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Da Organizzatori

Sono due anni che i risparmiatori, proditoriamente azzerati dal governo, attendono di ottenere una giustizia che, comunque, non restituirà loro la riparazione per il furto di qualità della vita. Più volte in questo lasso di tempo si è tentato di liquidare la partita definendoci speculatori, sprovveduti, contestatori a prescindere oppure personaggi in cerca di notorietà. L’ex presidente del consiglio è arrivato a mentire più e più volte a proposito della vicenda tentando di passare come salvatore del sistema bancario oppure come insipiente totale al punto di non essere quasi mai entrato in una banca.
Ora, in imminenza delle elezioni, nel patetico tentativo di rioccupare una poltrona che troppi gli vogliono negare egli e l’ormai sparuto gruppo dei suoi fedelissimi cerca di addossare tutte le responsabilità su una unica testa quella del governatore della Banca d’Italia ignorando ancora una volta le leggi della repubblica che non mettono certo nelle sue mani tale scelta. Sia chiaro: riteniamo gravi le responsabilità del governatore Visco nella gestione della crisi bancaria e quindi lungi da noi l’idea di difenderlo, anzi crediamo che questo regolamento di conti interno alla classe dirigente al servizio delle banche sia l’effetto della nostra forza. Allo stesso tempo, però, vogliamo smascherare l’inutile gioco elettorale allo scaricabarile del PD renziano che tenta in extremis di recuperare consensi.
Sappia quindi il Rignanese che le sue goffe tattiche politiche non ci trarranno mai in inganno e ci impegniamo, ora più che mai, a chiedergli conto delle sue improvvide scelte per cui ancora soffriamo.

Con l’occasione esprimiamo la nostra solidarietà a Letizia Giorgianni e ai risparmiatori dell’Associazione Vittime del Salvabanche che sono stati minacciati di querela per aver denunciato il conflitto di interessi nella commissione parlamentare di Francesco Bonifazi, uomo di punta del PD renziano e amico della famiglia Boschi. Lo ribadiamo forte e chiaro: non pensino di spaventarci con questi mezzucci. Se toccano uno toccano tutti!

Per queste ragioni convochiamo una conferenza stampa sabato 21 ottobre alle h. 11 davanti alla sede del PD di Ferrara in via Frizzi 19.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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