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Ufficialmente si chiama flash mob, oppure presidio popolare, ma l’evento programmato sabato 1 ottobre a partire dalle 16,30 assomiglierà soprattutto a un girotondo. Un enorme girotondo nel verde del Parco Urbano. Dove? Proprio nella grande area erbosa dove dovrebbe atterrare la corazzata del Boss, con un megapalco  e circa 60.00 spettatori.

La mozione Save The Park (vedi in fondo all’articolo) ha raccolto quasi 30.000 adesioni: un numero stratosferico, mai visto a Ferrara. 30.000 firme che non sono (come qualcuno vorrebbe far credere) contro il concerto di Bruce Springsteen e nemmeno contro i grandi eventi. 30.000 persone ragionevoli che chiedono semplicemente di spostare il concerto del Boss in un’altra area e preservare l’inestimabile ma delicato patrimonio naturale del Parco Urbano.

Il laghetto del Parco Urbano Bassani (Foto Valerio Pazzi)

Un folto gruppo di ferraresi  si è votato alla nobile causa della difesa del Parco Urbano. Oltre alla raccolta di firme, è stata avviata in questi giorni una campagna di sensibilizzazione, mentre sono in programma nuove iniziative.
Prima di tutto c’è da organizzare il grande girotondo del 1 ottobre. E siccome le cose “vanno fatte bene”, il gruppo si è dato appuntamento nel parco per le ‘prove generali’ del flash mob. 

   

Intanto, è stata preparata una maglietta, con il logo Save The park e una vignetta spiritosa; una catapulta che lancia il Boss e il suo bel concerto fuori dai confini del Parco Urbano. Sabato 1 ottobre tutti i partecipanti al flash mob indosseranno quella maglietta. E saranno in tanti , gli organizzatori stanno già raccogliendo, una per una, le adesioni dei ferraresi. In preparazione anche uno grande striscione.

Infine, per pubblicizzare l’iniziativa, sono stati stampati alcune migliaia di volantini. E visto che sono già in distribuzione nelle affollate serate del Buskers Festival,  dove arrivano anche tanti turisti stranieri, del volantino Save The Park è stata preparata anche una versione in lingua inglese.

Non era mai successo che a Ferrara una petizione popolare raccogliesse tante firme. Mentre scrivo, più di 35.000 cittadini hanno già firmato la petizione SAVE THE PARK per proteggere dai maxieventi lo straordinario patrimonio naturale del Parco Urbano intitolato a Giorgio Bassani. Se non l’hai ancora fatto puoi aggiungere la tua adesione [firma qui la petizione] 

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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