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La sfida del futuro che si apre sia sul piano economico sia sul piano sociale comporta per le imprese processi globali di innovazione non solo sui nodi strutturali (innovazione tecnologica, assetti societari, trasparenza economica etc.), ma anche sugli aspetti culturali.
La qualità dell’ambiente è un diritto fondamentale dei cittadini e dunque deve crescere la ricerca di miglioramento e gli obiettivi di base a cui tendere:

  • ricerca di efficacia ed efficienza dei servizi (verso la cultura del benessere);
  • sviluppo dell’informazione (rendere partecipi su qualità e sicurezza);
  • ricerca costante di collaborazione dei cittadini (impegno civile);
  • sviluppo di una corretta educazione ambientale (favorire la sostenibilità).

La cultura dei servizi di pubblica utilità, in sinergia fra cultura tecnologica e cultura sociale, gioca un ruolo determinante nel progettare e pianificare il percorso di ‘erogatori responsabili’ impegnati nella gestione ambientale e di impresa.
Bisogna dunque individuare come chiave strategica la prevenzione dei rifiuti anche attraverso la trasformazione degli stessi in risorsa, perché prevenire la loro produzione non è solo un’azione ecologica, ma anche un’azione in grado di far risparmiare danaro e creare posti di lavoro.

Il problema dei rifiuti non è solo globale, è prima di tutto un problema locale; per questo anche Clara si impegna ogni giorno con competenza, efficacia e puntualità per garantire servizi di raccolta funzionali e di alto livello, minimizzando nel contempo l’impatto ambientale dei rifiuti.
Qualche mese fa, in occasione dell’evento costitutivo della nuova società, oltre a illustrare il percorso di fusione e gli obiettivi della nuova società, è stato presentato il ‘Manifesto per la rinascita dei rifiuti’, “un documento che raccoglie i valori e i modelli di Clara condivisi anche da altre aziende che come noi vogliono contribuire a costruire una civiltà in grado di produrre meno rifiuti e trasformare in risorsa quelli che ci sono, attraverso un approccio innovativo alla raccolta differenziata”.
Cinque sono i punti del Manifesto, che ha come sottotitolo “Dal loro recupero nasce la sfida per una società più giusta e un ambiente più pulito”.

  1. Il recupero effettivo deve essere il nuovo obiettivo strategico; la percentuale di recupero è dunque l’indice più affidabile e significativo.
  2. Il metodo di lavoro che garantisce i più elevati livelli di recupero è il porta a porta, che raccogliendo casa per casa ogni genere di rifiuto in maniera differenziata è anche in grado di attivare più efficacemente i principi di responsabilità.
  3. Occorre che i cittadini e aziende che si comportano in modo virtuoso siano premiati con tariffe più basse, pagate in base a quanto effettivamente si getta (principio Pay-As-You-Throw)
  4. Occorre che il modello industriale della società di gestione dei rifiuti sia mirato specificatamente al servizio di raccolta su misura.
  5. L’applicazione di questo modello è rafforzato da un approccio che premi la virtù di interi territori in ambiti di media dimensione integrati e non solo le volontà di singoli Comuni.

Il sistema dei servizi pubblici locali, nonostante sia al centro dell’attenzione da molti anni sia sul piano delle riforme possibili sia sul suo ruolo, evidenzia ancora posizioni contrastanti. Manca una condivisione di politica industriale, di sviluppo sociale ed economico dei territori. Deve crescere la condivisione del servizio pubblico locale in una logica di trasparenza e di sviluppo della qualità.
In alcune regioni, sicuramente in Emilia Romagna, le concentrazioni di imprese, la politica industriale di miglioramento e la crescita dell’imprenditoria pubblica hanno prodotto crescita del valore, economie di scala ed efficienza economica.
Si ritiene debba crescere il confronto sul delicato e prioritario ruolo dell’impresa di servizi pubblici, un’impresa che deve operare economicamente perseguendo fini collettivi e risultati sociali e quindi non è rappresentabile solo dall’efficienza e dal profitto, ma deve essere valutata misurando il contributo che essa apporta al benessere della società.
Clara ritiene che insieme ai cittadini si possa costruire una civiltà al tempo stesso più prospera e più pulita. Che produca meno rifiuti e trasformi in risorsa quelli che ci sono. È il principio dell’economia circolare: ovvero superare il concetto che un prodotto alla fine della propria funzione debba essere gettato o bruciato. Quasi sempre, in realtà, può essere trasformato in qualcos’altro. In un ciclo continuo, senza sprechi. Come avviene in natura. Ogni giorno, con un approccio mirato al recupero dei rifiuti, Clara lavora per fare un salto di qualità verso un’economia del benessere sostenibile, che porti vantaggi all’ambiente e costi più equi per i cittadini.

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Redazione di Periscopio


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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