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Le calotte non funzionano e non funzioneranno.
Ogni giorno, per ragioni di lavoro, passo in Rivana con l’auto. Credo che ormai Hera abbia una rassegna fotografica delle mie segnalazioni di abbandoni tramite la sua app. Non ho approvato la metodologia introdotta ma questo non mi porta a non trovare sgradevole accorgermi di sacchetti (e non solo) abbandonati per la città. Ferrara la vorrei ordinata e pulita come si merita. Cito la Rivana perché la vedo costantemente con i miei occhi: sacchi, mobili, pattume sparso ovunque oltre che essersi trasformata in un luogo di scarico costante di sfalcio di erba e alberi, tanto da creare montagnole di erba in decomposizione.
No. Non è questa la città che mi piace e il mio sentimento è condiviso da tutti i cittadini che stanno venendo ai banchetti di raccolta firme del comitato per la deliberazione di iniziativa popolare che a breve, insieme a Ferraraincomune, presenteremo al Consiglio Comunale.
Siamo al ridicolo a voler difendere un sistema che non funziona: il degrado lo vediamo tutti, ammesso da impietose statistiche del gestore e enti terzi che affermano che ci sono 140 tonnellate di rifiuti abbandonati che costantemente girano per le nostre strade e nei nostri canali, con un danno ambientale e un costo economico che, detto dall’Assessora Ferri, si traduce in 1,50 euro a sacchetto… diciamo 200/250mila euro di costo di recupero del rifiuto a cui dovremmo necessariamente aggiungere anche la bonifica dei territori contaminati?
Con vigore, ormai da tempo, come Comitato Mi Rifiuto, chiediamo all’Assessora un atto di trasparenza, sereno e intellettualmente onesto: avviare una analisi seria e imparziale sui dati decantati dell’aumento della differenziata. Abbiamo chiesto e continuato a chiedere dati affidabili sulla qualità del rifiuto ma ci sono sempre stati negati. Per quale motivo? Mi dispiace ribadire che pesare il camion che arriva in stabilimento non stabilisce che quel rifiuto sia effettivamente riciclabile, soprattutto se poi si afferma che la qualità del rifiuto non ha le aspettative desiderate ed è peggiorata con le calotte. Se fossi un amministratore non mi riterrei semplicemente perché è incrementato solo ciò che finisce nell’inceneritore.
Il circuito dei rifiuti deve incrementare la qualità ambientale, incentivare l’economia circolare possibilmente con la creazione di lavoro e non aumentare una tariffa che, già si preannuncia, probabilmente non calerà nel 2019 come strombazzato nei mesi scorsi.
Questa è una palese sconfitta del sistema: non abbiamo qualità del rifiuto, l’ambiente e la salute peggiorano e il servizio, ahimè costa uguale o di più e migliaia (dato da non trascurare) di mancate tessere ritirate. Anche questo ultimo dato deve far riflettere: a un anno di distanza, né il comune né il gestore sono stati in grado di far emergere un sommerso di quantità rilevante. In quante migliaia di euro di mancati introiti si dovrà quantificare questa imperizia? È un danno economico che ricadrà su chi si è messo in regola e stavolta non per inciviltà del cittadino ma per uno strumento non adatto all’ottimizzazione del servizio: qui la colpa è di chi ha introdotto una tessera Smeraldo senza porsi il modo di come gestirla e verificarla!
A parità di costo, se la qualità peggiora, il servizio peggiora. Allora perché perseverare? Errare è umano. Perseverare è diabolico. Credo che la città accetterebbe con l’onore delle armi l’ammissione di questa amministrazione di aver sbagliato clamorosamente. Lo dico, prima che ci si trovi magari alla beffa finale di un aumento della Tari per il prossimo anno. Smettiamola di prenderci in giro e affrontiamo con serietà il problema. Ferrara lo merita.

Paolo pennini
Comitato Mi Rifiuto

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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