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Quale Italia? Il Rapporto Italia 2019 dell’Eurispes, l’Istituto di ricerca degli Italiani, giunto alla sua 31^ edizione, ha scelto la parola-chiave ‘qualità’ per focalizzare l’attenzione su un aspetto emergente di spessore e importanza: qualità nelle tendenze sociali, economiche, politiche e culturali in atto nel nostro Paese. Il Presidente di Eurispes, Gian Maria Fara, esprime il suo pensiero in merito: “Si sta affermando nella società italiana una nuova patologia , la ‘qualipatia’, intesa nell’accezione negativa, ovvero l’avversione e il rifiuto per tutto ciò che richiama la qualità. Una patologia che archivia l’essere e santifica l’apparire, che esalta il contenitore a scapito del contenuto, che premia l’apparenza e mortifica la competenza”.

Siamo dunque un popolo ‘senza qualità’? Viene facile il richiamo al romanzo dello scrittore austriaco Robert Musil, ‘L’uomo senza qualità’ del 1930, in cui Ulrich si presenta come una specie di uomo ideale che, riassumendo in sé tutte le qualità, o meglio, le non-qualità del periodo che vive, si muove parzialmente alienato dal mondo reale, del tutto privo di interessi, e descrive egli stesso questa situazione come una vera e propria malattia della volontà. Il Rapporto fornisce i dati emersi da un’indagine su un campione stratificato per sesso, età, area geografica di 1.132 intervistati, i cui dati sono stati raccolti ed elaborati tra il dicembre 2018 e il gennaio 2019. Le tematiche indicate per il Rapporto 2019 sono: pubblico/privato, sovranismo/mondialismo, lavoro/tecnologia, identità/differenza, realtà/rappresentazione, sicurezza/insicurezza. Sono stati indagati anche temi più recenti come: la fiducia nelle istituzioni e l’opinione sull’operato di Governo, consumi e situazione delle famiglie, euro ed Europa, opinioni su temi etici come il testamento biologico e il fine vita, il gioco e le vincite in denaro, il rapporto tra cittadini e televisione pubblica, il mondo degli animali, le nuove abitudini alimentari, il senso di sicurezza dei cittadini. Sono state anche somministrate schede fenomenologiche su temi di stretta attualità come il caporalato e la tratta degli esseri umani, i fenomeni migratori visti attraverso i media, lo stato delle reti museali, capacità di innovazione e made in Italy, sprechi alimentari e riciclo creativo, le fake news e la ricaduta sui consumi, l’economia della bellezza, il business del calcio, i vaccini.

Ci viene consegnata la fotografia di un Paese, il nostro, superficiale e indeciso, in cui l’appiattimento e l’imbarbarimento – inteso come regresso comunicativo – stanno producendo effetti preoccupanti. Sono profondamente cambiati linguaggio e modalità comunicative e un tweet assume più valore di un discorso approfondito e sostenuto in modo più sostanzioso ed efficace. Si predilige un linguaggio aggressivo e volgare che rappresenta il declino del rispetto reciproco e la scomparsa di quel confine di decenza ed educazione all’incontro con l’altro. Sta tramontando la cultura dell’ascolto, che rappresenta il primo atteggiamento nell’intenzione di incontrare, conoscere e costruire un’idea comune. Ci presentiamo come un popolo in bilico, che manifesta difficoltà a esprimere posizioni chiare, stabili e convinte; indecisi, impacciati nel trovare una forte idea di appartenenza in cui identificarsi. Un popolo che potrebbe contare su un grande potenziale, mortificato al contempo da tentennamenti e disorientamento.

Un’Italia, a conclusione dell’indagine, divisa prevalentemente su due posizioni divergenti, senza prese di posizione marcate, che si barcamena in tempi difficili che richiederebbero scelte decise e diffusamente condivise per trarne forza e credibilità. Ma, al contempo, anche un’Italia in cammino, dove abitudini e costumi sono sensibilmente cambiati. Sull’innalzamento del debito pubblico, per esempio, il 51,9% si esprime a favore e il 53,1% è favorevole alla continuazione dell’euro come sistema monetario, mentre il 49,5% si auspica che l’Italia rimanga in zona Europa, riconoscendone i vantaggi ed ammettendo gli svantaggi. Il 45% della popolazione, attinge attualmente ai propri risparmi per arrivare a fine mese e, toccando il tema delle uscite economiche familiari, si rileva il boom di spesa per le badanti che passa dal 24,9% del 2018 al 42,2% attuale. Interessante il dato di spesa per gli acquisti che sottolinea come il web stia diventando il mercato privilegiato per la metà dei consumatori, di cui il 57,1% uomini. Eurispes racconta anche un’Italia sempre più animal-frendly, in cui un terzo della popolazione ospita un animale in casa e il 76,8% lo considera un vero componente della famiglia. Nelle nuove scelte alimentari, calano i vegetariani ed aumentano i vegani e le nuove tendenze dietetiche sono considerate a tutti gli effetti abitudini alimentari consolidate ben radicate, seguite come filosofia di vita dal 25,1%, per ragioni di salute dal 30,1%, per scelta etica dal 19,3% e dal 3,6% a tutela dell’ambiente. Tre italiani su dieci giocano con vincite in denaro (28,3%) e di questi uno su dieci lo fa online. Anche l’atteggiamento su adozioni e unioni per quanto riguarda coppie omosessuali è modificato in modo più aperto: il 50,9% si dichiara favorevole ai matrimoni tra appartenenti allo stesso sesso e il 31,1% ammette l’adozione a queste coppie. L’Italia si spacca anche sul tema dell’eutanasia: il 35,4% la considera un atto di clemenza a fronte di inutili sofferenze, il 32,7% la ritiene una scelta accettabile solo con il consenso del paziente, il 10,2% no l’ammette perché contraria alla tutela della vita e l’8,9% la definisce omicidio. Sul testamento biologico il 67,9% si esprime favorevolmente. 43,9% sì e 46,9% no sulla legalizzazione delle droghe leggere. Sul tema caldo dello stalking, il 14,8% degli italiani è stato vittima di stalking nel corso della vita e come ben sappiamo la prevalenza del genere femminile è evidente; il 14,5% dichiara di aver subìto molestie sessuali e stalking nell’ambiente di lavoro. Soltanto il 2,6% dei molestati denuncia il fatto. Dall’altro, continua a crescere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e ancor più il gradimento nei confronti delle forze dell’ordine. Dai dati emerge che 7 italiani su 10 credono nel loro lavoro quotidiano e risulta incisivo l’aumento del consenso tra i giovani tra 18 e 24 anni. Tra tutti, la prima forza dell’ordine risulta la Polizia di Stato, con 71,5% di consensi.

Fotogrammi di un’Italia che cambia e che vorrebbe stare a passo con l’Europa e il resto del mondo, consapevole ed orgogliosa dei propri patrimoni, ma anche titubante, restia a lasciare le proprie frantumazioni per posizioni unitarie decise e contrattualmente più potenti, seppur nel pieno rispetto delle differenze costruttive. Un’Italia che ha bisogno di rialzarsi e ricostituire un percorso comune e forte, attingendo alla propria storia, ai progressi e alle conquiste del passato, con lo sguardo rivolto soprattutto alle difficili sfide del futuro.

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Liliana Cerqueni

Autrice, giornalista pubblicista, laureata in Lingue e Letterature straniere presso l’Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano. E’ nata nel cuore delle Dolomiti, a Primiero San Martino di Castrozza (Trento), dove vive e dove ha insegnato tedesco e inglese. Ha una figlia, Daniela, il suo “tutto”. Ha pubblicato “Storie di vita e di carcere” (2014) e “Istantanee di fuga” (2015) con Sensibili alle Foglie e collabora con diverse testate. Appassionata di cinema, lettura, fotografia e … Coldplay, pratica nordic walking, una discreta arte culinaria e la scrittura a un nuovo romanzo che uscirà nel… (?).

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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