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Da: Agenzia Stampa Regione Emilia Romagna
Al centro del confronto con istituzioni, mondo imprenditoriale, organizzazioni sindacali e università, il Patto per il Lavoro e il ruolo delle politiche per l’istruzione, la formazione e l’occupazione. Appuntamento dalle ore 10 alle 13 in Terza Torre, viale della Fiera 8
Bologna – Il lavoro non si creaper decreto, si genera prima di tutto innalzando conoscenze e competenze delle persone, per fare del fattore umano il vero motore della crescita di una società. Il destinodi un territorio dipende dai livelli di istruzione dei suoi abitanti e l’occupazione è lo spartiacque tra esclusione e inclusione, tra partecipazione attiva alla crescita di una comunità ed emarginazione.
Parte da queste convinzioni il convegno “Prima il Lavoro”, che mercoledì 13 marzo dalle ore 10 alle 13 in Regione a Bologna (sala Poggioli – Terza Torre, viale della Fiera 8) intende promuovere una riflessione sul ruolo assegnato dal Patto per il Lavoro alle politiche per l’istruzione, la formazione e l’occupazione e al Fondo sociale europeo. Ma anche sui risultati conseguiti e su quanto rimane ancora da fare per ridurre le diseguaglianze e garantire a tutti opportunità di lavoro di qualità, competitive con i sistemi economico-produttivi delle regioni e dei Paesi più avanzati d’Europa, anche in termini di retribuzione.
Per affrontare la complessità globale e competere in un’economia aperta, la Regione Emilia-Romagna – con Province, Comuni, organizzazioni sindacali, datoriali e professionali, Terzo settore, Unioncamere, Abi, Ufficio Scolastico Regionale e Università – ha sottoscritto nel 2015 il Patto per il Lavoro, impegnandosi ad orientare ogni investimento pubblico e privato ad una crescita fondata sulle persone, vero valore aggiunto nei processi produttivi. Alcuni indicatori dimostrano oggi il valore di queste scelte: in Emilia-Romagna la dispersione scolastica da inizio legislatura è scesa dal 13,3 al 9,9% raggiungendo in anticipo l’obiettivo fissato al 10% dalla Strategia europea 2020. Parallelamente, la forza lavoro è aumentata di 51mila unità (+2,4%), il numero di occupati è salito di 91mila unità (+4,7%) e il tasso di disoccupazione è sceso al 6%.
Da questi dati prenderà il via il confronto, a partire dalla relazione introduttiva dell’assessore al Coordinamento delle politiche europee allo sviluppo e al Lavoro, Patrizio Bianchi. Di una nuova centralità delle persone nei processi di sviluppo parleranno Luigi Giove, segretario generale Cgil Emilia-Romagna, Filippo Pieri, segretario generale Cisl Emilia-Romagna, Massimo Zanirato,Segretario regionale Uil Emilia-Romagna, Barbara Paron, presidente della Provincia di Ferrara, Marco Pasi, del Tavolo regionale imprenditoria, Andrea Bozzoli, amministratore delegato Hpe Coxa. Interverranno, inoltre, Federico Butera, professore emerito di Scienze dell’Organizzazione, Giuseppe Roma, Presidente Rur Rete Urbana delle Rappresentanze – Urban Research Institute e Vincenzo Colla, vicesegretario generale Cgil. Le conclusioni sono affidate a Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna.
Nel corso della mattinata sarà proiettato un breve documentario (12 minuti) intitolato “Forza Lavoro”, un filmato che racconta le storie di persone che in Emilia-Romagna si sono formate attraverso percorsi finanziati dal Fondo sociale europeo. /BM

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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