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Da: Balamòs Teatro- associazione culturale

Martedì 16 Luglio alle ore 22.00 (prova aperta), Giovedì 18 Luglio e Venerdì 19 Luglio 2019, alle ore 21.00, si conclude il laboratorio teatrale del Centro Teatro Universitario di Ferrara “L’arte del teatro e dell’attore”, diretto da Michalis Traitsis, regista e pedagogo teatrale di Balamòs Teatro con la presentazione, presso la sala del Centro in via Savonarola 19, dello spettacolo Prometeo Incatenato (ingresso gratuito previa prenotazione, 328 81 20 452). Lo spettacolo sarà replicato Lunedì 22 Luglio 2019 alle ore 16.00 (ingresso riservato), presso la Casa di Reclusione Femminile di Giudecca, nell’ambito del progetto teatrale Passi Sospesi di Balamòs Teatro negli Istituti Penitenziari di Venezia che ha come obiettivo quello di ampliare, intensificare e diffondere la cultura teatrale dentro e fuori gli Istituti Penitenziari di Venezia.

La complessità della tragedia di Èschilo ha a che fare anche con i suoi molteplici significati che, come un gioco ad incastro, rimandano l’uno all’altro. Del resto i miti hanno ancora un senso proprio nel loro rappresentare interrogativi, temi e sentimenti universali. Prometeo è colui che ha sfidato Zeus e che può rappresentare la ribellione politica irriducibile, coerente o cieca fino in fondo, a seconda delle letture. Ma Prometeo è anche colui che non mette in discussione l’ordine precostituito ma rivendica il diritto al pensiero critico e libero. E’ un possibile Cristo dell’antichità che non vuole per se ruoli e potere ma è mosso dall’amore gratuito verso gli uomini a cui dona il fuoco che, nella mitologia greca rappresenta il potere della conoscenza. E’ ancora colui che contribuisce alle origini della civiltà e del progresso, che rimanda alla contesa eterna tra tradizione e progresso. E’ l’archetipo della inestinguibile lotta e conseguente decisione tra piegare la testa, subire, tacere, diventare massa informe, o combattere, rivendicare il diritto ad avere una voce, manifestare il proprio dissenso. E’ una riflessione continua su cosa sia la responsabilità etica e sull’assumersi le conseguenze delle proprie azioni. Prometeo è soprattutto il dramma del dolore e della solitudine ma insieme della partecipazione corale che non ha il potere di abolire il dolore ma di elevarlo. Prometeo incatenato è stata definita tragedia immobile e in effetti è la stessa immobilità fisica a cui è ridotto il protagonista a imprimere una quasi totale assenza di movimento e azioni. Nel presente studio si è scelto di rimanere aderenti alla sua versione originale perché i temi di cui tratta sono profondamente attuali di per sé. Attraverso un processo dall’interno verso l’esterno, si è lavorato per trovare voci, gesti, composizioni a partire dalla respirazione – l’impegno e la fatica di una respirazione a cui non siamo avvezzi -, alla ricerca di una coralità che alluda all’essenza stessa del teatro, che è respiro collettivo.

La scena si svolge nella desolata e montuosa regione della Scizia. Qui Efesto assistito da Cratos (Potere) e Bia (Violenza), per ordine di Zeus incatena a una rupe Prometeo, colpevole di aver rubato il fuoco per darlo agli uomini e le conoscenze tecniche utili per il loro progresso. Ad assistere Prometeo, che lamenta l’ingiustizia divina e la gravità della sua pena, accorrono dagli abissi del mare, prima le oceanine (che formano il coro), poi Oceano, che si offre, ma inutilmente, per la difficile opera di pacificazione. Ma Prometeo non è la sola vittima del sovrano dell’Olimpo, lo è anche Io, fanciulla sedotta da Zeus e trasformata per gelosia da Era in una giovenca condannata a interminabili peregrinazioni e tormentata dai continui morsi di un tafano. Prometeo la conforta, rivelandole che un suo discendente, noto a lui solo, lo avrebbe liberato, privando Zeus del suo potere. Zeus, udita la conversazione con Io, invia Ermes per estorcere il segreto a Prometeo, ma egli non cede e per questo viene scagliato, insieme alla rupe a cui è incatenato, in un burrone senza fondo.

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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