Skip to main content

di Alice Ferraresi

Nove euro per azione offerti all’azionista di Popolare Vicenza (circa il 15% del prezzo massimo raggiunto dall’azione). Il 15% del prezzo di acquisto offerto all’ azionista di Veneto Banca. In cambio l’azionista deve rinunciare alle azioni legali. Insomma, chiamarsi contento di portare a casa una perdita dell’85%.
Detta così, uno non aderirebbe mai. Piuttosto mi tengo aperte le porte dell’azione legale, vediamo intanto che succede. Perché dovrei portarmi a casa un misero 15%?
Il perché si capisce guardando non il proprio particolare nel ritratto, ma il quadro complessivo. Se almeno l’80% degli azionisti non aderisce all’offerta, non si fa nulla. E se non si fa nulla, la prima alternativa è: bail in. Infatti la DG competition (Unione Europea) potrebbe non autorizzare la ricapitalizzazione precauzionale già varata per Monte Paschi. Non prima, si intende, di una dimostrazione di solvibilità delle due banche fornita prima ed indipendentemente dalla ricapitalizzazione. Rischia quindi di essere un casino a cascata se gli azionisti (almeno in misura pari all’80%) non aderiscono all’offerta, perchè stavolta le dimensioni delle due banche sono talmente grandi che, se il loro capitale non viene considerato sufficiente a fronteggiare il rischio delle cause legali, va a finire male anche il fondo Atlante, nato (oltre che per assorbire i crediti deteriorati del sistema) proprio per ricapitalizzare le due banche venete – di cui attualmente è proprietario pressochè totale.

L’ipotesi del bail in appare quindi folle, scellerata, ma non impossibile. In questo caso, andrebbe zero a tutti. Non solo (ovviamente) agli azionisti, ma zero agli obbligazionisti subordinati, zero agli obbligazionisti senior e zero anche, se necessario per recuperare valore dalla svalutazione degli attivi marci(o crediti inesigibili), sui saldi di conto corrente sopra i centomila euro. Tradotto in parole povere, un esproprio tale da far collassare l’economia dell’intero nord est. Una Cassa di Ferrara, Marche, Etruria e Chieti moltiplicata per dieci se si guarda ai singoli istituti (qui hanno pagato “solo” azionisti e subordinatisti), moltiplicata per mille se si guarda al sistema, date le dimensioni delle due banche venete. L’effetto che viene in mente è quello di una bomba atomica economica.

La cosa grottesca, se la si guarda dalla prospettiva della provincia di Ferrara, è che ci sono clienti anche importanti che sono scappati da Carife a Veneto Banca per la paura del fallimento della banca ferrarese, e che adesso non sanno più dove scappare. Molti potrebbero tornare all’ovile abbandonato, ora sotto l’ombrello della Popolare Emilia Romagna (dopo un’agonia di tre anni e mezzo). Ma non è così semplice: l’unica liquidità realmente trasferibile in tempo reale è quella sul conto corrente. Il resto è illiquido.

Nessuno può permettersi di dare suggerimenti a cuor leggero, e chi li dà in finanza spesso è interessato, per cui è difficile trovare un operatore realmente indipendente dalle commistioni di affari (in questo ragionamento inserisco anche alcune associazioni di “tutela dei consumatori” che si buttano come sciacalli sul cadavere per fare soldi con le adesioni, garantendo molto fumo e poco arrosto). Tuttavia, in questa situazione di autentica emergenza nazionale del risparmio, che diventa ed è già emergenza dell’economia produttiva, un istinto di sopravvivenza globale spingerebbe a dare un sommesso ed accorato suggerimento: quello di aderire all’offerta (il termine è il 22 marzo). L’alternativa potrebbe essere quella di precipitare in un burrone, e siccome l’economia del nordest è strettamente intrecciata con quella del resto d’Italia, nel burrone rischiamo di finire tutti, esattamente come una locomotiva che trascina con sé nel baratro i suoi vagoni.

tag:

Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it