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Da: Nuova Democrazia Cristiana

Dal dopoguerra Ferrara è stata amministrata ininterrottamente dal PCI (che poi di volta in volta si è nascosto sotto varie altre sigle, fino ad autodefinirsi Partito democratico – dove di democratico c’è pochino) usando di volta in volta vari alleati di comodo (i peggiori in senso assoluto, i cosiddetti cattolici di sinistra).
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: degrado, disordine, paura, sporcizia e miseria. Per la giunta comunale sono solo percezioni; per i ferraresi sono uno stato insostenibile di vita che accomuna nell’ira contro chi siede in Municipio cittadini che hanno aderito a tutte le forze politiche.
Questa sarà la volta buona per mandarli a casa a “calci nel sedere” per le responsabilità enormi del PD sia in campo locale che nazionale. La prima cosa che vogliamo fare è quella di riparare la miseria prodotta dal crollo della Cassa di Risparmio, con un buco di oltre mezzo miliardo di euro volatilizzati, innanzi tutto per colpa di chi ha amministrato la banca in modo criminale (come ha detto il Procuratore Generale della Corte d’Appello di Bologna) che per le azioni politiche scellerate del governo PD e l’inerzia del PD che reggeva il Comune indifferente di fatto al danno prodotto a 28.000 azionisti. Certo di chiacchiere il Sindaco e soci ne hanno fatte tante, ma dopo aver goduto per anni delle elargizioni della Cassa e della Fondazione, nulla hanno fatto in concreto per aiutare i truffati creditori della banca. I rimborsi vanno fatti e non promessi proprio da chi li ha causati.
Questa lista civica intende dentro il Comune proseguire l’azione di chi, in lista con noi, da solo ha lavorato per tutelare i risparmiatori; ha denunciato subito la mala gestio nelle assemblee, nei consigli, alle autorità giudiziarie, alla Banca d’Italia, alla Guardia di Finanza, sulla stampa, sulle TV e sul web. E mentre lui dava battaglia contro la gestione del sistema Cassa, il sindaco Tagliani, in sede di approvazione del bilancio di previsione 2016 – 2018 del Comune di Ferrara si rammaricò di non aver detto quella parola che potesse essere utile ad ”isolare” il disturbatore e pensò di rimediare a tale omissione con una sorta di “chiamata alle armi” del popolo ferrarese contro di lui, reo di aver allargato le responsabilità anche a chi rifilava ai clienti azioni che erano carta straccia spacciandole per oro. Anche in quella occasione Tagliani credeva di avere a che fare con un popolo di pecoroni? In verità il disastro della Cassa di Risparmio è imputabile a tanti ma gli unici che pagano sono i truffati: ebbene questi non mollano né giudiziariamente ma neppure politicamente.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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