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I progetti, l’umanità, l’impegno e i sogni di IBO Italia e dei suoi volontari.
Foto, racconti e numeri per capire, conoscere, emozionarsi. Un prezioso strumento di trasparenza verso sostenitori ed opinione pubblica.

“La pubblicazione del Bilancio Sociale è sempre occasione di riflessione, un momento per interrogarsi su ciò che abbiamo fatto e sulla direzione verso cui intendiamo andare”. Con queste parole, Alberto Osti, riconfermato alla guida di IBO Italia nella recente assemblea dei soci del 31 maggio, apre l’introduzione alla nuova edizione del Bilancio Sociale che presenta numeri, foto e racconti del 2017 con alcuni focus anche sui primi mesi del 2018.

Veste grafica ormai consolidata e alcune novità per una pubblicazione arrivata alla decima edizione. Più spazio per i racconti dei volontari e dei beneficiari, due pagine che ripercorrono le celebrazioni dei 60 anni e altre due per i neonati Corpi Civili di Pace, una sezione per l’impegno verso i ragazzi delle zone colpite dal Terremoto in Centro Italia. Poi le certezze di sempre: tantissime foto da luoghi vicini e lontani, le citazioni ed i grafici che approfondiscono le diverse attività, le entrate e le uscite (e la loro suddivisione e composizione), i finanziatori e gli stakeholder, le aziende amiche, i donatori privati e la trasparenza nell’utilizzo delle donazioni.

Alcuni numeri in evidenza: 926 i volontari coinvolti, 96.127 le ore che hanno donato; 242 i giovani coinvolti in Campi di Volontariato, 49 in progetti di Servizio Civile, 15 in programmi dell’Unione Europea; più di 2.000 gli studenti incontrati in 55 laboratori nelle scuole fra Parma e Ferrara, 49 gli adolescenti delle zone colpite dal sisma ospitati nella scorsa estate. Quasi 20.000 beneficiari diretti e indiretti dei progetti in Perù, Ecuador, Romania, Tanzania e Ucraina sostenuti anche dalle tante iniziative di Fund Raising partecipato.

“Vi abbiamo soddisfatto? Siamo stati all’altezza degli inviti alla solidarietà di Papa Francesco? – prosegue nella sua introduzione il presidente Osti – La solidarietà, certo. Un dono di cui tutti abbiamo bisogno e che, fino a poco tempo fa, sostituiva pienamente la ricchezza. Perché a dare speranza e protezione non era solo il denaro: erano soprattutto i legami e la fiducia che avevamo l’uno verso l’altro. Al loro posto, oggi, regnano sospetto e paura: paura di essere raggirati, frodati, ingannati. Un fardello che le ONG stanno portando come una croce, conseguenza anche dei nostri limiti e della nostra autoreferenzialità, ma che nasce, ed è triste constatarlo, da precisi intenti e ambizioni di potere. Eppure, tante persone e tante comunità che incontrerete leggendo queste pagine, si aspettano un aiuto da noi. Ed allora ecco il messaggio che ci piacerebbe far passare: ricordiamoci della speranza”.

Una speranza che passa anche da una nuova struttura per sede nazionale di Ferrara, alla quale sono dedicate le due pagine conclusive della pubblicazione che si aprono così:

“Da tempo, infatti, lo stabile di Via Montebello, a Ferrara, iniziava a starci stretto e non ci dava la possibilità di poter offrire alcune opportunità che ci stanno sempre più a cuore: la partecipazione attiva dei cittadini ferraresi e non solo, l’ospitalità di volontari da fuori città e da fuori Italia, l’aiuto concreto ai bisogni del territorio specialmente legati al disagio giovanile. Tenere quell’incredibile ricchezza che deriva dalla cooperazione e dal volontariato internazionale relegata dietro ad una scrivania di un ufficio non ci bastava più: avevamo bisogno di condividerla, farla diventare scoperta, meraviglia, speranza e soprattutto renderla accessibile, concreta, comprensibile e vicina alle vite di ognuno di noi”.

E proprio per far arrivare la pubblicazione alle tante persone interessate alla nuova sede presso la ex Scuola Banzi, IBO Italia metterà a disposizione copie del Bilancio Sociale in alcuni luoghi del quartiere di Via Boschetto e sarà presente con uno stand in occasione della manifestazione Lady Burger Fest a Cocomaro di Cona.

Link utili

Bilancio Sociale 2017: restiamo umani e solidali

IBO Italia

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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