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Comunicato Stampa Confcooperative Ferrara.

San Martino (Ferrara). Saper essere comunità: ”Includere, vuol dire stare dove stanno gli altri”.

Davide Cavicchi, titolare del Bar H di San Martino (Ferrara) da 6 anni collabora con ragazzi e adulti autistici del Centro Diurno Socio Riabilitativo di Coop Serena.

 Davide Cavicchi è il titolare del Bar H di San Martino (Ferrara), dal 2015 collabora con il Centro Diurno Socio Riabilitativo del paese. La struttura, gestita da Coop Serena dal 2014, ospita ragazzi e adulti con disabilità. L’intensa e costante attività di formazione sugli operatori rende questo centro una Eccellenza per le persone affette da autismo.

Qualche giorno fa, Chiara Bertolasi vice presidente di Coop Serena (e vice presidente anche di Confcooperative Ferrara) insieme a Sabrina Trapella, la coordinatrice del Centro hanno consegnato un premio a Davide Cavicchi, l’amico barista del Bar H. “Nel momento in cui noi avevamo bisogno, lui c’è stato, e c’è stato per anni. Ora è lui che ha bisogno di noi…” dicono.

Un paese intero ha supportato il nostro Centro, ma il premio al Bar H, a Davide, è un premio alla costanza nella collaborazione che dura da oramai sei anni”, dice la Bertolasi “Ci piaceva restituire qualcosa ad una persona e ad un settore economico – come quello della ristorazione – che più di altri hanno risentito della pandemia” conclude la Bertolasi.

Davide Cavicchi è nato di fronte al Centro: “questo centro è parte integrante della mia vita da 50 anni” racconta,“vivo questa realtà da quando ero ragazzino, ma facendo questo mestiere e collaborando con loro ogni giorno, posso dire di aver più ricevuto che dato, in termini di insegnamento di vita…”.

I ragazzi – almeno fino a prima della pandemia – escono e fanno attività fuori dal Centro, è una delle attività abilitativepreviste e di integrazione nella società, andare a prendere un gelato, un cappuccino fa parte di questo percorso” dice Sabrina Trapella, Davide ha cercato di collaborare rendendo più autonomi possibili i ragazzi nella loro scelta e nella capacità di autodeterminazione elaborando un menù che consente – attraverso la comunicazione aumentativa alternativa – di supportare ragazzi ed adulti con complessi bisogni comunicativi e che non sono in grado di soddisfare le proprie esigenze attraverso modalità naturali, quali il linguaggio vocale, i gesti o la scrittura”.

L’obiettivo del Centro è mettere in relazione i ragazzi, con la comunità in cui vivono, per ridurre la loro disabilità nella vita quotidiana. Si fanno training abilitativi all’interno della struttura, ma la vera sfida è come – dopo questi corsi – i ragazzi reagiscano all’esterno, nella società. “Dentro è un ambiente protetto e non è detto che quel che funziona dentro, funzioni anche fuori, allora serve uno step intermedio”. Il Bar H è un esterno protetto.

L’obiettivo vero è che loro creino relazioni all’interno della comunità che siano significative e vere, non fittizie, non per forza compassionevoli. “Questa è la vera inclusione: non è il creare i luogo ad hoc dove lì ci stanno i disabili – quello è integrare – includere è un’altra cosa, vuol dire che loro stanno dove stanno gli altri…” conclude Sabrina Trapella.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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