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da: Comitato della Piazza del Popolo

Signor Sindaco,
le presentiamo in originale le firme raccolte dal Comitato della Piazza del Popolo per fermare il suo proposito di spostare a Palazzo Bellini il proprio Ufficio col conseguente trasferimento della biblioteca civica L. A. Muratori in una sede che riteniamo inidonea per una molteplicità di situazioni che le abbiamo presentate nelle lettere aperte dei passati 12 e 30 luglio, 14 e 25 agosto.
Le lettere hanno avuto come risposta il suo svolazzare e ondeggiare in un parlare d’altro, anche offensivo nei riguardi di cittadini attivi e critici, e in un affastellarsi di mezze smentite, contraddette dal procedere dell’iter burocratico propedeutico al raggiungimento del fine prefissato.

Le firme assommano a complessive 1274.
Scusandoci per qualche possibile errore nel conteggio, le ricordiamo, senza tema di smentita, che la loro raccolta è avvenuta con correttezza, con educazione, senza infingimenti, fondata su presupposti reali, confermati dalle sue prime risposte pubbliche (come quella riportata da Il Resto del Carlino del 18 luglio, dove lei sostiene “l’idea di spostare alcuni uffici dall’attuale collocazione in piazza Folegatti a Palazzo Bellini”) e dalle successive sue mezze affermazioni e dai passi dell’iter burocratico compiuti per arrivare alla decisione o finale; addirittura tale raccolta è avvenuta prevalentemente in luoghi pubblici.

Ribadiamo che la decisione comporterà, senza tema di smentita, che piazza Vincenzino Folegatti, la Piazza del Popolo, la piazza di sempre, il “teatro delle vicende storiche” di Comacchio, la “memoria storica” della Comunità, svuotata del suo Ufficio sarà ancora più vuota di gente, sarà priva di vita, ferita a morte, come è ferita a morte tutta la Città storica dalla quale continuano a fuggire gli abitanti e le attività economiche.
Cesserà del tutto di essere il luogo degli incontri, degli appuntamenti, delle passioni di parte, politiche e non.
Per quanto attiene alla sua volontà di abbandonare l’odierna sede municipale per una residenza più prestigiosa, non ha pensato alla possibilità che la vecchia sede comunale, per secoli posta nell’edificio che fronteggia la residenza attuale, adeguatamente restaurata potrebbe offrire sale e ambienti di un certo tono e prestigio per uffici, per riunioni, per ricevimenti di particolare riguardo e importanza… ?
Un intervento qualificato e mirato alla eliminazione degli aspetti negativi dell’edificio, causati dal tempo e dalla superficialità di tecnici improvvisati, potrebbe portare al restauro di un palazzo di una certa rilevanza storica-architettonica e, di conseguenza, al salvamento della Piazza del Popolo e di Palazzo Bellini (come vede formuliamo anche proposte).
Ipotizziamo che la spesa per i lavori necessari sia di gran lunga inferiore a quella prevista per i progettati spostamenti.
Riconfermiamo che la decisione vedrà Palazzo Bellini trasformarsi da Centro della cultura a Palazzo della politica, sottraendo in questo modo alla Città un presidio culturale, un luogo della cittadinanza e dell’inclusione, un luogo che dovrebbe riaccendere il desiderio di cultura e produrre cultura.
La nuova sede che attende la biblioteca civica L. A. Muratori, e cioè le sale lasciate libere a causa del trasferimento del Museo del carico della nave romana, impedirà alla biblioteca di essere, come le abbiamo più volte sottolineato, una “universitas”: una pluralità di cose (libri, arredi, stanze, aule e sale didattiche, laboratori scientifici…), fisicamente separate ma tenute insieme da un’unica destinazione. Diverrà un deposito di libri: il luogo, pur ragguardevole, non consentirà altro.

La invitiamo a portare la sua attenzione su quanto in questa quinta lettera aperta le presentiamo e restiamo in attesa di una risposta, (crediamo, come cittadini, di averne diritto e ci stupiamo di non averla ancora ottenuta); ci auguriamo che possa almeno darla in occasione della riunione del Consiglio comunale; auspichiamo che essa sia puntuale, chiara e non lasciata al suo ripetuto ed enigmatico “non c’è niente di deciso”.
Assicuriamo che il nostro impegno sul problema in argomento non cesserà: se facessimo diversamente mancheremmo nei confronti di quanti con le loro firme hanno manifestato il loro dissenso sul farraginoso progetto che ogni giorno cammina verso la conclusione, nonostante non ci sia niente di deciso.
Gentilmente la salutiamo

Comacchio 10 settembre 2014

Il Comitato della Piazza del Popolo
(Fiorella Arveda, Gianfranco Arveda, Riccardo Carli Ballola, Sandra Carli Ballola, FilomenaCarli, Franco Cavallari, Sante Fantini, Ermanno Mantovani, Maria Mezzogori, Aniello Zamboni, Guido Zarattini)

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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