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L’Assessorato ai Servizi Bibliotecari del Comune di Cento in collaborazione con Ascom Confcommercio Ferrara e la sezione centese dell’Accademia Italiana della cucina Lunedì 27 novembre alle ore 18.30, nell’ambito dell’iniziativa Happy Hour letterario, presenterà presso l’Antica Osteria da Cencio il manuale di Antonio di Benedetto “Come fare il pane” Hoepli, 2017 scritto a quattro mani con Maurizio De Pasquale; interverrà all’incontro anche Massimo Andalini, delegato della sezione centese dell’Accademia Italiana della Cucina. Sarà presente anche Massimo Manieri, coordinatore per la regione Emilia-Romagna della casa editrice Hoepli.

L’Assessore Mariacristina Barbieri considera questo evento “particolarmente intrigante, un momento di arricchimento per la nostra città. La presentazione di un libro, in questo caso di un manuale, è sempre un evento speciale, a volte magico. Ognuno ha il proprio passato personale e professionale chiuso dentro di sé come le pagine di un libro. Di Benedetto ha avuto il desiderio di renderci partecipi della sua arte.”
“E’ una grande soddisfazione poter dare un contributo di visibilità a questo nostro socio che che realizzato un’opera così importante” commenta il presidente di Ascom Cento, Marco Amelio. Un volume tutto dedicato all’arte bianca che è l’occasione per affrontare il tema importante del futuro per il disciplinare Igp della Ciupeta: “Come Associazione – interviene il direttore generale di Ascom Confcommercio Ferrara Davide Urban – crediamo che nel prossimo disciplinare non ci dovrà essere spazio per alcun riferimento a pasta surgelata e dovrà essere invece essere al massimo valorizzato il concetto della totale manualità nella sua realizzazione, espressione visiva immediata di quella tradizione antichissima che è l’essenza stessa della ciupeta che non potrà mai trasformarsi in un prodotto industriale”.

Poteva essere una promessa del calcio ed è diventato un’autorità in termini di Arte Bianca l’arte del pane: stiamo parlando di Antonio di Benedetto classe 1958 che proprio in questi giorni ha dato alle stampe il libro per la prestigiosa casa editrice milanese Hoepli “Come fare il pane”; il professionista locale è stato infatti contattato dalla casa editrice in virtù della sua preparazione e della sua competenza.

“Una passione – come confida lo stesso Antonio – nata per caso nel 1978 al seguito di un grave infortunio di gioco. Rimasi fermo in convalescenza per tre mesi, nel frattempo i miei genitori avevano acquisito un’attività commerciale e per così dire fui costretto a fare delle scelte di lavoro per dare una mano all’attività in famiglia. Da lì nacque il mio lavoro con il pane e l’arte bianca – prosegue Antonio – fu fondamentale l’incontro con un maestro dell’Associazione Panificatori di Confcommercio, Giorgio Ferriani, capace di trasmettere quello che oggi non si può trovare sui libri cioè; la passione, l’amore l’entusiasmo la competenza per questa arte antichissima e per questo cibo primordiale ed importantissimo che è il pane”. Da quell’incontro professionale sono nati una serie di corsi, iniziative di formazione professionale, che nel tempo hanno fatto sì che Antonio Di Benedetto assumesse ruoli di sempre maggiore responsabilità all’interno dell’Associazione Panificatori: Commissario esterno di esame nelle scuole professionali che si occupano di panificazione e docente all’interno di altri istituti professionali.

Conclude Di Benedetto: “Il mio vuole essere un manuale semplice e chiaro e si rivolge sia all’appassionato evoluto ma anche agli operatori proprio del settore e del mestiere, questo era lo scopo della Hoepli che per realizzare questo testo voleva una professionista concreto e capace di infarinarsi e di essere in negozio tutti i giorni a fare il pane”.

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ASCOM FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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