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da: ufficio stampa Coopcamelot

Dal 16 gennaio ricomincia a Barco il laboratorio di musicoterapia per persone affette dalla malattia di Parkinson.

Dopo la positiva esperienza dello scorso anno, si ripropone questa particolare attività, in collaborazione con la Clinica Neurologica dell’Università di Ferrara.
Il laboratorio nasce dal desiderio dell’Associazione “Gruppo Estense Parkinson” di mettere a disposizione delle persone affette da questa patologia, spazi e terapie in linea con le più recenti linee guida del Ministero della Salute, che inseriscono la musicoterapia nell’ambito delle terapie riabilitative in affiancamento a quelle farmacologiche.
Il progetto è interamente finanziato da G.E.Pa. col contributo delle persone partecipanti, ed è realizzato dalla cooperativa Camelot, attraverso i suoi operatori Elias Becciu musicoterapeuta e coordinatore del progetto, e Francesca Bonazza, educatrice.
Il laboratorio si tiene presso la sede del Centro Sociale “Il Melo” a Barco, e prevede dieci incontri della durata di due ore ciascuno, ogni sabato mattina dal 16 gennaio al 19 marzo. Parteciperanno quindici persone affette dalla malattia di Parkinson, anche in fasi differenti.
Attraverso l’elemento sonoro e musicale, si offre loro un contesto piacevole, non rivolto alla sola performance. Si stimola l’uso della voce, aspetto spesso molto compromesso dalla malattia, con tutte le sue conseguenze e ricadute sulla comunicazione e le capacità sociali delle persone. Si lavora su respirazione, articolazione dei suoni e fonazione. Ma più di tutto ci si riappropria di una dimensione sociale piacevole e arricchente, si lavora in gruppo, ci si esprime, si ascolta e si fa musica.
L’iniziativa ha anche lo scopo di riconoscere e sostenere, attraverso la disponibilità di un servizio temporaneo di sollievo, il valore del lavoro di cura dei familiari impegnati nel lavoro di accudimento e assistenza.
La musicoterapia appartiene a quel campo di terapie non farmacologiche che possono incidere in maniera significativa sulla qualità della vita delle persone e di conseguenza delle loro famiglie, che perdono la possibilità di vivere occasioni di espressione e socializzazione o che si trovano confinate in contesti medico-clinici che lasciano poco spazio alle relazioni umane, necessarie per una dignitosa qualità di vita.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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