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Da: Ufficio Stampa Jazz Club Ferrara
“E allora jazz…”, nuovo progetto di Andrea Mingardi, nasce per riproporre la cultura che rese Bologna “Capitale del jazz”. Di fatto, la storia del jazz a Bologna ha origini lontane. Nel dopoguerra la spinta e la passione dell’Hot Club prima e del Circolo del jazz poi, resero la città felsinea una tappa obbligata per tutte le band e i solisti americani più celebri in tournée in Italia quali Duke Ellington, Benny Goodman ed Ella Fitzgerald.
Iniziarono poi a formarsi le prime jazz band cittadine, il cui manager era il giovane Antonio “Cicci” Foresti, destinato ad avere un ruolo determinante negli sviluppi della musica jazz in città a fianco di Alberto Alberti che, nel 1953, aprì il Disclub, primo negozio in Italia dedito esclusivamente a dischi jazz d’importazione. Furono proprio Alberti e Foresti, pochi anni dopo, a dar vita al Bologna Jazz Festival.
«Ascoltando il vigente pop radiofonico, mi sono accorto che tutti i generi che da ragazzo mi hanno preso il cuore e spinto a buttarmi nel mondo della musica sono rari o assenti. Come non contassero più. E invece contano nella mia storia e… nella storia. – Ci spiega Mingardi – Così, seduto sull’immaginario cornicione della mia età e di un percorso pieno di passioni, mi volto indietro, guardo all’oggi e penso a cosa sarà domani. Ragionando e conscio che nulla di ciò che mi ha fatto innamorare è stato rimpiazzato o superato, le cose mi sono venute fuori dalla pancia con la stessa testarda e ignorante energia di tanto tempo fa e con la presunzione che ci sia ancora tanto da dire».
Ecco che “E allora jazz…” vede Mingardi alle prese con grandi classici del Great American Songbook, per un emozionante viaggio in musica che attinge a brani di Frank Sinatra, Nat King Cole, Ella Fitzgerald e Tony Bennett tra gli altri.
La tournée, per la quale il cantautore si è circondato di eccellenti compagni di viaggio come Sandro Comini al trombone, Teo Ciavarella al pianoforte, Maurizio Tirelli alle tastiere e synth, Felice Del Gaudio al contrabbasso e Lele Barbieri alla batteria, è organizzata da Enrico Malucelli e toccherà i migliori jazz club e rassegne dello Stivale. L’anteprima nazionale avrà luogo sabato 13 aprile (inizio ore 21.30) nella suggestiva cornice del Torrione San Giovanni, sede del Jazz Club Ferrara. In questa sede, Lele Barbieri sarà sostituito alla batteria da Bruno Farinelli.

Andrea Mingardi è tra le voci più importanti del panorama nazionale e vanta collaborazioni con artisti del calibro di Mina, Adriano Celentano, Lucio Dalla, Gianni Morandi, Ornella Vanoni, Stadio, Franco Califano, Josè Feliciano e Blues Brothers. Mingardi nasce a Bologna da padre bolognese e madre messinese, e inizia la sua carriera come cantante batterista di rock and roll nei Golden Rock Boys. Contemporaneamente, fa esperienza come cantante nella Rheno Jazz Gang e incide il suo primo 45 giri, No Girls For Me Tonight, insieme a Pupi Avati. Nel 1976 ottiene successo di vendite e critica con il longplayingcult “Datemi della musica”, canzone che anni dopo verrà riproposta da Mina. Successivamente crea la band internazionale “Andrea Mingardi Supercircus”, con cui gira Italia e Europa. In seguito, compone canzoni dialettali ironiche, al limite del demenziale, con influenze musicali funky e blues. Nel 1984 partecipa a varie tappe del Festivalbar, compresa la finale all’Arena di Verona, con il brano “Un boa nella canoa”, che si rivela uno dei tormentoni di quell’estate. Nel 1988 partecipa alla realizzazione dell’album “Dalla/Morandi”. Scrive insieme a Dalla la versione italiana di Time di Tom Waits e con quella partecipa al Premio Tenco. Nel 1991, con la canzone “Caruso”, vince la trasmissione televisiva Sapore di mare in onda su Canale 5. L’anno successivo incide “Con un amico vicino”, in compagnia di Alessandro Bono e debutta al Festival di Sanremo. Nel ’93 presenta all’Ariston una delle sue canzoni più ispirate: “Sogno”. “Amare amare” e “Canto per te” sono le proposte di Mingardi per i Sanremo 1994-1998. Nel 1995, con una sua fantastica versione della battistiana “Io vivrò”, vince la trasmissione televisiva Mina contro Battisti. Nel 2000 pubblica “Ciao ragaz”, duettando con Guccini, Morandi, Carboni, Dalla, Bersani, Curreri e tanti altri. Un intervallo di tempo e Mingardi ritorna al Festival della Canzone nel 2004, insieme ai mitici Blues Brothers, con il brano “È la musica”. Questa joint venture li porterà a fare concerti in tutto il mondo. Nel 2006 duettando con Mina nel brano “Mogol e Battisti” (contenuta nell’album della Tigre di Cremona “Bau”), Mingardi inizierà con la grande cantante una collaborazione firmando ben otto brani nello stesso album. Nell’estate 2011 scrive il brano “Gaetano e Giacinto” insieme a Gaetano Curreri, segnando la sua prima collaborazione con gli Stadio da sempre amici del cantautore. Dopo una prestigiosa presenza a Umbria Jazz con la sua big band, e la realizzazione del cd Tribute to Ray Charles, il 1° dicembre 2012 esce “Auguri auguri auguri”, album di Natale dell’artista che diviene colonna sonora del film “Il peggior Natale della mia vita”. L’ultimo lavoro discografico, “Ho visto cose che…” (maggio, 2018), è un album di inediti, anticipato dal singolo “Ci vuole un po’ di rock and roll”.
Appassionato da sempre di calcio, Mingardi è fra i fondatori della Nazionale cantanti, squadra nella quale, tra ufficiali e amichevoli, gioca oltre cinquecento partite.

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JAZZ CLUB FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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