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Da: Ufficio Stampa Fondazione Ferrara Arte

LA FOTOGRAFIA 1839-2020

IL LIBRO ILLUSTRATO DALL’INCISIONE AL DIGITALE
ITALO ZANNIER FOTOGRAFO INNOCENTE

Ferrara, Padiglione d’Arte Contemporanea                 

Il 7 gennaio 2019 la fotografia ha compiuto 180 anni. Sono passati quasi due secoli durante i quali
quello che era il nuovo e rivoluzionario medium è diventato, a velocità sempre crescente, quotidiano
generatore di immaginari e narrazioni.
Il Comune di Ferrara e la Fondazione Ferrara Arte, in collaborazione con il Museo di arte moderna
e contemporanea di Trento e Rovereto, rendono omaggio a questa lunga e appassionante vicenda
con una significativa esposizione allestita negli spazi del Padiglione d’Arte Contemporanea. La
mostra si concentra sull’emblematica figura di Italo Zannier – intellettuale, fotografo e docente, primo
titolare di una cattedra di Storia della fotografia in Italia – indagando due aspetti della sua poliedrica
attività, quelli dello studioso appassionato da un lato, e del “fotografo innocente” – come lui stesso
ama definirsi – dall’altro.
L’entusiasmo e la curiosità di Zannier si riflettono nella raccolta di circa 100 preziosi volumi
provenienti dalla sua collezione, che permettono di ripercorrere l’evoluzione della fotografia dalle
origini ad oggi. In questa prima sezione della mostra si incontrano, tra gli altri, il Gran quadro della
storia di Roma antica (1816) di Bartolomeo Pinelli; i volumi contemporanei a Daguerre (1839-1849)
sul viaggio in Oriente di Horace Vernet scritti da Goupil Fesquet; il catalogo dell’Esposizione di
Londra del 1951; I Mille di Garibaldi; i Paesaggi italici nella Divina Commedia; More men of Mark in
fototipia di Alvin Langdon Coburn; lo Stieglitz Memorial Portfolio (1947); i fotolibri di Andy Warhol e
William Klein; Minamata di William Eugene Smith; fino al recentissimo e monumentale volume
Roma. Un impero alle radici dell’Europa di Luca Campigotto. I libri sono sfogliati e commentati dallo
stesso Italo Zannier in un video riprodotto all’interno delle sale. Completano il percorso altre quattro
interviste a critici della fotografia e dell’arte, Vittorio Sgarbi, Angelo Maggi, Massimo Donà e Michele
Smargiassi, autori anche di interessanti contributi nel catalogo di mostra.
La seconda sezione intitolata Italo Zannier fotografo innocente documenta la sua attività artistica,
del tutto inedita, dal 1952 ad oggi. Nelle sale del Padiglione d’Arte Contemporanea circa 100
fotografie spaziano dall’approccio neorealista degli anni Cinquanta, con un impianto cromatico in
bianco e nero, alle sperimentazioni più recenti con strumenti digitali: un nucleo di immagini che
costituisce un’esplicita dichiarazione di poetica e un’indicazione ideologica. In un’epoca in cui i mezzi
di informazione sono globalizzati e pervasivi, il lessico fotografico che è alla loro base necessita di
una nuova significazione per comprendere l’immagine oltre la sua immediata apparenza.
La mostra concepita su questo doppio binario – documentale e artistico – permetterà dunque al
visitatore di approfondire la storia della fotografia e al contempo di interrogarsi sull’identità stessa
del mezzo che, malgrado la sua dilagante presenza, resta ancora ambigua e per certi versi
enigmatica.

Italo Zannier (Spilimbergo, 1932), dopo gli studi di architettura e di pittura, dal 1952 si è dedicato
alla fotografia ed è stato pionere della storia della fotografia in Italia. Tra i fondatori del Gruppo
friulano per una nuova fotografia (1955), interessato a ricerche sociologiche e ambientali, ha lavorato
dapprima in Friuli (1952-65) e successivamente su tutto il territorio nazionale, dedicandosi in
particolare alle coste e ai monti grazie a un’importante committenza da parte dell’ENI (1967-76).
Impegnato nell’insegnamento universitario dal 1960, ha collaborato con diverse riviste
(«L’architettura. Cronaca e storia», «Camera», «Foto magazine», «Popular photography») e ha
curato Fotologia. Studi di storia della fotografia e Fotostorica. Gli archivi della fotografia. È membro,
tra l’altro, della Société européenne pour l’histoire de la photographie; ha collaborato a diverse
esposizioni internazionali (La fotografia, in Paesaggio mediterraneo, Siviglia, Expo, 1992; la sezione
di fotografia in The Italian Metamorphosis, New York, Guggenheim Museum, 1994, e Wolfsburg,
Kunstmuseum, 1995; L’io e il suo doppio. Cent’anni di ritratto fotografico in Italia, Venezia, Biennale,
1995) ed è autore di numerosissimi saggi di storia e tecnica della fotografia. La sua inesausta attività
e il suo pensiero critico hanno formato intere generazioni di fotografi e studiosi.

La fotografia 1839-2020
Il libro illustrato dall’incisione al digitale
Italo Zannier fotografo innocente
Ferrara, Padiglione d’Arte Contemporanea
11 febbraio – 2 maggio 2021

Da un’idea di
Vittorio Sgarbi e Italo Zannier

Organizzatori
Comune di Ferrara – Servizio Musei d’Arte e Fondazione Ferrara Arte in collaborazione con Mart –
Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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