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da: La Giunta Comunale e il Gruppo Consiliare di Maggioranza

Con riferimento ai contenuti del comunicato congiunto delle “pseudo-forze” politiche comacchiesi in merito alle dichiarazioni dell’assessorato alla Sanità della Regione Emilia Romagna, siamo a replicare quanto segue. Già un comunicato ufficiale del Sindaco aveva evidenziato tempestivamente l’inadeguatezza delle motivazione addotte e l’imbarazzante riscontro da parte dell’Assessore regionale. Spiace leggere tra le righe delle dichiarazioni degli esponenti partitici la carenza di argomentazioni, alla quale siamo per altro già abituati dai nostri consiglieri di minoranza, nonché una confusione strumentale che intreccia salvaguardia di servizi ospedalieri a “politiche fallimentari che da troppo tempo minano le reali vocazioni economiche della città dei Trepponti”. Dichiarazioni che assumono connotati lontani da quelli della lotta ospedaliera e soprattutto grotteschi in virtù del fatto che tali accuse vengono mosse da forze politiche che hanno contribuito al declino della città lagunare e che di tanto in tanto si rivestono di nuova verginità politica. Partiti di centro-sinistra che hanno governato per decenni decidendo all’interno delle segreteria il destino della comunità, oltre a schieramenti di centro-destra che eletti nel 2010 hanno gestito la cosa pubblica come il “circolo della briscola” portando la città ad un umiliante commissariamento da parte dello Stato. La maggioranza di governo, con tutti i mezzi a disposizione, continua a difendere a spada tratta il diritto alla salute e come più volte dichiarato per ciò che attiene la tematica sanità non condivide (e non ha condiviso dal 2012 ad oggi) le scelte delle riorganizzazione provinciale del servizio sanitario. Le votazioni nella CTSS sono testimonianza di tutto ciò. Per ciò che attiene le scelte politiche, nonostante le lusinghe di destra e di sinistra dopo la nostra espulsione dal Movimento 5 Stelle, abbiamo deciso di rimanere autonomi e senza alcun appoggio esterno, essendo espressione della democrazia legittimamente consegnata dai cittadini ad un gruppo di governo, solido, privo di condizionamenti e che ha l’obbligo di assumersi la responsabilità per cui è stato eletto. A distanza di circa tre anni dalle elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale di Comacchio, uno dei grandi risultati che abbiamo ottenuto è stato portare alla luce le contraddizioni ed i limiti della vecchia politica, autoreferenziale e incapace di costruire il cambiamento, pronta ad ogni sorta di compromesso pur di conservare le proprie posizioni di potere. Ci abbiamo messo la faccia fin da subito e i “dinosauri” della vecchia politica e dei partiti, sottoscrittori di questa penosa richiesta, hanno ormai fatto il loro tempo e ci auguriamo che non possano più occupare posti di potere, nemmeno dopo la fine di questa legislatura. Noi andiamo avanti per la nostra strada, con l’obiettivo di restituire dignità alla politica locale e nuove chance alla città, affinché rinasca dalla sue ceneri e continui a punire con il proprio voto chi l’aveva ridotta nello stato in cui ci è stata consegnata. Respingiamo con fermezza la richiesta di dimissioni, ma al contrario chiediamo le dimissioni di tutti i consiglieri di minoranza e di tutti i vertici di partito locali per ridare nuova dignità alla politica comacchiese.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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