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da: Circolo Arci Zone K

Dopo il grande successo di pubblico del primo appuntamento dello scorso ottobre, al Circolo Arci Zone K di Malborghetto Di Boara torna “Transmission”, la serata electro-wave di Ferrara.
Sabato 7 novembre, “Transmission” proporrà un programma estremamente variegato che vedrà alternarsi, a partire dalle ore 19, i dj-set di Unknown Joy Toy e Carlodoa (resident Transmission), accompagnati dalla selezione fotografica di Jive (fotografo di origini bulgare dalle atmosfere decadenti, controverse e chic) e dalla live performance art di Mrs. Mystique, performer della Flab Whiskers Burlesque Crew.
Alle 22 e 30 saliranno poi, sul palco The Black Veils, band post punk e new wave di Bologna, nata nel 2014 dalla collaborazione tra Gregor Samsa (Forest of Veils), alla voce e synth, Filippo Scalzo (Caron Dimonio), al basso e Mario D’Anelli (Disturbatamente), alla chitarra, synth e drum machine.
Influenzata dal multiforme universo post-punk e new wave, la musica dei Black Veils diviene una rilettura personale e mai statica dei generi di riferimento, con un occhio devoto alle svariate fonti d’ispirazione (The Sound, The Cure, The Chameleons UK, Echo & The Bunnymen, Morrissey, The Smiths, Pixies, R.E.M., New Order, etc.).
Nell’estate del 2014 i Black Veils incontrano Gianluca Lo Presti (Nevica su 4.0), titolare della Disco Dada, che produce e cura artisticamente il primo album del gruppo, “Blossom”, uscito il 10 ottobre 2015.
Special guest della serata sarà Giuseppe Lo Bue (Atmosphere Bologna) che oltre ad accompagnare sul palco gli amici Black Veils, curerà in consolle il gran finale della serata insieme alla splendida Nuit Blanche (resident-dj di Transmission).
Ferrara si prepara quindi a questo grande, ricco ed atteso evento per tutti gli amanti del genere. Ricordiamo che l’ingresso sarà rigorosamente gratuito e riservato ai soci ARCI. Per informazioni: 346.0876998, circoloarcizonek@gmail.com

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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