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Da: Ufficio Stampa Comune di Bondeno

Francesca Aria Poltronieri e Francesca Piacentini: “Riconosciuta la bontà della progettualità messa in campo e il ruolo delle Associazioni da noi coinvolte”.

Si dice che l’unione fa la forza, se poi questa unione è fatta di tanti soggetti del Terzo settore che lavorano all’unisono con le istituzioni, allo scopo di rendere la società più equa, il risultato ha certamente una valenza maggiore. Lo sanno bene a Bondeno, dove un progetto che si chiama “Rete Donna” ha ricevuto il riconoscimento ed i finanziamenti della Regione, per promuovere la “rete” di rapporti creatasi per accogliere tutte le esigenze delle donne del territorio. Un progetto nato alcuni mesi fa e approvato anche in Consiglio comunale, e che sarà finanziato con 22mila e 400 euro (suddivisi in due anni) di cui 17mila e 920 euro da parte della Regione. Un contributo utile per sostenere le varie attività previste nel progetto: da quelle formative a quelle riguardanti le pari opportunità, fino all’assistenza che sarà fornita a chi lavora ed ha bisogno di aiuto. «Crediamo molto in questo progetto – spiegano l’assessore alle Pari opportunità, Francesca Aria Poltronieri, e l’assessore alle Politiche sociali, Francesca Piacentini – perché nella società contemporanea la donna va sostenuta e valorizzata, dal momento che è costretta a conciliare la sua legittima aspirazione professionale, con il suo ruolo di madre e, spesso, di “care giver”, che svolge lontano dai riflettori. Assistendo gli anziani e le persone malate o diversamente abili della propria famiglia». In che modo il progetto potrà riequilibrare il discorso nell’ambito delle pari opportunità? «Abbiamo voluto coinvolgere diversi soggetti, come Ial Emilia-Romagna di Ferrara, La Locomotiva, la Cooperativa sociale Serena, Coop sociale In Cammino e la Parrocchia di Scortichino, tutte già coinvolte in numerose nostre iniziative. Lo scopo è quello di fornire formazione, aiuto e contribuire al ruolo delle donna nella società. Per esempio, arrivando a definire un “albo” delle collaboratrici familiari (quelle che in gergo vengono definite “badanti”) e delle baby-sitter – dicono Poltronieri e Piacentini – che sono figure alle quali, prima o poi, molte persone sono costrette a chiedere aiuto. Non vogliamo lasciare indietro nessuno e, anzi, vogliamo implementare la nostra capacità di lettura del bisogno, attraverso questa rete di attori sociali distribuiti sul territorio, per essere in grado di leggere (prima) i mutamenti della società». Il progetto “Rete Donna” ha ricevuto il contributo di 17mila e 920 euro dalla Regione, mentre il Comune inserirà il resto del budget necessario. La Regione Emilia-Romagna erogherà 3mila e 584 euro per il 2019 e 14mila e 336 euro per il 2020. Nella speranza, naturalmente, che “Rete Donna” possa tracciare un sentiero, lungo il quale proseguire anche in futuro.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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