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Da: Save the Children

Yemen: Save the Children, più di 7.500 bambini uccisi o feriti a causa del conflitto. Sempre più urgente lo stop immediato alla vendita di armi italiane

La petizione lanciata dall’Organizzazione per chiedere all’Italia di fermare le esportazioni di armi italiane usate contro i bambini in Yemen supera le 107.000 firme

Più di 2.770 bambini sono stati uccisi e oltre 4.730 sono rimasti feriti a causa del brutale conflitto in corso in Yemen: oltre 7.500 minori di cui quasi la metà (47%) vittime di bombardamenti aerei condotti nella maggior parte dei casi dalla Coalizione a guida saudita (1). Dalla firma dell’accordo di Stoccolma avvenuta a dicembre scorso, ogni giorno, nel Paese, 8 minori perdono la vita o subiscono gravi ferite. I nuovi dati diffusi dalle Nazioni Unite sui bambini vittime del conflitto in Yemen sono l’ennesima dimostrazione del prezzo altissimo che i minori continuano a pagare sulla propria pelle, denuncia Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare la vita dei bambini a rischio e garantire loro un futuro.

“Tutto questo deve finire immediatamente – ha affermato Filippo Ungaro, portavoce di Save the Children – I bambini continuano ad essere vittime di violenze terribili e ad assistere in prima persona alla devastazione delle loro case e delle loro comunità. In tanti ci dicono che non vorrebbero altro che tornare a casa, alla loro vita di prima, ai loro amici e a tutte quelle attività che potevano svolgere prima della guerra”.

“Siamo particolarmente preoccupati anche dal forte impatto psicologico che le violenze hanno sui minori e dalle conseguenze a lungo termine sulla loro salute mentale, specialmente se queste ferite non vengono curate in tempo, oltre che dalla diffusione della malnutrizione e delle malattie che in queste condizioni per i bambini si rivelano mortali. È quindi urgente e fondamentale che i governi internazionali facciano pressione sulle parti in conflitto per mettere fine ai combattimenti e risparmiare le vite intrappolate nel conflitto dei bambini yemeniti. È inoltre molto importante assicurare alla giustizia tutti coloro che si stanno rendendo responsabili dei continui attacchi contro i civili e contro le infrastrutture”, ha proseguito Filippo Ungaro.

Per tenere alta l’attenzione, anche nel nostro Paese, sul conflitto in corso, Save the Children ha lanciato la campagna “Stop alla guerra sui bambini” alla quale è legata una petizione on line per chiedere all’Italia di fermare la vendita di armi italiane utilizzate contro i bambini in Yemen. Una petizione che ha già raccolto oltre 107.000 firme e alla quale continuiamo a chiedere di aderire attraverso il sito https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/campagne/stop-alla-guerra-sui-bambini/petizione-armi-yemen.

Da: Save the Children

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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