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“La vita è fatta di cose reali e di cose supposte: se le reali le mettiamo da una parte, le supposte dove le mettiamo?” (Totò)

Il cinema nasce come documento e rappresentazione del reale, come la famosa e mitizzata prima proiezione dei Lumière di un treno in corsa, che si narra terrorizzasse gli inesperti spettatori; il cinema pratica sin dagli esordi dunque l’irruzione di una realtà catapultata sullo schermo e nella sala.
Lo scorso anno, felice e forse non casuale coincidenza, a Venezia vince il Leone d’Oro della 70° edizione “Gra” di Gianfranco Rosi, documentario sulla periferia romana, e al Festival del Film di Roma vince “Tir”, in realtà un docufilm, vicinissimo al documentario, nel quale un attore ha accettato di vivere come un autista di tir per tre mesi.
Esistono tanti autori, spesso giovani, che, grazie alla libertà autoriale derivante dal low budget del documentario (niente attori, niente studi, set a costo zero, ecc.), introducono stili e contenuti originali, proponendo luoghi meno illuminati e frequentati dai media e dal cinema di consumo.
Tanto per ricordarne alcuni tra i più significativi, Costanza Quatriglio che, oltre al drammatico corto “Con il fiato sospeso” su ricercatori deceduti per danni da laboratorio, con “Terramatta” ha vinto il Nastro d’Argento 2013; Gianfranco Pannone, che recentemente ha presentato con successo il suo “Sul vulcano”, esuberante rappresentazione del rapporto tra la gente e il Vesuvio; Giovanni Piperno, con il suo umanissimo e rutilante “Le cose belle” sulla gente di Napoli; il film di esordio più entusiasmante degli ultimi anni “Fuoristrada”, un film di Elisa Amoruso, prodotto con poche decine di migliaia di euro, menzione speciale a Roma 2013, imperdibile; Valentina Zucco Pedicini con “Dal profondo”, tutto girato in miniera con donna minatrice protagonista, vincitore al Festival del film di Roma 2013; i già affermati Andrea Segre, autore, tra l’altro, di “Io sono lì” e “La prima neve”, e Daniele Vicari, che dopo il successo di Diaz ha realizzato “La nave dolce” sullo sbarco della nave Vlora nel porto di Bari.
E poi Alessandro Falco che con “La strada di Raffael” vince a Locarno 2013, Marco Santarelli menzione speciale al Festival di Roma 2013 con “Lettere al Presidente”, e ancora “I fantasmi di San Berillo” di Edoardo Morabito vincitore al Festival di Torino 2013.

TEST DI CULTURA CINEMATOGRAFICA
Ed ora, il test di intrattenimento; stavolta vi chiamiamo a indovinare dalla foto il nome degli attori

Risposte: [clic per vedere]

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Massimo Piazza


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

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14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

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Francesco Monini
direttore responsabile


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