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da: ufficio stampa A.N.B.I.

“Di fronte alla vicenda del ponte di Olbia, concausa dell’alluvione dell’abitato, non si può che restare esterrefatti: è stato ricostruito con gli stessi difetti idraulici del precedente, perché così prevedeva un dettato burocratico, costringendo ora ad abbatterlo per evitare più gravi conseguenze per la popolazione! Di fronte a tanta incompetenza, sono orgoglioso di presiedere un’associazione, che rappresenta i Consorzi di bonifica, nei cui organi amministrativi siedono rappresentanti veri del territorio, tra cui i sindaci, garanzia di interventi in sintonia con le esigenze del territorio. Si chiama autogoverno secondo il principio di sussidiarietà ed è l’antitesi delle pastoie burocratiche, causa spesso di danni, per i quali nessuno paga.”

Si esprime così Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue (ANBI), che prosegue:
“Non possono essere le emergenze a dettare i tempi della manutenzione idrogeologica del Paese! Oggi tutta l’attenzione è dedicata alle grandi aree urbane sulla scia dell’emozione causata da recenti, tragiche alluvioni. I problemi, però, non nascono ai confini comunali; c’è bisogno anche di finanziare un piano di manutenzione straordinaria della rete idraulica minore, spesso inadeguata di fronte ai cambiamenti climatici in atto. Laddove messi nelle condizioni di intervenire come recentemente nel piacentino e nel trevigiano, i Consorzi di bonifica dimostrano di saper operare preventivamente per evitare gravi conseguenze al territorio.”
“Ogni anno – aggiunge Pietro Zirattu, Presidente ANBI Sardegna – presentiamo il Piano Nazionale per la Riduzione del Rischio Idrogeologico con interventi perlopiù immediatamente cantierabili, i cui lavori cioè possono iniziare subito. In Sardegna ne abbiamo pronti 5 per un importo complessivo superiore ai 53 milioni di euro. La stesura di questi progetti l’abbiamo finanziata con nostre risorse, ma non basta, perché le criticità sono ben di più; per questo, abbiamo chiesto alla Regione Sardegna di istituire un fondo progettazioni, secondo priorità concordate, per essere pronti nel momento, in cui fossero disponibili nuove risorse. Il rischio infatti è di non essere preparati al momento opportuno, facendo slittare i tempi o peggio perdendo i finanziamenti. Aspettiamo la prossima alluvione per decidersi ad intervenire?”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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