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Da: Organizzatori
Porto Garibaldi celebra la sua antica anima marinaresca ed i cent’anni dall’intitolazione all’Eroe dei Due Mondi: il 18/19 e 25/26 maggio – con cena d’anteprima nella serata di venerdì 17 al Centro Parrocchiale – ritorna la Sagra della Canocchia e della Seppia. Arrivata alla nona edizione, l’ormai tradizionale passerella di sapori e profumi del mare quest’anno abbinata ai festeggiamenti per il Centenario nel cambio di denominazione del paese, è stata presentata – questa mattina al Mercato Ittico – nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno preso parte, fra gli altri, i presidenti di Consorzio L’Alba e Cooperativa Piccola e Grande Pesca, Lorena Carli ed Ariberto Felletti, insieme agli assessori comunali alla cultura ed al marketing territoriale, Alice Carli e Riccardo Pattuelli, ad Alessandro Pierotti, della ‘Famia ad Magnavaca’ ed al parroco di Porto Garibaldi, don Andrè Nayeton.
Proprio nel 1919, a settant’anni dall’avventuroso approdo sulla costa comacchiese durante l’epica fuga da Roma, un decreto dell’allora Regno d’Italia autorizzava “il cambiamento della denominazione della frazione Magnavacca in Porto Garibaldi”. Una ricorrenza che caratterizzerà numerosi appuntamenti ed iniziative nel ‘cartellone’ della kermesse. A partire dallo Stand Gastronomico, allestito proprio di fronte al Mercato Ittico dove vengono anche allestite le cucine della Sagra che – ogni sabato e domenica a pranzo così come per cena – insieme a piatti della tradizione locale (dalla zuppa di cozze alle seppie al vapore, dai sedanini alle canocchie o ‘alla magnavacante’ fino alle canocchie gratinate ed ai guazzetti di canocchie e seppie con piselli e polenta) proporranno due curiosissimi dessert: un biscotto di pastafrolla a forma di canocchia e la torta….garibaldina. Lungo il PortoCanale, insieme alla coloratissima flottiglia di grandi e piccoli pescherecci si susseguiranno le bancarelle di prodotti alimentari, artigianali, dell’arte e dell’ingegno. Ma anche – per ‘raccontare’ i cento anni nel cambio di denominazione di questo antico borgo marinaro e prima località balneare del litorale comacchiese – le immagini d’epoca dell’esposizione en plein air Voi siete qui: Magnavacca-Porto Garibaldi (1919/2019) eppoi il Grandioso Spettacolo Piromusicale che, com’è ormai tradizione, alle 23,30 di sabato 25 maggio illuminerà la Darsena con una speciale caratterizzazione di luci, colori e musiche. Per gli appassionati delle Escursioni – magari da concludere con un epilogo gustoso – tre sono invece le proposte da segnare in agenda: nel week end d’apertura la cicloescursione guidata slow con soste golose fra Porto Garibaldi e Lido Volano in programma domenica 19. Nel secondo fine settimana, invece, sabato 25 si ‘navigherà’ con il ‘sup’ (stand up paddle) – una sorta di tavola da surf sospinta a remi – attraverso la ‘via dei bilancioni’, suggestivo canale che dal ponte sulla statale ‘Romea’ raggiunge le Valli. Mentre domenica 26 maggio si camminerà con i bastoncini da Porto Garibaldi fino al Capanno dove l’Eroe dei Due Mondi, Anita ed i suoi seguaci il 3 agosto 1849 trovarono riparo poco dopo l’approdo sulla costa comacchiese. E ancora, assolutamente da non perdere sono gli appuntamenti con musica, cultura, tradizioni e buona tavola ospitati nel Parco di Villa Bellini – incantevole polmone verde prospicente il PortoCanale – così come i laboratori didattici Saluti da Magnavacca-Porto Garibaldi e L’Orto in Condotta alla Sagra e le passeggiate guidate e gratuite Il PortoCanale racconta che, ogni sabato pomeriggio e domenica mattina, condurranno alla scoperta di storia, curiosità e ‘luoghi della pesca’ del paese.

Il programma dettagliato, completo e costantemente aggiornato della Sagra della Canocchia e della Seppia 2019 è consultabile sul sito www.sagradellacanocchia.it

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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