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Da: Camera di Commercio

Qualche segnale positivo permetterà al valore aggiunto provinciale di uscire dalla recessione. Indicatori ancora negativi per le industrie di minori dimensioni e il commercio

Alla fine del 2016 il valore aggiunto provinciale segnerà finalmente un segno più, per poi consolidare nel 2017 il trend con variazioni più accentuate, mentre le indagini congiunturali hanno registrato indicatori positivi solo per le imprese manifatturiere di maggiori dimensioni che confermano, per il secondo trimestre consecutivo, un andamento della produzione in aumento, seppur modesto.
Questi i principali dati diffusi nell’ultima edizione dell’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara.
Le previsioni più recenti si basano su una stasi della crescita del commercio mondiale per l’anno in corso, cui farà seguito una ripresa nel 2017. Decelera quindi la crescita della produzione che dovrebbe riprendersi il prossimo anno. Anche la crescita dei Paesi industrializzati rallenta e le recenti incertezze a livello internazionale non fanno intravedere una pronta ripresa, tanto che la velocità del processo rimarrà pressoché stabile anche per il 2017. Al contrario la crescita nelle economie emergenti non subisce frenate e mostrerà una discreta ripresa anche l’anno successivo.
Secondo gli scenari di Prometeia, il valore aggiunto provinciale nel 2016 dovrebbe salire dello 0,6%, variazione positiva meno consistente rispetto a quanto rilevato per la regione Emilia- Romagna (+0,9%) e più vicina, seppur sempre inferiore, al dato nazionale (+0,7%).
La stima appare condizionata soprattutto dall’andamento positivo dell’industria (+1,3%) e in misura meno determinante dei servizi (0,5%). A rallentare la crescita è ancora il trend lievemente negativo delle costruzioni, che dal 2015 continuano comunque a registrare indicatori positivi del volume d’affari nell’indagine congiunturale del sistema camerale, mostrando così di aver intrapreso la via della ripresa. Il settore sarà l’unico a chiudere l’anno in corso con variazioni di segno meno nel valore aggiunto prodotto, mentre gli altri comparti, pur rilevando performance un po’ meno brillanti rispetto all’andamento medio dell’Emilia-Romagna, mostrano un’evoluzione più in linea con i dati riferiti all’Italia.
Rispetto all’andamento regionale, se la fine della fase di recessione per le costruzioni sembra in ritardo, l’avvio di una ripresa del settore industriale appare solo meno intensa di quanto si rileva per l’intera Emilia-Romagna, così come proseguirà la crescita nel settore dei servizi.
Nel 2017 gli indicatori dovrebbero migliorare e in particolare l’aumento percentuale del valore aggiunto provinciale supererà il dato nazionale (+0,9%); l’industria in senso stretto registrerà l’incremento di valore aggiunto maggiore.
Per quanto riguarda la previsione per le altre variabili, il rallentamento della crescita delle esportazioni rilevato anche negli altri ambiti territoriali di riferimento e determinato dalla frenata del commercio mondiale, in provincia di Ferrara si traduce in una vera e propria contrazione.
L’export dovrebbe invece ripartire nel prossimo anno, quando le variazioni positive degli acquisti esteri internazionali cresceranno con più convinzione.
Gli indicatori sul commercio internazionale, elaborati sulla base delle informazioni diffuse da Istat e riferiti al 30 settembre 2016, registrano una tendenza negativa delle vendite all’estero di Ferrara, già peraltro evidenziata nella prima parte dell’anno: l’export ferrarese nei primi nove mesi del 2016 è diminuito del -14,2%, quando il valore registrato della regione aumenta leggermente del +1,5% e il nazionale del +0,5%. La diminuzione è stata determinata essenzialmente dall’andamento negativo sul mercato statunitense (dove è diretto ora meno del 17% dell’export ferrarese, quando mentre nello stesso periodo dello scorso anno rappresentava più di un quarto del totale). In termini di prodotto, a causare la contrazione è stato soprattutto uno dei settori determinanti per l’andamento complessivo dell’economia provinciale: l’automotive riduce infatti le proprie vendite all’estero a meno di un terzo rispetto a quanto registrato nel 2015 e cala la propria incidenza a poco più del 10%. La tendenza positiva ha prevalso in altri comparti come l’agricoltura, il sistema moda, gli apparecchi elettronici e, in particolare, i macchinari che rappresentano quest’anno la voce più importante dell’export ferrarese. Questi trend positivi compensano ampiamente le contrazioni di pesca, prodotti chimici, prodotti in metallo ed apparecchi elettrici, così, escludendo la voce dei mezzi di trasporto, registreremmo una variazione positiva del 12,5%.
I risultati della rilevazione sulla congiuntura, indagine svolta dal sistema delle Camere di commercio dell’Emilia-Romagna, evidenziano un rallentamento nella ripresa che appare ancora incerta, diffusa a macchia di leopardo tra i settori, ma soprattutto tra le imprese più o meno innovative ed esportatrici in un tessuto imprenditoriale particolarmente vulnerabile.
Secondo i dati della rilevazione di ottobre, prosegue, molto timidamente, la tendenza positiva dei principali indicatori congiunturali del settore manifatturiero (produzione, fatturato, export), ma si riduce l’intensità della crescita rispetto ai tre mesi precedenti. La debole ripresa non ha coinvolto le imprese più piccole che in questo trimestre registrano variazioni negative, con ordinativi che, in generale, faticano però a ripartire.
Meno determinanti del solito le performances delle imprese con almeno 10 addetti che hanno evidenziato una crescita inferiore al trimestre precedente, con ordinativi in calo rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Solo l’industria dei metalli e l’aggregato delle altre industrie (che comprende imprese chimiche e della lavorazione dei minerali non metalliferi) registrano variazioni positive nella produzione. Per tutti gli altri settori si sono rilevate decrementi nella produzione, con fatturato in crescita per l’agro-alimentare e l’industria delle macchine elettroniche. Da segnalare una crescita del fatturato estero del sistema moda, come peraltro confermato dai dati Istat, ed indicatori positivi per la stessa variabile nel gruppo delle imprese di minori dimensioni e anche tra il limitato numero di imprese artigiane esportatrici.
Le previsioni per gli ultimi tre mesi del 2016 sono comunque orientate ancora verso la stabilità e la prudenza. Per circa la metà del campione i livelli di produzione, fatturato e ordinativi rimarranno invariati rispetto al trimestre precedente, ma contemporaneamente aumenta la quota di imprese che invece prevedono un aumento, superando un terzo del campione.
Il commercio conferma il trend negativo dello scorso trimestre, trascinato dai comparti al dettaglio. Più consistente la riduzione delle vendite per il comparto dei prodotti non alimentari (-4,4%), mentre per la grande distribuzione la variazione positiva del +1,5% risulta sempre superiore al dato rilevato per l’intera regione (-0,4%). Con giacenze adeguate e mai scarse, le aspettative delle imprese commerciali per le vendite dell’ultimo trimestre del 2016 migliorano anche in vista del periodo delle festività, senza raggiungere l’ottimismo rilevato lo scorso anno.
Già dal primo trimestre del 2015 il mercato immobiliare e le costruzioni hanno registrato i primi segnali di recupero. Così il trend del volume d’affari delle costruzioni al 3° trimestre 2016 si conferma positivo, anche se la variazione risulta rallentata rispetto a quanto rilevato nello stesso periodo dello scorso anno. Al confronto con il trimestre precedente la produzione è aumentata per oltre la metà del campione, mentre il volume d’affari per circa due terzi delle imprese intervistate (quota in aumento rispetto al trimestre precedente) è atteso in crescita, con trend generalmente migliori rispetto alle altre province della regione.

Buoni i risultati anche del turismo. Nel complesso della provincia gli arrivi sono cresciuti, con un aumento sia del turismo nazionale sia di quello straniero. Per quanto riguarda le presenze (numero di pernottamenti) i dati diffusi dalla regione evidenziano cali imputabili essenzialmente ad una conteggio più rigoroso degli ospiti stagionali dei campeggi (clienti con contratto di affitto di lungo periodo di piazzole) che dal 2016 vengono esclusi. Così sulla costa vengono rilevati aumenti di turisti solo tra gli esercizi alberghieri, essendo sparite circa mezzo milione di presenze fino al 2015 rilevate.
In città, dopo le consistenti variazioni positive degli scorsi anni, si registrano ancora aumenti, soprattutto per quanto riguarda il turismo straniero. Crescono anche i pernottamenti dei turisti italiani, così come migliorano i dati riferiti ai soli esercizi alberghieri.

L’immagine che si ricava dalla lettura della dinamica dei dati di demografia delle imprese al 30 novembre, è quella di un sistema imprenditoriale che, in termini di vitalità anagrafica, fatica a rientrare verso i numeri degli anni ante-crisi, senza riuscire a stabilizzare lo stock di imprese. Se le cessazioni fanno segnare un leggero incremento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando si registrò il valore più basso dal 2004, le iscrizioni registrano un nuovo minimo storico. Il saldo della movimentazione per gli undici mesi del 2016 risulta così pari a -179 unità, per un totale di imprese registrate pari a 36.077, con contrazioni soprattutto nei settori delle costruzioni e dell’agricoltura. I settori che crescono sono anche quelli il cui peso percentuale aumenta. Si tratta di attività legate al terziario, in particolare di servizi alle imprese, cresciuti in sei anni di quasi un punto percentuale, e delle attività turistiche. Nonostante la crisi del settore, le imprese del commercio costituiscono ancora la seconda attività per numerosità che in termini relativi, non accennano a perdere quota.

Dal lato della forma giuridica, si continua a rafforzare il peso delle società di capitale, in virtù degli aumenti delle nuove forme di società a responsabilità limitata (semplificata e a capitale ridotto), mentre perdono terreno le forme giuridiche ‘personali’, ovvero società di persone e imprese individuali. Il piccolo gruppo delle “altre forme societarie” rimane pressoché costante.
L’analisi per tipologia di impresa evidenzia la parziale tenuta delle imprese femminili, è stata determinata anche da settori dove la presenza femminile è relativamente più bassa, come i trasporti. Il numero di iscrizioni è stato inferiore rispetto all’anno precedente, mentre le cancellazioni sono leggermente cresciute, così il saldo è tornato, per poche unità, ad essere negativo, mostrando comunque un trend, almeno in termini relativi, meno pesante rispetto alle imprese non femminili.
Il calo delle imprese giovanili non dipende dal saldo sempre positivo tra nuove iscrizioni (in lieve calo) e cancellazioni, ma piuttosto dalla perdita dello stato di ”giovanili” delle imprese iscritte in precedenza.
Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno il numero di iscrizioni delle imprese straniere è cresciuto, a fronte di un numero stazionario di cessazioni. Grazie ancora ad un saldo positivo, lo stock totale è aumentato, pur registrando contrazioni nel settore manifatturiero.

Dal lato del credito il deterioramento dei prestiti continua per tutte le branche di attività produttive. Il trend rimane meno pesante per le imprese di dimensioni medio-grandi, che detengono più dei due terzi dei prestiti del mondo imprenditoriale. Andamento migliore in regione, dove le contrazioni sono più ridotte rispetto a quanto si rileva in provincia. I finanziamenti alle famiglie confermano invece la lieve ripresa già rilevata lo scorso trimestre. Prosegue anche il trend positivo dei depositi, condizionato dal sempre significativo apporto del risparmio delle famiglie, comunque in progressivo rallentamento. Quasi la metà della consistenza provinciale è rappresentata da depositi con durata prestabilita o rimborsabili con preavviso. Per quanto riguarda la componente del risparmio finanziario dei titoli a custodia, è confermato un trend decrescente, più accelerato per la componente delle obbligazioni di banche italiane rispetto ai titoli di stato nazionali.

Al 31 settembre, a fronte di un numero di fallimenti ormai pressoché costante e protesti in diminuzione per quantità e valore, il numero degli scioglimenti e liquidazioni volontarie, è cresciuto rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+26,3%). L’aumento risulta più consistente rispetto all’andamento regionale e a quello nazionale (+11,4% l’Emilia-Romagna e +2,7% l’Italia).
Le procedure risultano in calo solo per l’agricoltura (-4), mentre rimane stabile il settore dei trasporti.
Il commercio è ancora il settore dove si concentra il numero più rilevante di procedure.

Per il mercato del lavoro, le stime Prometeiaper il 2016 evidenziano un’evoluzione parzialmente positiva: il tasso di attività calcolato su tutta la popolazione, dovrebbe aumentare, così come del resto avviene anche a livello regionale, e il tasso di disoccupazione, pari al 2,6% nel 2007, giunto al 13,3% nel 2014, scenderà all’11%, andamenti ai quali corrisponde una crescita di unità di lavoro in tutti i settori, ad eccezione che nell’industria.

I dati trimestrali della rilevazione sulle forze di lavoro, disponibili solo al secondo trimestre, sembrano confermare queste previsioni: la media mobile delle ultime quattro rilevazioni fa registrare un tasso di occupazione in crescita nella sua componente maschile, e un tasso di disoccupazione in fase di ridimensionamento (in particolare quella maschile), ma ancora a due cifre.
Mentre prosegue il contenimento della cassa integrazione a livello nazionale (-13,9%), i dati regionali (+0,8%), ma soprattutto provinciali registrano aumenti. A Ferrara le ore complessivamente richieste sino al 31 ottobre sono più che raddoppiate (+122%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Crescono in particolare le ore di ordinaria, utilizzate in presenza di sospensioni o riduzioni temporanee e contingenti dell’attività d’impresa, conseguenti a crisi temporanee di mercato come mancanza di commesse che hanno coinvolto importanti imprese del territorio.

Nel complesso, dalla lettura dei dati disponibili, si avverte quindi qualche miglioramento nel clima di fiducia, sebbene la ripresa appaia ancora incerta e fragile, ma soprattutto limitata ad eccellenze produttive, realtà che hanno saputo innovarsi o sono presenti stabilmente sui mercati esteri.

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CAMERA DI COMMERCIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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