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da: Michele Felisatti, Cooperativa Esercizio Vita

Esercizio Vita è un Centro il cui staff rigorosamente preparato, da anni, quotidianamente, si propone di creare programmi di esercizio fisico finalizzati al benessere psico-fisico di giovani, persone con problematiche varie, dalla rieducazione fisica post-interventistica al sostegno, il più accurato, per disabilità motorie.
Quanto segue è l’esito di un piccolo esperimento‘dal vivo’teso a trarre nuove ispirazioni ed insegnamenti nella gestione dell’esercizio fisico in ambiente ostile: insomma una piccola-grande prova di resistenza vòlta a migliorare ed a cogliere quanto la vita, pur con sacrificio, può offrire alla nostra salute, al nostro mantenerci in salute, non a caso il nostro etimo, Esercizio Vita cioè movimento, fatica, salute, benessere.
Tutto ha inizio i primi giorni di febbraio, quando uno dei soci del Centro di Attività Motoria Adattata, per l’esattezza Luca, grande esperto di montagna, propone l’impresa ai soci Enrico e Michele che, da subito, lo sostengono e il progetto EVO2 viene proposto a clienti ed amici.
Da febbraio al fatidico 12 luglio due incontri, per la preparazione fisica e l’organizzazione dei materiali per la spedizione.
Ad aderire alla proposta sono 15 persone.
Il 12 luglio, dopo cinque ore, la spedizione arriva ad Alagna Valsesia.
Con la funivia s’arriva a quota 3.275 m, poi il cammino verso i rifugi Mantova e Gnifetti con zaini carichi, oltre che di materiale, di speranze , sogni e aspettative: chi scende ha il volto segnato dalla fatica, ma negli occhi la luce di chi ce l’ha fatta. Dopo circa un’ora e mezza si raggiunge il Rifugio Capanna Gnifetti, sosta notturna, prima di salire ai 4.554 m. del Rifugio Capanna Margherita.
Dalla terrazza la vista è incantevole.
Si vede il Monviso che si erge dalla pianura verso Cuneo, le vette della Valle di Susa con il Roccia Melone e lo Chaberton su tutte, i ghiacciai francesi Des Ecrins e le vette valdostane, il Gran Paradiso, la Grivola, il Ruitor, fino al Monte Bianco, appena incappucciato dalle nuvole.
Momenti di fatica, ma momenti davvero pregnanti, dal punto di vista umano: nel rifugio tanti italiani di ogni regione, ma molti stranieri. C’è uno splendido meltin’pot serale di razze, lingue e dialetti, pur se mancano le comodità di casa.
Dopo cena le guide danno consigli sulla sicurezza in montagna, sulle regole base di progressione in cordata e su cosa deve esserci in uno zaino – cosa che sembra banale ma non lo è).
La mattina dopo, alle 5.30, partenza. La temperatura è sui -11 / -10, ma non s’avverte.
Duro, molto duro il percorso: le fioche luci del rifugio, ormai molto più in basso, vanno scomparendo. Si attraversano alcuni crepacci anche molto profondi, si passa, cammin facendo, di fianco al Cristo delle Vette, dove si scorge anche un piccolo bivacco e via sempre in salita.
Alle 7. 30 Colle del Lys, poi, in lontananza, l’inconfondibile sagoma del Cervino triangolare e la Cima Gnifetti con la Capanna Margherita: ancora fatica, sotto il sole, per raggiungerla.
La sosta, di fronte a quello splendore mozzafiato d’azzurro e oro e luce bianca , è di un’ora.
Rientro al Rifugio Mantova, arrivo agli impianti di Punta Indren, funivia, mèta il Passo dei Salati e poi il centro di Alagna Valsesia.
Quelle 24 ore han regalato un’esperienza indimenticabile: la fatica, il sacrificio per affrontare una natura bellissima ed a tratti pericolosa, se non rispettata, son stati una lezione di vita, di sopravvivenza al meglio, quella stessa fatica, quello stesso sacrificio che servon tutti i giorni per mantenere la salute con l’esercizio che è la vita stessa.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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