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Come gruppo di “Cittadini in difesa della Biblioteca Rodari” nei giorni scorsi abbiamo inviato una lettera, che riproduciamo qui sotto, per chiedere un incontro sulle problematiche e le prospettive della Biblioteca Rodari, servizio del quale sentiamo gravemente difficoltà e necessità.
Purtroppo a tutt’oggi non abbiamo avuto alcuna risposta.
Speriamo ancora che le promesse di ascolto della società civile altre volte proclamate, trovino presto riscontro; certamente noi non desisteremo dall’occuparci del tema, sempre nel rispetto dei ruoli di ciascuno ma con la convinzione che anche la nostra voce abbia il diritto di essere ascoltata.
Con preghiera di pubblicazione.
Cordiali saluti
Luigi Rasetti
a nome e per conto del gruppo di cittadini a difesa della Rodari
testo della lettera inviata agli Amministratori:
Gentile Sindaco Fabbri,
Gentile Assessore Gulinelli, 

come sapete, il 3 ottobre scorso si è tenuta una pubblica manifestazione davanti alla Biblioteca G. Rodari, alla quale hanno partecipato numerosi cittadini (oltre 170 presenze registrate), che si sono uniti agli organizzatori per esprimere grave preoccupazione per la crisi della Rodari. 
Facendo seguito a tale iniziativa, siamo a chiedere ad entrambi di voler partecipare ad una pubblica assemblea nel quartiere Krasnodar allo scopo di dialogare con i cittadini su: 

1. Riapertura al pubblico della Biblioteca Rodari di v.le Krasnodar 102 ad orario pieno, il prima possibile.
2. Ripristino di personale bibliotecario specializzato (3 postazioni fisse, in presenza) in tempi brevi.
Inoltre, a seguito delle recenti dichiarazioni del sig. Sindaco sulla nuova biblioteca del Sud della città da collocare all’Ippodromo, vorremmo capire ed eventualmente avanzare richieste e proposte su:
3. Individuazione di una più idonea sede della Rodari sempre nel quartiere di V.le Krasnodar e nel contempo condividere una eventuale nuova destinazione d’uso dei locali di V.le Krasnodar102 che, per il vuoto di servizi di comunità che si creerebbe col trasferimento della biblioteca, potrebbe rappresentare un punto di riferimento di incontro a livello civico.

Chiediamo che tale assemblea pubblica possa aver luogo entro le prossime 2-3 settimane. Siamo fiduciosi che la nostra richiesta venga accolta favorevolmente e con spirito costruttivo. Da parte nostra, assicuriamo la massima disponibilità a collaborare ed operare nell’ottica del bene comune. Ringraziando per l’attenzione, restiamo in attesa di un riscontro e porgiamo cordiali saluti.

Cittadini a difesa della Biblioteca Rodari

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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