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La giovane amica che incontro uscendo di casa si lamenta, d’accordo il lamento è diventato un collante sociale, ma lei ha tutte le ragioni, è stata male, ha avuto febbri, dolori vari, i valori degli esami del sangue sono tutti sballati: altri esami, le hanno detto, corro in farmacia – racconta – per prenotare, risposta: tra 13 mesi. L’amica mi guarda afflitta: che faccio?, domanda più a se stessa che a me. A pagamento, rispondo sicuro e lei: già fatto, appuntamento fra tre giorni. E’ la nuova idea, socialmente avanzata, di salute pubblica, vedi, le dico, avevamo raggiunto, dopo anni di lotte, di scioperi, di scontri, di dibattiti, un sistema sanitario all’avanguardia, secondo soltanto a quelli esistenti nei paesi del nord Europe: troppo avanti devono esseri detti, a destra e a sinistra, I nostri governanti, troppo avanti, cari italiani qui bisogna fare qualche passo indietro. Detto fatto, eccoci, la riforma è stata completata in poco tempo, finalmente la sanità è stata quasi completamente privatizzata: questa sì che è una grande conquista, le visite si pagano, gli esami (se vuoi farli prima di morire senza sapere perché) si pagano, le medicine si pagano alle grandi multinazionali della farmaceutica, tutto si paga, una grande riforma davvero e non c’è un solo politico che si azzardi a dire qualcosa, a dire che qualche anno fa l’Italia era un Paese avanzato e che, forse, sarebbe necessario guardare alle nostre spalle per capire che cosa abbiamo lasciato.

Nessuno parla, il chiacchierone Renzi combatte duramente per rifare il Senato come vuole lui, quella è una riforma! Bisogna restringere, ogni giorno di più, l’area decisionale, il presidente del Consiglio dev’essere il padrone fino a nuove elezioni e, intanto, il Paese decade, di decisione in decisione la società si guasta , la pera marcisce ancora appesa all’albero. Noi cittadini siamo la pera: “sciur padrùn da li beli braghi bianchi foera li palanchi e anduma a cà”, ma sì, andiamo a casa, noi non contiamo nulla, quando accendiamo la televisione, all’apparire dei nostri padroni, dobbiamo farci il segno della croce. Come saluto, ma anche come scarmanzia. I vecchi milanesi, prima di diventare berlusconiani e leghisti dicevano “me piass minga el sciur padrùn”, ora ci deve piacere, è la riforma delle riforme: Oddìo, ci aveva pensato già nel 1922 il maestro Mussolini, poi ci ha ripensato el sciur Berlusca, difficile, amici, in questo paese uscire dalla scatola fascistoide in cui siamo rinchiusi da troppo tempo, una scatola ben legata con nastrino bianco da una Chiesa che ha sempre volutamente confuso Dio con il Potere. Ma questo che c’entra con l’organizzazione sanitaria della nostra società? C’entra, c’entra, perchè siamo condannati a ubbidire, se non lo facciamo ancora oggi si va all’inferno. Hai capito amica mia? Adesso vai farti gli esami. A pagamento, naturalmente.

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Gian Pietro Testa

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PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

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