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Bologna – L’attività di assistenza al parto negli ospedali di Castelnovo ne’ Monti (Re), Pavullo nel Frignano (Mo) e Borgo Val di Taro (Pr) va sospesa a causa dei bassi tassi di natalità e per l’”impossibilità di raggiungere nei prossimi anni un numero di parti all’anno sufficiente per garantire la sicurezza e la ‘competence’ dei professionisti e di tutta la struttura per le situazioni di emergenza”, che anche nei parti fisiologici possono presentarsi, seppur con bassa frequenza.
Sono queste le ragioni indicate dal Comitato Percorso nascita nazionale, a cui la Regione Emilia-Romagna aveva chiesto la possibilità di derogare per evitare la sospensione dell’attività di assistenza al parto. A ricordarle stamani in Assemblea legislativa è stato l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, che ha risposto a quattro interrogazioni presentate su questo tema da consiglieri regionali dei gruppi Movimento 5 Stelle, Lega Nord, Partito Democratico e Sinistra Italiana.
“C’è solo una parola che ci ha condotto a questa decisione, dopo aver percorso tutte le strade possibili: e quella parola è sicurezza- ha sottolineato Venturi-. Lo ribadiamo ancora una volta, perché su questo deve esserci la massima chiarezza e non accettiamo strumentalizzazioni. Non c’è alcuna motivazione economica e amministrativa alla base di questa decisione, ma solo e soltanto la valutazione fatta sulla salvaguardia delle donne, dei neonati e dei professionisti coinvolti. Senza la garanzia che la nascita si svolga in condizioni di sicurezza con tutti gli elementi strutturali, organizzativi e tecnico professionali previsti dagli esperti, a partire dal numero minimo di nati l’anno, non sarebbe equo mantenere aperti dei Punti nascita con la consapevolezza di offrire un’assistenza inferiore agli standard che devono essere garantiti a tutti i cittadini”.
“Non è assolutamente vero- ha aggiunto Venturi- che si tratta del primo passo per chiudere prima i reparti e poi gli ospedali, perché noi al contrario intendiamo investire, non a caso spendiamo risorse in più. Il nostro unico obiettivo è tutelare la sicurezza di donne e bambini, e fra qualche anno ce lo riconoscerete. Riconoscerete che avevamo ragione”.
L’assessore ha poi evidenziato come, dal punto di vista sostanziale, il parere del Comitato Percorso nascita nazionale assuma la natura di un vincolo non solo normativo, ma anche etico in relazione alla sicurezza delle madri e dei bambini; e al tempo stesso rappresenta un vincolo per l’operatore che potrebbe essere chiamato a rispondere personalmente degli eventuali eventi avversi che dovessero presentarsi.
“É proprio sulla base dei pareri espressi in modo unanime da entrambe le Commissioni tecnico scientifiche, regionale e nazionale- ha aggiunto Venturi- che per una scelta di salvaguardia della sicurezza delle madri e dei bambini abbiamo provveduto a dare indicazioni alle Aziende sanitarie di sospendere le attività nei tre Punti nascita. Mettendo in campo, al tempo stesso, un piano di riorganizzazione dell’assistenza al percorso nascita dei Distretti di riferimento, potenziando e integrando le attività territoriali e ospedaliere in particolare sull’assistenza alla gravidanza e al puerperio e sulla continuità assistenziale al parto e in dimissione”.

I dati sui parti
Nello studio svolto dalle Commissioni si è valutato il rischio correlato alle distanze e ai disagi che i parti in altre strutture possono comportare e, al tempo stesso, quello determinato da condizioni assistenziali e strutturali inadatte ad affrontare le possibili emergenze del parto e  quest’ultimo è stato valutato più cogente. La risposta del Comitato Percorso nascita nazionale sottolinea, peraltro, che solo una quota di popolazione veramente bassa di donne potrà subire un disagio importante, da valutare per caso per mettere in atto azioni finalizzate a ridurre le eventuali difficoltà.
Nella relazione in Aula, l’assessore Venturi ha poi ricordato che da almeno 5-7 anni nei Punti nascita interessati dalla sospensione dell’attività partoriscono esclusivamente donne valutate a basso rischio, mentre quelle a medio ed alto rischio sono già indirizzate verso i Punti nascita “hub” di riferimento, con disagi contenuti e sicurezza garantita.

I dati, inoltre, evidenziano che una quota importante, la maggior parte, di donne in gravidanza residenti nei comuni dei tre Distretti coinvolti scelgono spontaneamente di andare a partorire in Punto nascita al di fuori del Distretto, anche se più lontano: nel periodo gennaio-agosto 2017 a Borgo Val di Taro i parti sono stati 74, con un indice di fidelizzazione delle donne residenti che scelgono questo punto nascita per partorire del 34,1%. Nel punto nascita di Castelnovo ne’ Monti i parti sono stati 51, con il 31% delle donne residenti che hanno fatto questa scelta; infine, a Pavullo nel Frignano i parti sono stati 126 (indice di fidelizzazione del 53,3%). Sulla base di questi dati, la proiezione del numero di parti al 31 dicembre 2017, è di 111 a Borgo Val di Taro, 77 a Castelnovo e 189 a Pavullo: ben al di sotto, quindi, della soglia di sicurezza prevista di 500 l’anno.

I prossimi incontri sulla qualificazione degli ospedali
L’assessore, rivolgendosi anche ai cittadini giunti in Regione per manifestare il proprio dissenso rispetto alla sospensione dell’attività dei Punti nascita, ha ribadito la massima disponibilità al dialogo e al confronto sempre dimostrata, anche sul territorio, ricordando l’incontro di ieri in assessorato con istituzioni, associazioni e sindacati di Borgo Val di Taro, che  ha portato alla proposta di delineare un percorso per condividere insieme il futuro dell’ospedale, con l’obiettivo di farne una struttura di eccellenza.
“Mai ci siamo sottratti al confronto con i cittadini- ha sottolineato Venturi- perché l’ascolto del territorio, a maggior ragione nelle vicende che riguardano così da vicino la vita delle persone, per noi non solo è doveroso, ma irrinunciabile. In tutti questi mesi abbiamo ascoltato, discusso, spiegato, e continueremo a farlo, con incontri nei comuni interessati dalla sospensione dell’attività, che sono in programma a partire dai prossimi giorni”.
Negli ospedali interessati dalla sospensione dell’attività, infatti, già da questa settimana si svolgeranno i Comitati di distretto, alla presenza dell’assessore, per fare il punto sul piano degli investimenti: i primi in calendario sono previsti venerdì 20 ottobre a Borgo Val di Taro e martedì 24 ottobre a Pavullo nel Frignano. Mercoledì 25 si parlerà ancora di Punti nascita, sempre con Venturi, in Commissione assembleare.

Gli investimenti previsti
Nella consapevolezza dell’importanza degli ospedali nelle zone di montagna, così come del loro valore sociale, la Regione, in condivisione con le Conferenze territoriali sociali e sanitarie e con le Aziende sanitarie, è impegnata in consistenti progetti di miglioramento delle strutture ospedaliere di Borgo Val di Taro, Castelnovo né Monti e Pavullo. La Regione è inoltre impegnata per migliorare l’assistenza del percorso nascita, attraverso la realizzazione di azioni finalizzate ad accrescere qualità e valore del percorso nascita, con personalizzazione dell’assistenza e accompagnamento delle donne e delle loro famiglie, rafforzamento dell’assistenza pre e post parto: creazione dell’anagrafe delle gestanti, contatti telefoni e visite ambulatoriali costanti, prosecuzione delle attività consultoriali, accompagnamento al parto (visite, ecografie, controlli, corsi di preparazione al parto, assistenza in puerperio, sostegno all’allattamento), sistemazioni alberghiere vicine al punto nascita prescelto.

Borgo Val di Taro (Parma)
Sono quasi di 2 milioni 700 mila euro gli investimenti previsti per gli interventi nell’ospedale, destinati in particolare a: miglioramento dell’accessibilità allo stabilimento ospedaliero, ristrutturazione del comparto operatorio e riorganizzazione del punto di primo intervento.  Per l’ospedale è inoltre prevista l’assunzione di 15 unità di personale (5 della dirigenza medica e 10 del comparto) che consentiranno di aumentare l’attività chirurgica di almeno 400 interventi l’anno. La spesa annua delle assunzioni è stimata in circa 776 mila euro. Con l’intento di preservare e garantire costantemente qualità e sicurezza delle cure erogate alla popolazione di Borgo Val di Taro, inoltre, sarà presto attivato il Servizio di elisoccorso notturno.
Castelnovo ne’ Monti (Reggio Emilia)
Per l’ospedale S. Anna di Castelnovo né Monti sono previsti investimenti per 2 milioni 800 mila euro, con la riorganizzazione del punto di primo intervento e la realizzazione della nuova camera calda. Inoltre è prevista l’assunzione di 16 unità di personale (6 della dirigenza medica e 10 del comparto) che consentiranno di aumentare l’attività chirurgica fino a 200 interventi l’anno. La spesa annua delle assunzioni è stimata in circa 1 milione di euro. Per preservare e garantire costantemente qualità e sicurezza delle cure sarà presto attivato il Servizio di elisoccorso notturno.
Pavullo nel Frignano (Modena)
Gli investimenti previsti per l’ospedale di Pavullo – che non sono stati illustrati in Aula perché non erano oggetto delle interrogazioni – superano i 5 milioni di euro, destinati alla ristrutturazione delle sale operatorie e del pronto soccorso, al miglioramento dell’accessibilità all’ospedale e all’acquisto dell’auto medica. Inoltre è in programma l’assunzione di 14 unità di personale (3 medici e 11 del comparto), per un costo annuo di 694mila euro. Anche in questo caso sarà presto attivato il Servizio di elisoccorso notturno.

Le tappe del percorso
La Commissione regionale consultiva tecnico-scientifica “Percorso Nascita”, che aveva il mandato di condurre valutazioni approfondite della situazione assistenziale perinatale territoriale e ospedaliera, a luglio 2017 ha terminato il proprio lavoro. Dopo aver preso in considerazione tutti gli studi disponibili, ha confermato la priorità per la sicurezza delle cure che oggi impone standard più rigorosi, in particolare per quanto riguarda la presenza di personale e di tecnologie, nella consapevolezza che oltre agli investimenti in attrezzature, alla disponibilità di medici ed operatori sanitari è necessario che il Punto nascita affronti quotidianamente un numero sufficiente di parti per “accumulare” esperienza e abitudine ad affrontare tutte le situazioni, anche quelle più difficili, rare e impreviste.
La Commissione ha valutato il quadro demografico ed epidemiologico che è caratterizzato da una costante contrazione delle nascite iniziato nel 2011 e che si protrarrà, sulla base delle previsioni elaborate dal Servizio statistica regionale, sino al 2024. Sono stati anche esaminati i documenti prodotti dai territori di localizzazione dei Punti nascita ed ascoltate le valutazioni dei Direttori generali e sanitari delle Aziende sanitarie coinvolte.
La Commissione ha proposto all’unanimità la sospensione dell’assistenza al parto nei Punti nascita di Borgo Val di Taro, Castelnovo ne’ Monti, Pavullo nel Frignano e Scandiano senza procedere alla richiesta di deroga al Comitato Percorso Nascita nazionale. Ha invece proposto di richiedere la deroga per i Punti nascita di Mirandola e Cento (poi concessa, così come per Scandiano), in quanto localizzati nei territori colpiti dal sisma del 2012 dove il trend delle nascite dovrà essere valutato nel tempo per comprendere se ci sarà una ripresa dei parti.
La Giunta regionale ha preso atto del documento tecnico della Commissione nascita regionale, ma ha deciso di percorrere tutte le strade possibili per evitare la chiusura dei Punti nascita e quindi di chiedere le deroghe per il mantenimento dei Punti nascita con meno di 500 parti l’anno.  La procedura di richiesta delle deroghe è stata avviata a luglio 2017. Il ministero della Salute il 4 ottobre 2017 ha trasmesso il parere del Comitato Percorso Nascita Nazionale alla Direzione Generale Cura della persona salute e welfare, indicando la sospensione dell’assistenza al parto nei Punti nascita di Borgo Val di Taro, Castelnovo ne’ Monti e Pavullo nel Frignano e la deroga per i punti nascita di Scandiano, Cento e Mirandola.

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