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Da ufficio stampa Potere al Popolo

Introduce il segretario del Circolo PRC di Copparo: Dino Mazzon

Dibattito con Margherita Aurora (PRC-presidente ANPI Copparo/attivista di Potere al Popolo), Daniela Fuschini, Giovanni Tavassi e Stefania Soriani (candidati Potere al Popolo).

Mercoledì 28 febbraio, ore 21.00, presso la sede di rifondazione di Copparo sito a Palazzo Zardi, via Garibaldi.

“Chi lascia fare e s’accontenta, è già un fascista”.
Questo brevissimo stralcio – molto noto – di un’opera di Pavese ci costringe a riflettere su quanto sta accadendo nel nostro paese negli ultimi anni. Appare evidente che il fascismo – oggi – ha molti sinonimi: razzismo, sessismo, omofobia sono solo alcune sfumature di una mentalità che, purtroppo, nel nostro paese non si è ancora estinta ed, anzi, negli ultimi anni sembra aver preso la forza di imporsi con arroganza nella dialettica politica e non solo.
Noi non ci stiamo. Rifiutiamo l’etichetta degli “opposti estremismi”: fascismo e antifascismo non sono le due facce di una stessa medaglia: il fascismo non è una opinione ma un reato, e l’antifascismo non è un vezzo radical chic, ma il dovere di ognuno di noi. Per questo riteniamo indispensabile rimanere vigili rispetto alle avvisaglie che ci giungono dalla penisola: le aggressioni a stampo fascista sono ormai quasi all’ordine del giorno, Amnesty International ha messo in guardia l’Italia sulla deriva razzista del paese. E – non dimentichiamolo – l’unico attentato (perché di questo si tratta) avvenuto in Italia negli ultimi anni è stato per mano di un ex candidato della lega nord simpatizzante per movimenti di estrema destra, che hanno in qualche modo legittimato la sua posizione offrendosi perfino di pagare le spese legali. Tutto questo non può essere ignorato. Tutto questo non è anacronistico, ma realtà di oggi. Per questo non staremo in silenzio ma continueremo a parlare e a creare presidi di resistenza a questa tendenza.

Per discutere di questo e molto altro invitiamo la popolazione a partecipare all’incontro che si terrà mercoledì 28 febbraio, ore 21.00, presso la sede di rifondazione di Copparo sito a Palazzo Zardi, via Garibaldi.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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