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Da: Ufficio Stampa

Si è svolta oggi la riunione dei componenti del Patto per il Lavoro della Regione Emilia-Romagna, con lo scopo di condividere una posizione unitaria e rappresentativa di tutto il sistema economico regionale per l’incontro con il Governo, previsto per oggi alle ore 18.
Confartigianato Imprese Emilia-Romagna, rappresentata dal presidente Marco Granelli, che ricopre anche la carica di vice presidente vicario nazionale, ha partecipato e condivide il metodo di lavoro impostato sul confronto e sulla condivisione in seno a questo organismo distintivo della nostra regione, inteso anche come cabina di regia per la gestione di questa complessa fase storica.

Confartigianato Emilia-Romagna ha chiesto che le riaperture in questa fase di transizione siano concesse sulla base delle possibilità delle aziende di garantire adeguate condizioni di sicurezza, indipendentemente dalla filiera di appartenenza. Fra queste l’Associazione individua fra le prioritarie le imprese dell’Acconciatura e quelle dell’Edilizia, due settori pesantemente penalizzati dalle misure di blocco sociale

“E’ importante la ripresa delle attività di acconciatura – spiega il presidente Marco Granelli – non solo per i motivi evidenti di difficoltà economica di un settore che conta circa 10.000 imprese e che è completamente fermo da oltre un mese, ma anche perché una ripresa delle attività sarebbe un valido contrasto a fenomeni di abusivismo segnalati sempre più frequentemente in tutto il territorio regionale”.

Le imprese di acconciatura sono perfettamente in grado di garantire la sicurezza poiché possono ricevere per appuntamento regolando gli accessi dei clienti a turno sulla base della metratura del salone, possono far uso di dispositivi di protezione individuale, quali mascherine, visiere, guanti, camici monouso.

Allo stesso modo deve poter riaprire rapidamente il comparto delle Costruzioni, che conta circa 70.000 unità. Marco Granelli ribadisce la necessità di un intervento straordinario: “Occorre una celebrità assoluta per mettere in campo cantieri e opere pubbliche per rafforzare un settore dell’economia già penalizzato nel corso degli anni e che costituirebbe un importante volano di ripresa. Quando diciamo celerità intendiamo anche l’urgenza di un decisivo taglio alla burocrazia; in Italia le imprese devono muoversi fra 160 mila norme, quando in Germania solo meno di seimila. Solo dal 13 aprile a oggi sono state emesse nel nostro Paese 367 ordinanze regionali”.

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CONFARTIGIANATO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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