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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Pubblicata la graduatoria dei progetti di ricerca industriale strategica realizzati dai laboratori della Rete regionale alta tecnologia con il coinvolgimento delle imprese. Nelle prossime settimane l’esito di un altro bando, riservato alle sole imprese, che porterà ad una analoga quota di ricercatori da assumere. L’assessore regionale Costi: “In Emilia-Romagna c’è un tessuto economico capace di rispondere alle sfide dell’innovazione in grado di generare nuova e qualificata occupazione”.

Bologna – Al via l’assunzione in Emilia-Romagna dei primi 490 ricercatori. È quanto previsto dai 40 progetti finanziati dalla Regione con 35 milioni di euro. Si tratta del primo bando – di cui è stata pubblicata la graduatoria e al quale seguirà la pubblicazione dei risultati di un altro bando, riservato alle imprese, che porterà ad una analoga quota di ricercatori da assumere – relativo ai “Progetti strategici di ricerca industriale” realizzato con le risorse europee del Por Fesr 2014-2020. L’iniziativa ha riguardato progetti di ricerca industriale strategica realizzati dai laboratori della Rete regionale alta tecnologia con il coinvolgimento delle imprese.
«L’esito del bando – ha sottolineata l’assessore regionale alle Attività produttive Palma Costi – mette in evidenza che in Emilia-Romagna c’è un tessuto economico capace di cogliere in modo proattivo le opportunità fornite dai fondi per la ricerca industriale. Per la prima volta, nel bando laboratori, vengono coinvolte, senza finanziamento, anche almeno due imprese per progetto. Questo bando, uno dei primi portato a conclusione con i fondi europei della nuova programmazione, dimostra la capacità del sistema regionale di saper rispondere alle sfide dell’innovazione in grado di generare nuova occupazione. Altamente qualificata».
Sistema agroalimentare, meccatronica e motoristica, industrie della salute e del benessere: sono questi gli ambiti che hanno registrato le performance migliori nella graduatoria generale. I settori d’intervento riguardano: il sistema agroalimentare, il sistema dell’edilizia e delle costruzioni, la meccatronica e la motoristica, le industrie della salute e del benessere e le industrie culturali e creative. Per ciascuno di questi ambiti sono stati finanziati i primi 4 progetti in graduatoria. A seguire, finanziati i migliori in ordine di graduatoria generale.
Per ogni progetto vi sono fino a 5 partner e complessivamente tutto il sistema regionale della ricerca viene coinvolto, insieme ai centri per l’innovazione ed altri partner col ruolo di stakeholder, come alcune strutture sanitarie.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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