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da: organizzatori

Giovedì 20 novembre 2014, alle ore 17.00, presso gli spazi del ristobar “Io e Vince” di Argenta, in p.zza Garibaldi, 4/b, luogo per eccellenza all’insegna del legame quasi indissolubile che unisce, Muse Gemelle, l’enogastronomia, la musica, l’arte e la cultura letteraria, in ispecie quella dialettale ferrarese, gestito con creatività e rinnovata tradizione da Marco Bersani e Vincenzo Fontana, si terrà la presentazione de Al CUNTÀR e Al CANTÀR di NÒSTAR VÈCC – Cante, filastrocche, favole, scioglilingua, indovinelli, proverbi e molto altro dei nostri nonni, opere riportate su 4 cd sulla lingua e cultura dialettale ferrarese, una testimonianza variegata ed imperdibile delle nostre tradizioni e della storia delle nostre radici. I supporti son accompagnati da un essenziale ed imprescindibile volumetto che raccoglie i testi in lingua originale ed in traduzione italiana, per una comprensione anche oltre…frontiera di una civiltà che si perde nella notte dei tempi.
I personaggi e gli interpreti sono, in primis, due eccezionali ragazzìt d’na vòlta,il M° Corrado Celada, per oltre cinquant’anni primo mandolino dell’orchestra Gino Neri di Ferrara, etno-musicologo e poeta, autore di due splendidi testi, uno di poesia sui vasti temi della vita d’antan della nostra terra ed un altro, autobiografico, narrante della sua vita avventurosa che l’ha portato in tutto il mondo, tra campi di concentramento, emigrazione e musica, un mondo esperienziale riportato con ironia ed auto-ironia nella sua performance registrata ed Alfredina Rossi che con la sua freschezza di ‘giovane’ ottantasettenne, lucida, scanzonata e sopra le righe, ci fa sorridere, interpretando a memoria favole, proverbi, indovinelli, canzoncine, mòd ad dir e zzirudèli a ruota libera, con autentici momenti drammaturgici, divenendo, ad un tempo, voce narrante ed irresistibile protagonista dei suoi stessi ricordi.
I Lumera, Ivana Grasso e Jacopo Bonora, gruppo di musica popolare tra Sud e Nord Italia, cogliendo il fior da fiore da questo tesoro di stimolanti tradizioni, han rielaborato un progetto originale e sfaccettato in cui interpretazioni di cante della musica popolare ferrarese, contaminate e rivisitate attraverso la melodia dei nostri giorni, componimenti musicali ispirati dalle liriche del M° Celada e canzoni originali che prendono spunto dallo spirito più profondo di questa incipiente collana, fan da viatico ad un viaggio armonioso unico ed originale dai molteplici aspetti. Tutti i protagonisti saran presenti con vivaci ed imperdibili performances dal vivo, interventi di Luca Bonaffini e Marco Negri. Sarà presente con la sua voce e quella della sua grande batteria, Antonio Bonetti.
Coordinerà l’evento Maria Cristina Nascosi Sandri, giornalista, studiosa, ricercatrice linguistica e responsabile della revisione scientifico-dialettale del lavoro, sia cartaceo che digitale, già ideatrice e curatrice del pluridecennale AR.PA.DIA., l’Archivio Padano dei Dialetti del Comune di Ferrara, nonché past President de Al Tréb dal Tridèl, cenacolo di cultura dialettale ferrarese e Membro dell’A.N.Po.S.Di., l’Associazione Nazionale Poeti e Scrittori Dialettali d’Italia.

Le foto su libro e cd son di © Franco Sandri (A.I.R.F.)
L’editing del lavoro è del Gruppo Teorema Editore che gode del patrocinio dell’Istituto Beni Artistici e Culturali della Regione Emilia-Romagna, della Provincia e del Comune di Ferrara, dell’UNPLI (Proloco Regionale), Ferrara Terra & Acqua. Mediapartners sono: Radio Sound e Telestense e la libreria Giralibri di Argenta.
Pr’an dsmangàr d’arcurdàr – Per non dimenticare di ricordare è il fil rouge che informa questa incipiente collana: quanto sarà presentato, infatti, non è che l’inizio di un lavoro di grosse proporzioni che si ripromette di lasciare – nero su bianco – un retaggio di grande valore culturale ed etico – morale alle generazioni che verranno, perché, per dirla con Alfonso Ferraguti, uno dei nostri più grandi Autori del secolo scorso: “ (…) Ferrara, la nostra terra, è matrice di una lingua dialettale dura, terragna, vòlta al risparmio, mai allo spreco, sincopata, ma madre di una civiltà e di una cultura che vengono da molto lontano, figlie, a loro volta, di quell’acqua che ha, per sempre, segnato il cammino delle sue creature, l’acqua del Grande Fiume, il nostro Po”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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