando ci si mette a disposizione per rappresentare qualcosa e qualcuno – scrive Tonello – bisognerebbe prima verificare se c’è amore per ciò che si rappresenta o no. Chi ha amore per ciò che fa tutti i giorni, cerca di operare affinché tutto migliori, certo restando dentro alle regole, ma a volte scegliendo anche di viaggiare pericolosamente sul filo del rasoio. Se non si è innamorati di ciò di cui ci si dovrebbe prendere cura, rimangono solo le fredde regole. Noi – prosegue Tonello – non abbiamo chiesto di violare nessuna regola, ma sosteniamo che l’Oi così com’è non dà le risposte che servirebbero al settore, mentre un vero distretto potenzialmente potrebbe dare di più.”

“Non vogliamo sottrarci alle regole – afferma ancora Tonello – perciò vogliamo far notare che i contratti dovrebbero essere conclusi di norma entro il 31 gennaio, come si legge sul sito delle norme condivise, eppure oggi siamo in marzo e siamo ben lungi dal concludere qualcosa. C’è ancora qualcuno che ha il coraggio di parlare di programmazione? All’articolo 3 dello statuto dell’Organizzazione interprofessionale – sottolinea Tonello – si parla di ‘elaborare e definire i contratti tipo…” Se questi non arrivano possiamo forse anche appellarci alle famose regole condivise e non guardare le regole solo quando fanno comodo. E ancora: ci si nasconde dietro al fatto della privacy per fornire solo i dati aggregati delle contrattazioni che servono a ben poco: se si vuole la vera trasparenza e fare reale programmazione, si firmi tutti una liberatoria per renderli pubblici”.

Infine il presidente di Coldiretti Emilia Romagna affronta il problema delle importazioni. “Su qualche giornale leggo la posizione di Anicav (Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali) secondo cui non esiste il problema importazioni perché rappresentano l’1,5% della produzione nazionale. Bene, l’Oi faccia trasparenza ed inizi a dire che in realtà le importazioni rappresentano il 23% del pomodoro italiano e non 1,5% come risulta dalle tabelle qui sotto da cui si evince un crescita esponenziale dell’import: vogliamo chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati?. Vogliamo che i produttori smettano di coltivare pomodoro? Ai prezzi cui vorrebbero portare il pomodoro italiano servirebbero 800 quintali per ettaro per coprire i costi, mentre oggi la produzione media è di 670 quintali/ettaro. Possibile – conclude Tonello – che un settore per cui siamo famosi nel mondo possa continuare a reggere senza una vera valorizzazione del prodotto, settore in cui vi sono praterie da conquistare?”.

TABELLA 1 – IMPORT DI CONCENTRATO TRIPLO DI POMODORO (gennaio-novembre)

Provenienza

Tonnellate

2014

2015

2016

Cina

7.395

60.307

86.481

Spagna

26.971

28.185

25.801

USA

70.850

37.796

47.495

Mondo

112.461

139.946

168.443

Fonte: Elaborazione Coldiretti su dati ISTAT.

TABELLA 2 – RAFFRONTO IN POMODORO FRESCO TRA PRODUZIONE NAZIONALE E IMPORT CONCENTRATO TRIPLO 2016 (gennaio-novembre)

 

Tonnellate

Tonnellate in “fresco”

Italia produzione pomodoro da industria 2016

5.180.000

5.180.000

Import concentrato triplo 2016 (gen.-nov.)

168.443

1.179.101

(23% prod. Italia)

Fonte: Elaborazione Coldiretti.

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COLDIRETTI


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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