Presentato in Consiglio provinciale il bilancio preventivo 2018

Da ufficio stampa Provincia di Ferrara

“I contributi alla finanza pubblica, che continuano ad assorbire le risorse correnti proprie della Provincia, non consentono di garantire in modo adeguato l’assolvimento delle funzioni fondamentali”.
Stanno in queste parole, scritte in Nota integrativa, le difficoltà a chiudere in pareggio il bilancio di previsione 2018 della Provincia di Ferrara.
Equilibrio comunque contabilmente raggiunto, per una manovra che complessivamente muove circa 54,4 milioni, sia in entrata e sia per quanto riguarda la colonna delle spese. Le difficoltà finanziarie per la Provincia estense, quest’anno, sono il prodotto del piano di riparto delle risorse stanziate dal governo nella legge di Bilancio 2018 per le 76 Province italiane.
Già il Sose, ossia l’organismo voluto da Palazzo Chigi per misurare il fabbisogno finanziario delle pubbliche amministrazioni, aveva fatto presente che le Province avrebbero dovuto contare su 470 milioni per chiudere i bilanci a fronte di una somma a disposizione di 317. Da qui la sofferta ripartizione in sede di Conferenza Stato Città.
“Va dato atto al Governo – precisa il presidente della Provincia, Tiziano Tagliani – di essersi adoperato in questi due ultimi anni per ripristinare almeno in parte le risorse tagliate con la legge finanziaria del 2014, che prevedevano tagli per tre miliardi complessivamente. Tuttavia – prosegue – per l’anno corrente non potremo mettere risorse straordinarie da alienazioni, che negli ultimi due anni hanno assicurato proventi per oltre 12 milioni di euro”.
Il risultato del riparto per Ferrara è stato un contributo da Roma di circa 3,5 milioni, inferiore di oltre un milione rispetto a quanto ipotizzato e alle risorse ricevute nel 2017, quando per far quadrare i conti l’amministrazione ha dovuto ricorrere alla vendita di Palazzo Giulio d’Este allo Stato per sette milioni.
Se dunque il bilancio 2018 può chiudersi in pareggio, a risentirne sono però i capitoli manutenzione e investimenti, principalmente per strade e scuole superiori.
Anche se sul versante viabilità qualche schiarita comincia a vedersi.
Oltre, infatti, ai 2,2 milioni già messi a disposizione dalla Provincia per lavori sulla rete viaria che potranno prendere il via dalla primavera, si aggiungono altri 1,2 milioni del fondo strade di complessivi 120 milioni, stanziato dal governo per la manutenzione straordinaria dei 130mila chilometri di strade provinciali in Italia.
Una buona notizia che si conferma per gli anni dal 2019 fino al 2023, con tre milioni all’anno per Ferrara (il fondo nazionale crescerà a 300 milioni annui), che contribuiranno alla manutenzione degli 850 chilometri di strade di competenza della Provincia estense e dei numerosi ponti, come il Ponte Trapella già in corso di appalto su fondi 2017.
Risorse che saranno utilizzate secondo criteri di necessità e urgenza, già approvati dal Consiglio provinciale il 19 luglio scorso.
Non altrettanto può dirsi per il capitolo scuole superiori su cui, quindi, la Provincia per l’anno in corso non ha potuto andare oltre i 500.000 euro di risorse proprie per la manutenzione ordinaria. Proseguono invece i lavori di messa in sicurezza degli edifici scolastici a seguito del sisma del 2012, specie per quanto riguarda gli istituti Carducci, Vergani ed Einaudi, grazie ai fondi commissariali di 1,4 milioni.
Gli stessi che andranno a finanziare anche il ripristino di altre opere (ponte sulla Cispadana a Poggio Renatico, il cantiere del Castello Estense, l’edificio caserma Pastrengo in Corso Isonzo e il ponte dei Santi a Pilastri), portando così il totale delle risorse assegnate a circa 9,1 milioni.
La Provincia potrà poi continuare a giovarsi dello slittamento del pagamento rate dei mutui con la Cassa Depositi e Prestiti, beneficiando anche nel 2018 delle possibilità previste per i territori rientranti nel cratere del sisma accaduto nel maggio 2012.
Dopo la presentazione al Consiglio provinciale, come vuole la legge Delrio, il bilancio di previsione 2018 dovrà passare al vaglio dell’assemblea dei sindaci per poi tornare in Consiglio per l’approvazione definitiva