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Formazione. Un aiuto per le persone ospitate in strutture di riabilitazione e donne vittime di violenza e tratta: la Regione finanzia 7 percorsi di inclusione con oltre 900 mila euro

Obiettivo, riattivare l’autonomia e giungere al reinserimento sociale e lavorativo. Coinvolti 420 destinatari

Bologna – Aiutare le persone ospitate in strutture riabilitative o le donne vittime di violenza e di tratta a trovare un lavoro e a reinserirsi nella società attraverso interventi personalizzati e flessibili.

La Giunta regionale ha approvato 7 percorsi, con un finanziamento di oltre 900 mila euro di risorse del Fondo sociale europeo, dedicati all’inclusione attiva delle persone con specifiche condizione di svantaggio.

“Sosteniamo strumenti flessibili e mirati per situazioni particolari e specifiche di difficoltà delle persone- spiega l’assessore regionale alla Formazione e al Lavoro, Vincenzo Colla-. Solo in questo modo, estremamente personalizzato, si possono cogliere le differenze ed aiutare ognuno a vincere le proprie difficoltà, trovando una strada di autonomia legata al lavoro”.

Cinque percorsi sono destinati a persone (98) impegnate in un percorso in strutture riabilitative del territorio regionale collegatoad una disabilità acquisita, a patologie psichiatriche, a problemi di dipendenza o ancora giovani che sono stati allontanati da un ambiente negativo per la loro crescita.

Gli interventi a disposizione, in integrazione con i percorsi di riabilitazione, saranno personalizzati, flessibili e modulari, con l’obiettivo di riattivare l’autonomia delle persone e arrivare al reinserimento sociale e lavorativo.
Ogni anno in Emilia-Romagna circa 50 persone con una disabilità acquisita a seguito di un grave trauma sono coinvolti in un percorso di questo tipo. Il centro metodologico ed operativo si trova nell’area di Ferrara, dove ha sede il Dipartimento di Medicina Riabilitativa San Giorgio, l’hub per l’Emilia-Romagna per ciò che concerne le gravi cerebrolesioni acquisite.

Gli altri due percorsi, anche questi da realizzarsi sull’intero territorio regionale, mirano a favorire l’inclusione lavorativa delle persone vittime di tratta e/o di violenza, anche di genere, già prese in carico dai servizi competenti.
Saranno complessivamente 322 coloro i quali potranno avvalersi di questi due percorsi.

La Regione per le donne che subiscono violenza

La Regione Emilia-Romagna ha un sistema di protezione delle donne che subiscono violenza costituito da una rete di servizi pubblici e privati e da un Coordinamento regionale dei Centri Antiviolenza.
Il protocollo di presa in carico delle donne che si rivolgono a questi Centri prevede che le operatrici del servizio di accoglienza seguano la donna nel suo percorso di superamento e di elaborazione della violenza e, quando ne ravvedono la necessità, propongano un percorso personalizzato volto all’inserimento lavorativo e, quindi, all’indipendenza economica.
Il percorso approvato costituisce l’offerta di misure specifiche per accompagnare ad una occupazione le donne vittime di violenza.
Inoltre, la Regione Emilia-Romagna partecipa dagli anni ’90 al sistema nazionale per la tutela di vittime di tratta, promosso e coordinato dal Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.

L’intervento promosso e coordinato dalla Regione Emilia-Romagna è denominato “Oltre la Strada”. Le potenziali vittime di tratta richiedenti asilo sono negli ultimi anni in gran parte donne vittime di sfruttamento sessuale. L’operazione approvata costituisce l’offerta per le persone in carico al progetto regionale “Oltre la strada” di attività formative per accompagnarle nella conoscenza dell’organizzazioni del mercato del lavoro, nell’acquisizione di competenze di base, trasversali e tecnico professionali. /BM

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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