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da: Circolo Arci Zone K

Sabato 28 Novembre 2015 al Circolo Arci Zone K di Malborghetto saranno di scena Gli Avvoltoi di Moreno Spirogi, per riproporre grandi classici ma non solo, in un live davvero imperdibile.

Gli Avvoltoi nascono a Bologna nel 1985, evoluzione diretta dei Mister Mat & The Baby’s Mind, quando Moreno Spirogi e Claudio Spirogi decidono che sarebbe stato l’inizio di un inaspettato progetto. Nel 1987 La Toast di Giulio Tedeschi pubblica il primo 7’’ con il titolo “Questa notte” contenente tre brani: l’inedita “Questa Notte” e le cover “Era un Beatnik” delle Teste dure e “Un uomo rispettabile”, la “Well respected” man dei Kinks. Il disco viene registrato con la collaborazione di Umberto Palazzo e lo stampo è dichiaratamente beat. La critica e il pubblico accolgono questo lavoro in maniera più che positiva e sull’onda del successo e della strabiliante carica dimostrata nei live, Nicola Vannini, talent-scout della Contempo propone un contratto al gruppo. Siamo nel 1988 quando esce il primo album targato Gli Avvoltoi. “Il nostro è solo un mondo Beat” arriva nei negozi e diventa, in poche settimane, un successo della musica indipendente italiana, raggiungendo le prime posizioni nelle classifiche di cinque importanti testate musicali italiane. Il 1989 porta un cambio quasi radicale di formazione e l’anno successivo esce “Quando verrà il giorno” un disco ben diverso dagli esordi, più maturo e ricercato, con venature di psichedelia, folk e proto-prog. Iniziano gli anni ’90 e il mercato discografico impone nuove espressioni musicali. Gli Avvoltoi continuano la loro battaglia e così dal 1992 al 1994 escono “Sono un uomo” (7″ Destination X), “Hush” (12″ Vù Ballè Vù), “Quando vuoi scappare” (7″ Destination X) e la raccolta con materiale inedito dal 1987 al 1993 “Ora sai perché” (LP Destination X). Anche la Sony Music, si interessa al gruppo ed inserisce il brano “Vorrei essere un vampiro” nella raccolta Dracula Compilation.
Dopo una pausa fisiologica gli anni di silenzio della band s’interrompono nel 1998 con la ripresa dei live e con le partecipazioni in varie compilation.
Le caratteristiche poliedriche e istrioniche de Gli Avvoltoi, sempre molto attenti al contatto con il loro pubblico, sviluppano in questi anni performance sempre più mature, imponendo uno stile con uno sviluppo sempre più personale.
Nel 2005 inizia quella che possiamo definire la terza fase, il gruppo con caparbietà e con indispensabili cambi di organico pubblica due singoli: il primo, “Gianni / Non Voglio Pietà”, per l’etichetta Teen sound; il secondo, I Capelli Lunghi / E Voi, E Voi, E Voi per la Skipping musez, che instaura un’amicizia e una collaborazione artistica con il cantante italiano Gene Guglielmi. L’anno successivo esce “L’altro Dio”, che saluta il venticinque anni de combo, l’album è prodotto da Frank Nemola e vede la partecipazione di svariati ospiti/amici tra cui Cisco, Emidio Clementi, MCR, Velvet e il comico Giovanni Cacioppo,. Sul finire del 2010 esce l’ep “Manifesto Pop” che contiene quattro brani con riferimenti psichedelici e pre-prog, da cui il regista Pozzan seleziona “Illustrazione cantata da due generazioni oltremodo dissimili nel sognare” come colonna sonora del film I Giorni Di Ieri. L’anno successivo esce il singolo “Moreno è impazzito” per L’Ansaldi Rec. Nel 2012 la Sonic Press di Oderso Rubini pubblica il libro+cd “Storia Di Un Gruppo Ridicolo”. Le cose vanno per il meglio, il gruppo riesce con una sempre rinomata energia a stupire e non mancano mai i colpi di scena. Nel 2013 Dome La Muerte (CCM, Not Moving) partecipa non senza lasciare il segno, alla storia degli Avvoltoi e nel giro di pochi mesi escono due album per la GoDown, “Live Al Sidro” e “Amagama”, l’album che decreta la totale rinascita e la svolta definitiva di questo incredibile gruppo.
La band che si esibirà sabato è attualmente composta da Moreno Spirogi (Voce), El Pannocchia (Chitarra), Nicola Bagnoli (Tastiere), Michele Rizzoli (Basso) e Giampiero JP Palazzino (Batteria).
Il Circolo Arci Zone K aprirà con il solito aperitivo “vinilico” alle ore 18.30. Il concerto avrà inizio intorno alle 22. L’ingresso sarà Up To You e riservato ai Soci Arci. Info line: 346.0876998
circoloarcizonek@gmail.com

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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