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di Ranieri Varese

In riferimento alla proposta di recupero del canale Panfilio, rilanciata da Ferraraitalia, ospitiamo l’autorevole intervento del prof. Ranieri Varese.

Assente da Ferrara non ho potuto partecipare al dibattito sulla sistemazione della parte terminale di viale Cavour e l’inizio di corso Giovecca proposto dall’onorevole Alessandro Bratti e ripreso da FerraraItalia [leggi]. Il tema si lega alle visite guidate da Francesco Scafuri alla riscoperta di viale Cavour, al ricordato parere di Carlo Bassi (2004) sulla riapertura del canale Panfilio, riesumazione di una proposta di modifica al piano regolatore di Ferrara che, in anni lontani, facemmo insieme io e Roberto Pazzi.
Credo che preliminare alla partecipazione sia sapere di cosa si parla. La storia del canale Panfilio e di viale Cavour è stata ricostruita analiticamente, utilizzando la documentazione archivistica, da Luciano Maragna (2008): al suo testo va fatto riferimento.
Il canale, a partire dal XVII secolo, univa Pontelagoscuro a Ferrara, consentiva l’accesso in città di merci e viaggiatori. Le molte immagini sette-ottocentesche che rimangono restituiscono una situazione integrata, con viali alberati, alzaia, ponti e, in prossimità del Castello, l’attività delle lavandaie.
In previsione del collegamento ferroviario Bologna-Ferrara l’Amministrazione Municipale deliberò la costruzione di un ampio viale di collegamento che facilitasse l’ingresso al centro cittadino. Nel 1862 iniziarono i lavori di copertura che terminarono nel 1880.
Non tutti furono d’accordo. La Gazzetta Ferrarese, giornale liberale e moderato, letto dalla maggioranza dei ferraresi scrisse: “Tutto finisce – esclamammo vedendo l’opera in distinzione commessa sul tronco superiore del cavo Panfilio nel più bel centro della nostra Città – e pensando in nostra mente non essere possibile l’idraulica odiernamente manchi di metodi e sistemi sicuri, coi quali avere potuto rendere salutevole l’aria, bello all’occhio, utilmente navigabile l’intiero corso di quel canale, per modo anche di vedere le barche e i trabaccoli da mare approdare al nostro Estense Castello, come era due secoli fa, non abbiamo non potuto non gridare quando vedemmo tanta distruzione – tutto finisce.” (6 maggio 1862)
Lo storico Gualtiero Medri (1963) raccoglie le motivazioni di tale scelta: “Il Municipio decretò la costruzione di un’ampia, decorosa strada, per accogliere degnamente in città e guidare al centro, i forestieri che arrivavano in Vapore. E la strada si ottenne, e bella, colmando il vetusto canale Panfilio”.
Lo stesso studioso, allo stesso modo, giustifica l’allargamento e la demolizione, avvenute negli anni ’50 del secolo scorso, di corso Porta Reno: “Ampia e dignitosa arteria atta ad accogliere il flusso dei mezzi e delle persone che animano la movimentatissima strada che ci unisce a Bologna… il maggior accesso meridionale a Ferrara sarà finalmente degno del centro monumentale della Città”.
Oggi sono profondamente mutati i modi per garantire l’ingresso nei centri urbani e, mi pare giustamente, si tende ad ampliare la zona pedonale e a dirottare verso l’esterno il traffico automobilistico e commerciale. Una occasione organizzata per potere meglio conoscere Ferrara, le sue strade, i suoi monumenti. Per poterla consapevolmente percorrere.
Va ricordato che la città era costruita sull’acqua, lo segnalano i toponimi e l’andamento di molte vie; il canale Panfilio era l’elemento che nella progressiva chiusura dei canali manteneva il ricordo di una antica vocazione e corrispondeva ad esigenze che non erano solo di immagine ma anche ragione di vita quotidiana.
Il ricupero del Panfilio, in modi e forme da discutere e verificare, ricostituirebbe un elemento di continuità che si è perduto, ridarebbe, non solo per i turisti ma anche per i ferraresi, un elemento in più per confermare quelle qualità che il riconoscimento Unesco ha dichiarato e che vanno continuamente confermate.
La attuale amministrazione, in una situazione difficile e complessa, ha saputo tenere sotto controllo il bilancio, ridurre il debito, mantenere, nella sostanza, i servizi. Manca quel colpo d’ala che, in passato, ha portato, ad esempio, alla realizzazione del ‘progetto mura’ o del ‘parco urbano’.
La riapertura del Panfilio potrebbe essere quel segnale che sino ad ora non si è visto: certamente costoso ma con una ricaduta di immagine e una riconsiderazione di Ferrara che, nel tempo, potrebbe rivelarsi scelta, anche economicamente, oculata e saggia.
E’ auspicabile, sarebbe un segno di vitalità e di civiltà, che il dibattito e la verifica delle opinioni si allargasse sino a produrre pubblici confronti, proposte concrete, progetti operativi.

Didascalia
1705 Pianta di Ferrara. Il tracciato del Canale Panfilio

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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