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Da: Ufficio Stampa LegaER

La Regione Emilia-Romagna istituisca un desk che eroghi un servizio di assistenza e consulenza per facilitare le aziende impegnate a predisporre viaggi per motivi lavorativi, onde evitare che i loro dipendenti e collaboratori rimangano bloccati in altre Nazioni”. 

E’ quanto chiedono, con una interrogazione presentata alla Giunta regionale a prima firma del capogruppo Matteo Rancan, i consiglieri regionali della Lega ER.

Gli esponenti del Carroccio, nello specifico, si appellano al presidente della Regione, Stefano Bonaccini affinché attivi un “servizio di assistenza comune, chiaro ed univoco che favorisca la ripresa delle attività economiche di export delle aziende emiliano romagnole”. I consiglieri regionali della Lega ricordano “l’importante ruolo che l’export ricopre all’interno della nostra regione”, tant’è che “risulta discutibile la mancanza di un servizio di assistenza e consulenza che permetta alle aziende che operano con l’estero, talvolta in modo esclusivo, di poter predisporre viaggi per motivi di lavoro.

La spiccata vocazione all’export del nostro sistema economico-industriale è infatti confermata dal dato sul valore dei beni esportati fuori dal Paese, che negli ultimi 10 anni hanno rappresentato un valore che oscilla tra il 24,9 e il 31,7% del Pil.

Nell’emergenza sanitaria dovuta al diffondersi del virus Covid – 19, non si sono regolamentate le misure che consentano alle nostre realtà imprenditoriali, appunto eccellenze dell’export, di operare. Mancano – ricordano gli esponenti del Carroccio in consiglio regionale – misure certe che consentano di lavorare in sicurezza e, quindi, di dare un futuro alle imprese, cuore pulsante dell’economia nazionale. Tant’è che alcune società, si sono adoperate autonomamente redigendo un protocollo per le trasferte, condiviso con dipendenti e clienti, acquisiti e potenziali, che soffrono delle stesse difficoltà. I lavoratori di queste aziende si sono dotati di “Kit Covid”, di un invito di lavoro sottoscritto dalle due parti e di un protocollo di comportamento per la trasferta, che prevede anche il monitoraggio costante della temperatura. “Tuttavia – denunciano i leghisti – manca un vero desk di assistenza regionale, che vada a implementare con ulteriori servizi di supporto il sito web già predisposto dal ministero”.

 

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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