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Mario Zamorani

Modesta ma efficace proposta per fare uscire Ferrara dal buco nero in cui è precipitata
Dopo i potenti errori di chi c’era prima è arrivata a Ferrara una Lega che in gran parte è rappresentata da persone che, a quanto pare, non hanno mai letto un libro, che usano metodi e parole violente, una propaganda aggressiva, e che non hanno alcun progetto di città. Eppure la loro vittoria non sarebbe stata possibile senza il consenso della maggior parte degli elettori, il che significa che l’offerta politica del centrosinistra per vari motivi non era adeguata. Certo, visto il profilo dell’Amministrazione, oggi molti tornerebbero sui propri passi, ma non basta pensare di vincere per demerito altrui.
Per uscirne, per Ferrara propongo un cambiamento radicale di paradigma con una leadership con quattro donne: Roberta Fusari, Simonetta Renga, Angela Alvisi e Francesca Battista.
Il loro primo obiettivo dovrà essere quello di ricostruire una comunità. Comunità è il luogo dove ognuno si prende cura dell’altro.
Oggi Ferrara è divisa come mai prima da molti decenni. Da una parte uno schieramento con una preoccupante carica di violenza che usa con cinismo le diffuse paure e rabbie di molti, dall’altra un atteggiamento rivolto a chi ci governa impostato su un rifiuto spesso condito di derisione e sarcasmo, senza neppure cercare di comprendere le ragioni che hanno prodotto il fenomeno. Tutti possono essere criticati, anche aspramente, appassionatamente, ma nessuno deve essere deriso: la politica non fa questo. O si diviene come l’avversario che si critica. Quello che manca davvero è la costruzione di un’alternativa radicale a questo sistema. Manca il cambio di paradigma.
Quindi il primo obiettivo deve essere quello di un’opera di riconciliazione di quanti abitano la città. Ben sapendo che una cosa è la necessità di un dialogo anche con gli elettori che hanno sostenuto gli attuali inquilini del Palazzo, altra cosa il confronto con questi ultimi. Servono tanta ambizione e tanta umiltà.
Propongo che per costruire una nuova idea di comunità e di politica ci si ispiri a Jacinda Ardern, la leader della Nuova Zelanda la cui cifra, vincente, è gentilezza, caparbietà, buon senso ed empatia. Una persona che accanto al welfare tradizionale (lavoro, sanità, scuola, ecc.) ha preso a cura il benessere delle persone, nelle varie classi sociali e di età, occupandosi ad esempio di problemi ovunque diffusi e crescenti come solitudine, ansia e paura, deficit di identità, con conseguenti cadute verso rabbia, depressione o bullismo.
Anche appare necessario uno sforzo particolare per ricucire l’enorme scarto che si è creato fra persone informate da una parte e disinformati cronici dall’altra; fra centro e periferie; fra tolleranza e intolleranza. Sempre badando unicamente al bene comune e non all’interesse di questo o quel gruppo, questo o quel partito.
A partire da queste considerazioni si può ricostruire un tessuto sociale spezzato e si può iniziare a dare un senso e una speranza a molte vite in difficoltà e a una comunità smarrita.
Naturalmente anche ci si dovrà occupare di: Ferrara città europea con relazioni con altre città europee particolarmente virtuose; sviluppo sostenibile e green; ascolto sistematico dei cittadini; costituzione di un gruppo che si impegni in una azione di fact checking contro le bufale della propaganda; impegno contro le disuguaglianze e per i più deboli; dialogo con tutte le realtà associative della città; interazione con i corpi intermedi; impegno per l’Europa e per i fondi europei; confronto continuo con la Regione, e così via.
Sperando che le quattro persone che ho indicato accettino il compito gravoso che cerco di affidare loro, consapevole che dovranno operare con prudenza e ambizione, metto a loro disposizione i 31 interventi su Ferrara promossi da fe-nice e il probabilesostegno delle oltre 1.300 persone che hanno firmato la “Lettera aperta al sindaco Fabbri” che ho consegnato pochi giorni or sono in Comune.
Queste considerazione sono volutamente molto sintetiche e si rivolgono a tutti. Vengono inviate ai media, alle 31 persone che hanno partecipato al dibattito sul futuro di Ferrara promosso da “fe-nice” e alle oltre 1.300 persone che hanno firmato la lettera aperta a Fabbri. In essa si diceva: “signor sindaco, lei ha scritto:clandestini, violenti, spacciatori e bivaccatori seriali, che altro non fanno che rendere meno sicura la nostra città, non possono pretendere alcun diritto, devono solo tornare da dove sono venuti. Per noi non sono né risorse né persone da integrare a nostre spese. Sono solo un tumore da sradicare… le chiediamo di smentire le sue stesse parole e di chiedere scusa a tutti i ferraresi. Se non lo farà da qui potrà partire la riscossa della città democratica”.
Ora attendo con fiducia e speranza che Roberta Fusari, Simonetta Renga, Angela Alvisi e Francesca Battista accettino il mio invito e scelgano di preparare una radicale svolta per il bene di Ferrara.
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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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