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Si dice: alle comunali 2019 a Ferrara forse vince la Lega. Ma io credo lo si possa escludere.
Qui la Lega è governata da Nicola Lodi, più conosciuto con il buffo nomignolo di Naomo, e da un gruppo che gli somiglia. A costoro sfugge del tutto la dimensione della complessità e democrazia è complessità, in assenza della quale si cade in una dimensione infantile. In assenza di questo aspetto non è possibile acquisire la credibilità necessaria per avere un mandato popolare per il governo della città: oggi tutti, ma davvero tutti, se informati, sanno che dinamiche complesse non possono essere governate da chi riduce ogni aspetto della convivenza a semplificazioni estreme, in ultima analisi ottuse. In particolare in una dimensione cittadina.
La Lega qui sa solo denunciare la criminalità attribuibile ai migranti. Ma chi si farebbe operare da un chirurgo che avesse letto solo un libro di medicina? Chi farebbe costruire un ponte a chi conoscesse solo un aspetto dei calcoli ingegneristici necessari per questo scopo? Nessuno se sano di mente o comunque ragionevole. Ebbene costoro sembrano conoscere, si fa per dire, solo un libro: quello che riporta l’infinita serie di tweet di Salvini. Che non è solo il loro leader nazionale, ma anche e soprattutto, in quanto ministro dell’Interno, il responsabile della sicurezza anche a Ferrara. Non è Tagliani, è Salvini. Sarebbe come dire, a decifrare la loro propaganda al contrario, che a Tagliani va il merito per la diminuzione degli sbarchi. Le persone saranno anche stufe o arrabbiate per mille motivi, ma non sono cretine.
Non sto dicendo che a Ferrara non esista un problema sicurezza o che la sicurezza non sia un diritto fondamentale dei cittadini. E pure non nego l’evidenza, ad esempio, che qui avvengano risse pericolosissime, anche a colpi di machete. E anche non intendo negare che nella convivenza fra ferraresi e migranti l’amministrazione avrebbe potuto fare di più, all’interno delle proprie competenze. Ad esempio mesi fa proponemmo la diffusione in migliaia di copie di un questionario per ascoltare le opinioni e proposte di quanti vivono nelle zone a più alto rischio sicurezza ma l’amministrazione disse di no. Avremmo potuto acquisire un campione significativo del sentire diffuso; certificato e non attribuibile all’opinione di pochi; sarebbe stato un buon punto di partenza per agire: «conoscere per deliberare» resta un fondamento. Ancora: se fossi sindaco avvierei una mappatura, strada per strada, condominio per condominio, caseggiato per caseggiato dei problemi esistenti nella «zona calda», per conoscere la natura della microconflittualità quotidiana fra ferraresi e migranti, a partire da un dato: in questa microconflittualità – qui non sto parlando dei problemi di ordine pubblico – i ferraresi per lo più sono il soggetto più debole, non dobbiamo nascondercelo. E questo lo dice chi da sempre opera per garantire i diritti fondamentali dei migranti, e anche lo fa in questi giorni raccogliendo firme per il progetto Welcoming Europe. Dopo una prima mappatura invierei mediatori culturali ovunque si registrino conflitti evidenti. E forse, chissà, si può ancora fare.
Ancora una considerazione. Nei mesi scorsi abbiamo assistito in Europa a stragi e violenze inaudite ad opera dell’Isis. Talvolta in forma diretta, sempre in forma indiretta, politica, queste violenze bestiali andavano a colpire immigrati e migranti. Molti dissero: ma perché anche loro non protestano? In effetti ci furono numerose manifestazioni di protesta contro l’Isis da parte loro; solo che non tutti lo vennero a sapere in quanto i media non ne parlarono con la stessa intensità rispetto alle stragi. Ma a Ferrara perché stranieri e migranti non organizzano una grande manifestazione contro l’illegalità nella nostra città? contro quelle violenze di pochi che ricadono in termini politici, anche in virtù dei tweet di Salvini, ministro xenofobo, proprio contro di loro?

Mario Zamorani
presidente di Radicali Ferrara

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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