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Da: Ufficio Stampa Comune di Bondeno

In molti avevano provato ad immaginare l’attimo in cui il santuario della Madonna della Pioppa sarebbe tornato agibile, ma certamente in pochi avrebbero potuto ipotizzare uno scenario tanto toccante. Per un luogo di culto che rappresenta una meta ideale di un pellegrinaggio devozionale che porta ad Ospitale di Bondeno migliaia di visitatori, ogni anno. L’evento di ieri pomeriggio, per celebrare la riapertura del santuario dopo la ricostruzione post-sisma, è stato scandito da varie tappe. Il cui punto più altro è stato certamente l’omelia della messa solenne officiata dall’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Gian Carlo Perego. Il quale si è soffermato sulla figura di Maria Vergine e sul suo ruolo «in mezzo alla gente, tra il popolo. Come deve fare la Chiesa, e per questa ragione siamo qui oggi in questo luogo riaperto dopo le ferite del terremoto – ha detto monsignor Perego dall’altare del piccolo santuario – per continuare a pregare Maria, affinché sia vicina alle famiglie, quale madre di grazia, oggi come allora». Dal palco erano intervenuti anche il prefetto, Michele Campanaro, ed il questore Gianfranco Pallini, assieme al comandante dell’Aeronautica, Andrea Saglia. Presenti anche l’Arma dei Carabinieri, i Vigili del fuoco volontari, la Protezione civile e numerosi altri corpi dello Stato. «S i dice che un sisma provochi cesure. Non soltanto nelle costruzioni e nei manufatti creati dall’uomo, ma nelle stesse comunità che vengono colpite dalla calamità – ha preso la parola il sindaco di Bondeno, Fabio Bergamini –. Cesure che sono in grado di mandare in crisi valori, destabilizzare la coesione sociale, nel momento stesso in cui i luoghi di culto e di aggregazione vengono resi inagibili. La società perde un suo modo di essere, senza i luoghi di frequentazione, che sono parte integrante del proprio modo di vivere. Per questa ragione, diventa quanto mai indispensabile ricostruire tutti quei luoghi che sono incardinati nel “dna sociale” e nella vita delle persone. Senza ombra di dubbio, le chiese sono tra questi luoghi». E Bondeno da ieri ha recuperato un altro di quei luoghi di culto: circa venti sul territorio comunale, solo due dei quali agibili dopo il terremoto del 20 e 29 maggio di sette anni fa. La cerimonia scorre secondo il programma, con diversi momenti di preghiera. Tra il pubblico, sono presenti tutti gli assessori della Giunta matildea, con anche l’onorevole Emanuele Cestari. Rimane il tempo per le fasi meno formali della cerimonia: il concerto delle campane, il sorvolo degli aerei e degli alianti, il concerto bandistico. Quello che più conta, però, è stato vedere riaperto il santuario ai fedeli. I quali, d’ora in poi, potranno ricominciare ad ammirare e rivolgere una preghiera all’effige sacra della Madonna della Pioppa.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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