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Lunedì 10 aprile la scena jazz-sperimentale italiana e quella danese s’intersecano al Torrione con Høbama. Il trio formato da Claus Højensgård Andersen alla tromba e flicorno, Emanuele Maniscalco al pianoforte e Nelide Bandello alla batteria trasforma in musica un magico gioco di incroci artistici, umani e geografici. Segue il concerto l’imprevedibile jam session.

Lunedì 10 aprile (ore 21.30) la scena jazz-sperimentale italiana e quella danese s’intersecano al Torrione con Høbama, trio formato da Claus Højensgård Andersen alla tromba e flicorno, Emanuele Maniscalco al pianoforte e Nelide Bandello alla batteria.
La musica del gruppo prende vita da un magico gioco di incroci artistici, umani e geografici. Maniscalco e Bandello infatti avevano già una solida storia comune alle spalle, iniziata nei primissimi giorni del 2004 con i Three Magic Beans (trio di standard e originali con Enrico Terragnoli al basso) e proseguita più tardi nell’esperienza dei From Time To Time (un lavoro dedicato a Paul Motian, con Giulio Corini e Francesco Bigoni). L’incontro con il danese Højensgård risale al 2015. Da lì alla formazione del trio il passo è stato breve: decisiva la commissione ad opera di un festival jazz nel veronese interessato agli scambi tra Italia ed Europa del Nord, dove i tre debuttano con successo nel giugno del 2016.
Fin dall’inizio Høbama opta per un approccio al jazz “scomodo”, tra echi anni ’70, il free jazz e le sue rielaborazioni europee più cameristiche. L’improvvisazione totale narrativa fa da scenario predominante, e al suo interno sono incastonate le composizioni, per ora in prevalenza di Maniscalco. Ciascuno dei tre musicisti però contribuisce continuamente ad alimentare l’humus tematico, proponendo estemporaneamente frammenti di melodie, idee ritmiche e timbriche da sviluppare. Di tanto in tanto appare qualche citazione da Carla Bley, Mingus, Monk e altri autori che ben si prestano a essere inclusi nel gioco.
Nato e cresciuto in Danimarca ma attualmente residente in Italia, Claus Højensgård è un musicista versatile, sensibile e dal suono distinto, con un linguaggio chiaro e una voce che abbraccia melodia, espressività e ricercatezze timbriche, ottenute grazie a complesse tecniche estese di emissione sonora mutuate dalla musica contemporanea. Grazie alla sua curiosità, al suono personale e a una forte integrità artistica, Højensgård ha modo di farsi apprezzare in tutta Europa e in America. Ha suonato, tra gli altri, con John Tchicai, Tyshawn Sorey, Matthew E. White, Trentemøller, Kresten Osgood, Michael Blake, Copenhagen Art Ensemble e il Corpo di Balletto Reale di Danimarca.
Dopo gli studi musicali condotti tra Siena e Brescia (sua città natale), e dopo aver maturato significative esperienze concertistiche su tutto il territorio nazionale, Emanuele Maniscalco si trasferisce a Copenhagen nel 2012, dove consegue una laurea specialistica sull’improvvisazione e ha l’opportunità di integrarsi compiutamente nella scena locale. Musicista polistrumentista particolarmente a suo agio in formazioni ridotte, in meno di un decennio ha già inciso nove album a suo nome, dal piano solo al quartetto, di cui due per l’etichetta tedesca ECM con il trio italo-svizzero Third Reel. Degne di nota sono anche le due uscite per l’etichetta-collettivo danese ILK (di cui fa parte dal 2014), rispettivamente in duo con il contrabbassista Thomas Morgan e in trio con Francesco Bigoni e il chitarrista Mark Solborg.
Nelide Bandello è un musicista che ha militato a lungo in formazioni di rock indipendente, hardcore-punk, pop, musica balcanica, electro-funk, post rock, reggae, jazz, che ha composto musiche per reading, performance ed opere teatrali, sonorizzato installazioni d’arte. Autore egli stesso di canzoni, ha spesso collaborato con cantautori fra cui la raffinata Patrizia Laquidara. La sua attitudine improvvisativa e poco ortodossa lo ha portato a realizzare dischi coraggiosi al fianco di musicisti quali Stefano Battaglia, Enrico Terragnoli, Danilo Gallo, Achille Succi, Stefano Roveda, Andrea Faccioli ‘Cabeki’, Giulio Corini, Pasquale Mirra, Piero Bittolo Bon…Membro storico del collettivo El Gallo Rojo, dirige il trio Bar Tritolo ed il quintetto Leibniz nel quale trovano forma le sue composizioni.
Ad impreziosire l’appuntamento di lunedì 10 aprile sarà il ricco aperitivo a buffet (a partire dalle ore 20.00) accompagnato dalla selezione musicale di France Dj. Ingresso a offerta libera riservato ai soci Endas.

INFORMAZIONI
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com
Per informazioni 0532 1716739 dalle ore 12:00 alle ore 20:00.
Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.

DOVE
Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara. Se si riscontrano difficoltà con dispositivi GPS impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.

COSTI E ORARI
Ingresso a offerta libera riservato ai soci Endas.
Tessera Endas € 15
Non si accettano pagamenti POS
Apertura biglietteria 19.30
Aperitivo a buffet con dj set a partire dalle ore 20.00
Concerto 21.30
Jam Session 23.00

DIREZIONE ARTISTICA
Francesco Bettini

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JAZZ CLUB FERRARA


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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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Francesco Monini
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