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Nel bosco… danza di benvenuto!
Prosegue l’avventura della nostra giornalista Silvia Malacarne sul suolo australiano, e ogni giorno… una sorpresa!

Qui in Australia non sappiamo mai cosa aspettarci. Dopo una colazione abbondante, durante la quale penso di essere stata l’unica in tutto l’albergo a non mangiare uova, bacon e fagioli, ci siamo ritrovati in mezzo ai vigneti, in un posto chiamato “The Covert”, una piccola zona ubicata nel sobborgo di Pokolbin, nella regione di Hunter Valley. Lì sono iniziate le riprese del nostro secondo giorno in questa vasta terra. Ci hanno fatto “sfilare” con le auto della Toyota (sponsor ufficiale dell’evento), hanno scattato foto e condotto interviste personali. Abbiamo pranzato immersi nel verde in una location estremamente suggestiva. La band si è esercitata per la performance che si terrà alla fine di questo assurdo viaggio; le prove si sono tenute all’interno di una piccola chiesa moderna situata accanto ai vigneti.
Verso le quattro del pomeriggio ci hanno portato in un campo da golf, facendoci credere che avremmo giocato e ci hanno così diviso in squadre. All’improvviso però un elicottero è atterrato in mezzo a noi, a coppie siamo saliti e abbiamo sorvolato la zona dall’alto vedendo immense distese di verde. E’ stata una bella sorpresa per tutti che si è conclusa con un altro avvistamento di canguri, questa volta molto più vicini a noi.
Giorno dopo giorno scopriamo una piccola e sorprendente parte di questo sterminato continente, ma uno degli aspetti che preferisco di questo viaggio è l’essere costantemente a contatto con persone di nazionalità e cultura diverse dalla mia. Ho cenato con una francese, un cileno, un argentino e un colombiano; ciascuno ha raccontato la propria vita, ma ha soprattutto parlato dei propri sogni, della voglia di provare a raggiungerli nonostante questo mondo ci metta spesso a dura prova. Abbiamo età diverse, aspetti diversi, ma siamo tutti giovani, e nonostante le nostre personalità non si assomiglino, è bello scoprire che abbiamo tutti la stessa voglia di continuare a sognare.
Non sono mai riuscita ad immaginarmi l’Australia in maniera chiara perché, nella sua vastità, cambia aspetto appena ci si sposta in macchina di qualche ora. Ieri sera eravamo a Sidney, metropoli ricca di gente e locali notturni; questa mattina ci siamo ritrovati in mezzo ai vigneti, in una valle immersa nel verde.
Il posto in cui alloggeremo per i prossimi tre giorni si chiama appunto Hunters Valley ed è natura allo stato puro. Dopo un pranzo su una terrazza soleggiata davanti ad una piscina e ai campi da golf, ci hanno portato in un posto isolato dal resto del mondo. lungo il tragitto non abbiamo incontrato negozi, ristoranti o alberghi, ma solamente immense distese di verde in cui saltavano meravigliosi canguri.
Siamo arrivati in un posto chiamato Yengo National Park, una sorta di riserva in cui è severamente vietato fumare e lasciare rifiuti. Appena arrivati, la gente del luogo ha dato fuoco a delle foglie fresche e, come in una processione, abbiamo tutti dovuto attraversare una spessa coltre di fumo che si innalzava compatta verso il cielo: “Serve per purificare il nostro spirito e per liberarci da ogni negatività” ci hanno spiegato.
Dopo questo rituale, la band si è esibita mentre la gente locale ci ha servito la cena ad un orario decisamente impensabile per gli italiani: alle 17,45. Successivamente i sei musicisti vincitori hanno fatto una prima esibizione improvvisata, mentre le telecamere giravano sempre intorno a noi. Ma è al tramonto che ci hanno coinvolto in un’esperienza culturale a me nuova. Da una collina sono sbucati all’improvviso degli uomini mezzi nudi con il viso e il corpo dipinti di rosso e bianco e, producendo canti e versi alquanto particolari, si sono esibiti in danze ancora più strane. Ci siamo trovati davanti un gruppo di discendenti degli aborigeni che ci hanno spiegato che è proprio grazie a loro che riescono a ridare vita a danze e tradizioni antiche che altrimenti sarebbero già andate perdute.
Eravamo immersi nel buio, la poca luce presente proveniva da due falò che erano stati precedentemente accesi. E’ stata un’esperienza assurda, a metà tra l’inquietante, il suggestivo e il magico. Non solo ci hanno dato il benvenuto rappresentando, attraverso le loro danze, gli animali tipici dell’Australia, ma ci hanno invitato a ballare con loro in una notte particolarmente fredda, ma che hanno saputo scaldare con la loro accoglienza e il loro amore per Madrenatura.

[continua]

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Silvia Malacarne


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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