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Sarebbe proprio questa la notte. Una notte speciale.
E un lavoraccio per Lui. Centinaia di migliaia di chilometri, senza fermarsi un attimo. Senza sbagliare un numero civico. D’accordo, Lui è un tipo straordinario, fantastico direi, ma onestamente l’impresa è davvero smisurata, talmente incredibile che – i bambini sono piccoli ma tutt’altro che stupidi – apposta, sulla soglia dei sei anni, anche i più irriducibili mangiano la foglia.

Oggi. Sono le cinque e ormai è buio. Cammino sul marciapiede per la mia via, mi sorpassa sparato un furgone bianco, ghiaccia improvvisamente davanti al numero 18. Invade il marciapiede appena davanti a me, lascia il motore acceso e dal posto di guida salta giù un folletto verde, un campanellino in testa e un pacchetto in mano. Suona nervosamente il campanello, deve avere una gran fretta. Appena la porta si apre, il folletto verde butta dentro il pacchetto, sbatte la porta, salta sul furgone e riparte a razzo.

Ci metto qualche secondo per tornare in me. Allora faccio, in rapida successione, i due pensieri che faccio sempre. Maledetto Mark ZuckerbergAmazon, Facebook, Whatsapp e tutto il suo enorme impero. E poveretti le decine di migliaia di folletti che lavorano per lui: senza orario, una paga da fame e ritmi di lavoro asfissianti.

Devo dire che, nell’ultima settimana, il mio odio per quel ragazzone multi-mega-miliardario ha toccato un nuovo record. Per una serie di sms non richiesti che il suo staff mi ha inviato. Con ogni probabilità sono arrivati anche a voi, ma vale la pena rileggerli: AMAZON sta crescendo del 40% nel 2021! Investi 200€ e guadagna uno stipendio extra! Il giorno dopo: AMAZON sta volando in borsa è cresciuta del 100%! Investi 200€ e guadagna uno stipendio extra, Rispondi SI’ per scoprire di più. Il giorno successivo: AMAZON è sempre una garanzia. Chi ha investito online 200€ ha ottenuto fino a 3.200 € in pochi mesi, cosa aspetti? Rispondi SI’ per info.

Domani è Natale e magari non è fine parlare di politica. Quindi tralascio i noti argomenti. La pandemia che ha allargato la forbice sociale, “i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri”, i giganti dell’hightech e i big pharma che si sono ingrassati a dismisura sulle disgrazie del mondo.

Dico solo che, se è vero come è vero che Mark Zuckerberg è il nuovo Babbo Natale. Che questo Babbo Natale senza barba ci porta pacchetti e pacchettini non solo a Natale, ma tutti i giorni a ogni ora del giorno e della notte. Che, dall’alto della sua montagna di dollari, ha anche il cattivo gusto di importunarci per farci investire nelle sue aziende. Allora io – che da qualche tempo ho smesso di credere nell’esistenza del vecchio Babbo Natale con barba slitta e renne – questo nuovo Babbo Natale vero, reale, falso simpatico e miliardario non lo reggo, non riesco a sopportarlo. Non ce la faccio a sentirlo mentre ci spiega le meraviglie del suo Metaverso. Non riesco a guardare la sua faccia. Non riesco a non odiarlo.

“Io se fossi Dio” (Giorgio Gaber) lo spazzerei via con un soffio.

Invece me lo tengo. Apro il pc e ordino un libro, un disco, una sciarpa, una paio di cuffie. A prezzo scontato. Il giorno dopo mi arriva il mio pacchetto. Poi rispondo ai miei gruppi in Whatsapp e consulto il mio profilo Facebook. Ci metto un attimo.

A volte l’odio non basta. La coscienza politica? Neppure quella. È difficile non credere a Babbo Natale. Non cedere alla tentazione. Per questo, e per tutto il resto: “Maledetto Zuckerberg”.

Cover: Mark Zuckerberg (Wikimedia Commons)

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
direttore responsabile


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