Skip to main content

da: I Candidati Consiglieri Regione Emilia Romagna del Movimento 5 Stelle, Circoscrizione di Ferrara

Fa riflettere il comunicato stampa in materia di sanità diffuso dal CENSIS lunedì scorso, dove emerge che “Negativo è anche il giudizio sulla chiusura dei piccoli ospedali: il 67% si dichiara contrario, perché costituiscono un presidio importante (44%)”. Vogliamo porre in proposito una domanda ai cittadini del ferrarese: volevate un ospedale costato più di 300 milioni di euro nel bel mezzo del nulla? Volevate un ospedale che per completarlo con le opere infrastrutturali e di viabilità è costato più di 500 milioni di euro? Cosa avreste pensato se vi avessero detto che ci sarebbero stati da pagare, dal momento dell’apertura, ulteriori 23 milioni di euro all’anno per 30 anni, oggi raddoppiati a più di 40 milioni di euro annui per 30 anni sotto il nome della famigerata finanza di progetto (project financing)? Il project financing è un meccanismo introdotto nel 1998 con la legge Merloni-ter e consiste nell’affidamento della progettazione, della realizzazione e della gestione di un’opera pubblica ad un investitore privato, il cui capitale sarà remunerato da entrate derivanti, in linea di principio, dalla gestione dell’opera per un periodo di tempo stabilito contrattualmente (mediamente 25 anni).
Si tratta di costruire Grandi Opere in parte con soldi pubblici, in parte con soldi privati, i cui costi totali finiscono regolarmente per gravare a carico dello Stato, e quindi su tutti i cittadini attraverso le tasse.
Il project financing consente all’impresa costruttrice privata di ottenere remunerazione per tutta la durata del contratto attraverso:
l’incasso del “canone di disponibilità” (vale a dire: “l’affitto dell’opera costruita”);
fornitura di tutti i servizi connessi (nel caso di costruzione di un ospedale si tratta ad esempio di manutenzioni edifici, servizi di pulizia, ristorazione per malati e dipendenti, ecc…).
Ciò significa che l’ente pubblico non ha alcuna possibilità di effettuare gare di appalto per ottenere condizioni economiche più vantaggiose.
Si tratta quindi di un vero e proprio mutuo contratto dagli enti pubblici che viene ripagato con tassi di interesse molto più alti di quelli di qualunque altro ottenibile dalla Cassa Depositi e Prestiti o da un Istituto di credito.
Il punto fondamentale è che il privato, a differenza del pubblico ha uno scopo imprenditoriale a tutti noto, ovvero quello di massimizzare il profitto.
Nella provincia di Ferrara la Grande Opera più importante (per capitale investito) è l’Ospedale di Cona. Ma altre sono in progetto (es: Cispadana).
Le imprese che si sono succedute nella costruzione sono la CoopCostruttori prima e la Progeste poi. Una struttura ospedaliera di tale grandezza è innegabile che debba avere “grandi numeri” affinché vi sia un abbattimento dei costi ed una conseguente remunerazione elevata per coloro che vi hanno investito del capitale.
La domanda sorge spontanea: l’investimento di Cona a chi ha fornito un guadagno? Come si può ancora avere fiducia nelle Amministrazioni comunali della Provincia di Ferrara ed in quella regionale dell’Emilia-Romagna dopo un tale scempio inflitto alla sanità ferrarese.
Come M5S riteniamo che a livello regionale questa forma di finanziamento non può e non deve più essere considerata proficua per la costruzione di opere pubbliche.

I Candidati Consiglieri Regione Emilia Romagna del Movimento 5 Stelle – Circoscrizione di Ferrara

tag:

Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it