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da: ufficio stampa Camera di Commercio di Ferrara

Govoni: “L’Italia è un Paese che può farcela, a patto che non dimentichi che per farcela deve ripartire da ciò che nel mondo ci rende ‘eccellenza’: la bellezza, il genio, la creatività ancorati ai territori”.
Concluderà i lavori l’On. Paolo De Castro, Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento Europeo.

La provincia di Ferrara, con 17 prodotti certificati dall’Unione europea (più quello in arrivo dei Cappellacci di zucca), è tra i leader assoluti a livello nazionale nel campo delle produzioni di qualità. Un patrimonio che la Camera di commercio, insieme alle istituzioni, al sistema di rappresentanza e agli imprenditori, intende continuare a valorizzare al meglio, attraverso azioni coordinate e strategiche per far crescere ancora un settore che vale già oggi, in Italia, 13,5 miliardi di euro. Sarà questa la prima considerazione nel dibattito che si svolgerà, il prossimo mese di marzo, nella sala Conferenze dell’Ente di Largo Castello. “Una ricchezza, quella agroalimentare – ha commentato il presidente della Camera di commercio, Paolo Govoni – che crea valore dal punto di vista culturale, sociale ed economico, cui si aggiunge l’effetto generato dal connubio ormai inscindibile turismo–enogastronomia, che contribuisce a potenziare la conoscenza e il favore dei prodotti tradizionali all’estero nonché a preservare aree svantaggiate e a sviluppare sistemi locali“.

Con un volume prodotto pari a 1,27 milioni di tonnellate, di cui oltre un terzo esportato per un valore pari a circa 2,4 miliardi di euro in aumento del 5% su base annua ed un fatturato alla produzione di 6,6 miliardi di euro, ed al consumo di circa di 13 miliardi di euro, l’Italia rimane leader mondiale del comparto per numero di produzioni certificate. Un comparto – evidenzia la Camera di commercio – che garantisce la qualità anche attraverso i 125 (dop igp) +101 (vini) Consorzi di tutela riconosciuti dal Ministero, 48 Organismi di Certificazione autorizzati ( 27 autorità pubbliche di controllo e 19 organismi di controllo), per un complessivo numero di oltre 60.600 visite ispettive e 75.700 controlli analitici.

Come conseguenza del crescente successo del made in Italy, negli ultimi anni si è però consolidata, in termini di giro d’affari, un’economia parallela che sottrae quote di mercato ai prodotti tutelati e determina pesanti danni alle aziende che effettivamente operano nel rispetto del disciplinare di produzione e si sottopongono ai controlli da parte delle autorità pubbliche o degli enti privati autorizzati dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Si tratta di un fenomeno noto come “agropirateria”, di cui sono vittime le nostre produzioni sui mercati nazionali e internazionali e che si concretizza nella presenza in commercio di prodotti non originali che evocano o imitano le denominazioni tutelate.

Proprio al fine di favorire la conoscenza e la riconoscibilità dei prodotti DOP e IGP, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha messo in campo una serie di azioni specifiche (che saranno illustrate nel corso del convegno) sul fronte nazionale e internazionale. 5 le azioni principali: rilancio dei consumi sul mercato italiano con un accordo siglato con la GDO, rafforzamento del contrasto alla contraffazione anche sul web, focus sulle indicazioni geografiche nel piano del Governo per il sostegno all’export Made in Italy, difesa del sistema delle denominazioni a livello internazionale e testo unico per le Dop per semplificare le norme a favore di imprese e consorzi di tutela.

Tra i relatori dell’evento organizzato dalla Camera di commercio, l’On. Paolo De Castro, componente la Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento Europeo, secondo il quale “La tutela delle produzioni di qualità è da sempre una priorità per l’Europa. Grazie alle norme contenute nel Pacchetto qualità approvato dal Parlamento europeo lo scorso anno, abbiamo messo in campo uno strumento concreto per bloccare fenomeni di contraffazione all’interno dei confini europei come testimoniano i casi ben noti del falso Prosciutto San Daniele o del falso Olio Igp Toscano in Gran Bretagna, prontamente sequestrati”.

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CAMERA DI COMMERCIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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