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da: organizzatori

Una strada lastricata di… musica; venerdì anche l’appuntamento letterario si trasformerà in un aperitivo in musica. Poi spazio alle cover dei Negrita.

Aperitivo (dalle ore 18.30 circa)
Presentazione in musica del libro “Una strada lastricata di sogni” (Pendragon Edizioni) di Leonardo Rosa, presentato da Fausto Natali, responsabile iniziative culturali della Biblioteca Ariostea. Aprirà e chiuderà l’incontro un omaggio musicale di un trio d’eccezione composto da Stefano Bottoni, Mauro Castellani e Gino Washington.
“Una strada lastricata di sogni” è un romanzo che racconta, in modo leggero e spensierato, la caparbietà di un uomo che ha saputo credere nei propri sogni. Stefano Bottoni, infatti, oltre che musicista, fabbro, scultore, poeta, ideatore del museo internazionale dei tombini, è soprattutto un sognatore: la sua storia romanzata è un susseguirsi di esperienze divertenti e originali; le sue vicende si intrecciano con quelle di vari personaggi, da Lucio Dalla a Francesco Guccini e Compay Segundo, tutti conquistati dal suo animo fantasioso e visionario.
Il libro è stato presentato a Bologna lo scorso settembre con intervento del Ministro alla Cultura Dario Franceschini, ha inoltre partecipato all’edizione 2015 del Premio Estense.
Concerto (ore 22.00 circa)
Soy Taranta
Negli ultimi 4 anni i Soy Taranta hanno fatto cantare mezza Italia con il loro personalissimo tributo ai Negrita.
Negli anni accanto al gruppo costituito da Fabio Massa al Basso, Valerio Carfagna alla voce, Matteo Ramuscello alla batteria, un amico che calca i palchi di tutta Italia con i maggiori interpreti della musica italiana, chitarrista per i tour di Cesare Cremonini, Tiziano Ferro, Alessandro Doc De Crescenzo. Di tanto in tanto, a sorpresa, si presentano sul palco gli amici Leo d’Angilla (percussionista di Jovanotti), Max Gelsi (bassista di Elisa), Damiano Fiorella (ora in radio con il nuovo singolo), Itaiata de Sa (percussionista dei Negrita), Una festa contagiosa per il pubblico che non può fare a meno di ballare prima timidamente poi senza “ritegno” sotto al loro Palco. Presenteranno a Ferrara un nuovo spettacolo, per celebrare il nuovo album della band aretina “9” (uscito lo scorso marzo per Universal) , alterneranno successi storici a nuovissimi pezzi, come “Il Gioco”, la canzone attualmente più trasmessa dalle radio italiane.

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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