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Campeggi e villaggi turistici, nessuna differenza. E’ l’esito dei ritocchi al regolamento edilizio licenziati dalla giunta comacchiese negli ultimi giorni di marzo. In una serata e con una sola delibera sembra essere stata archiviata l’infinita questione delle strutture open air, dove potranno nascere case mobili o fisse di ultima generazione da affiancare a quelle di vecchia data. Per quanto riguarda invece i nuovi insediamenti turistici, tutto appare sfumato quanto possibile, purché vengano rispettate le norme attuative contenute nel Piano regolatore del 2002. Così ha deciso il consiglio comunale su proposta della giunta. Per ‘adeguarsi’ alle normative regionali e rispondere alle esigenze di sviluppo espresse nel corso degli anni dagli imprenditori.

Così, ancora una volta, riparte il ping pong burocratico giocato tra “possibilità” e “imprevisti” piuttosto che sull’ancora assente tris formato da Piano operativo comunale (Poc), Regolamento Urbanistico edilizio (Rue) e Psc (Piano strutturale comunale), con cui si dovrebbe ridisegnare in modo coordinato la Comacchio del futuro. E di cui, dopo tre anni di governo della giunta Fabbri, si sa ben poco. L’operazione è complessa, richiede tempo, ha bisogno di valutazioni tecniche, riflessioni socio-economiche e confronto democratico senza i quali difficilmente si arriverà a un progetto ispirato al progresso. Le soluzioni mordi e fuggi di cui le variazioni apportate ad alcuni strumenti urbanistici sono espressione, non hanno mai giovato a città e costa, quest’ultima cresciuta in modo disordinato e sotto l’ombrello della speculazione edilizia. I cambiamenti tampone, sposati da una giunta via l’altra, hanno maltrattato Comacchio tenendola al palo in virtù dell’assenza di un progetto di crescita di medio e lungo corso. E, sulla scia della tradizione si attesta anche la delibera voluta dagli ex 5Stelle.

“Ciò che successo è equiparabile alla volontà di far passare un cammello attraverso la cruna di un ago”, dice Valter Zago di Sel con alle spalle un passato da amministratore. “Una missione impossibile, ma tale e tanta è ormai la disinvoltura con cui procede la Municipalità di Comacchio in materia urbanistica, che tutto le sembra legittimo – continua – Anche apportare modifiche sostanziali al Piano Regolatore con uno strumento improprio: il regolamento edilizio. E’ il caso di ‘Rottamacapeggi’. Ma la cosa più grave è averlo fatto senza i necessari passaggi di adozione, pubblicazione e approvazione. E addirittura con l’improntitudine della votazione dell’immediata eseguibilità dell’atto. Il tutto è avvenuto secondo la balla spaziale dell’adeguamento alle normative regionali. E solo perché queste raggruppano campeggi e villaggi turistici, pur avendo tipologie simili ma sostanzialmente diverse, descritte dalla medesima denominazione di strutture ricettive all’aria aperta”.

“Secondo tale interpretazione – dice laddove fino a ieri potevano esistere solo campeggi, d’ora in avanti si potrebbe trasformarli in villaggi turistici a cui è consentita la possibilità di utilizzare fino al 100 per cento delle piazzole, disponibili per tende e roulotte, per adibirle a spazi riservati a case mobili o fisse”. E ancora: “Attualmente i campeggi possono occupare con le case mobili solo il 35 per cento delle piazzole. E a prescindere dalla loro localizzazione e dalla qualità ambientale della medesima. Roba da urlo! – dice – Ma questa è la mia opinione di privato cittadino. E’, invece, la Provincia, che ha precisi e inderogabili compiti in materia urbanistica, a doversi esprimere istituzionalmente. Non può starsene al balcone e girarsi dall’altra parte. La cosa è di dominio pubblico. E la legge non glielo consente. Basta”.

Tutta un’altra musica da quella che avrebbero voluto ascoltare gli attivisti del Circolo del Delta di Legambiente e non soltanto loro. All’indomani della decisione del palazzo, hanno dovuto constare con amarezza la propria esclusione da scelte importanti per il futuro dell’intera comunità e ora stanno valutando le contromisure da prendere per smontare quelle adottate degli ex 5stelle. La delusione è fresca ma il tema è di vecchia data, ricorda Valter Zago: “Fu Franco Vitali, presidente regionale della FederCamping e di diverse altre associazioni, l’ultima delle quali è il consorzio Visit Ferrara, a lanciare il sasso fin dal 2007. Sosteneva, allora, che il turismo di tende e roulotte era al tramonto e dava in crescita la richiesta di maggiori confort da parte dei clienti”. E’ tutto bianco su nero, negli archivi dei media ferraresi.

“Ci fu una dura querelle sulla stampa tra noi due e gli dimostrai il contrario – racconta – Nel decennio precedente i Lidi di Comacchio avevano subito un tracollo delle presenze turistiche del 20 per cento, che sarebbe stato del 29 per cento, una vera e propria Caporetto, se nel medesimo periodo i campeggi non avessero avuto un incremento del 16,60 per cento. Altro che declino. Non solo. All’epoca, a tre anni di distanza dalla scelta fin troppo generosa della Regione Emilia-Romagna di elevare dal 25 al 35 per cento la possibilità di occupare le piazzole destinante a tende e roulotte, con case mobili o fisse, nei campeggi di Comacchio, i migliori della costa emiliano-romagnola, il livello d’utilizzo in tal senso era solo del 16,34 per cento. Ed il camping più capiente, il Mare e Pineta, tra i più performanti sul mercato della vacanza, era fermo al 6 per cento”.

E adesso cosa dicono i flussi turistici? Come è andata per il turismo nostrano lo scorso anno, e in particolare per i campeggi, in rapporto anche alle altre località balneari?
“Bella domanda. Quando ero Presidente dell’Azienda di Soggiorno, se finita l’estate, tardavo qualche settimana a convocare una conferenza stampa, per commentare l’andamento della nostra stagione turistica, in confronto con quello degli altri comuni balneari, venivo giustamente martirizzato ,perché era l’occasione per fare il bilancio della situazione turistica – dice – Ora, semplicemente non se ne parla. Come è andata nel 2014? Il Comune tace. La Provincia pure. La loro testa è evidentemente girata altrove”.
Dove? “Alla speculazione edilizia, variamente camuffata: la ‘nuova visione del mondo vista dall’idrovia’ cantata in anteprima al Lido degli Estensi, due anni fa, dal quartetto Zanonato-Melucci-Zappaterra-Fabbri accompagnato dal coretto dei soliti noti, è il suo attuale travestimento”, accusa.

Un esempio? “‘Casettopoli’, l’’ottavo lido’ atteso tra Porto Garibaldi e quello degli Scacchi, grazie alla rottamazione dei camping Florenz e Spiaggia e Mare e alla costruzione dell’araba fenice Elisea, prima villaggio, poi campeggio e, secondo l’ultima modifica al regolamento edilizio, ancora villaggio – dice – Il tutto con l’aggiunta dei possibili ‘centri vacanza’, già previsti dalla legislazione regionale, ricchi di servizi anche commerciali che, secondo la variante rottamacampeggi varata, senza alcuna opposizione consiliare, sul finire della legislatura Cicognani, poi riposta nel cassetto, avrebbero dovuto essere aperti a tutti, ospiti e non dei villaggi”.

Ma al peggio, insiste, non c’è mai fine: “E per finire la frittata: immaginiamo cosa succederebbe applicando la ricetta descritta, alla residua pineta dei Lidi Estensi e Spina in cui insistono i grandissimi campeggi quali il Mare e Pineta e lo Spina – continua – Verrebbe inferta una gravissima ferita ambientale al Parco del Delta del Po, ma si produrrebbe anche uno stravolgimento della rete commerciale locale. Questo è il nefasto disegno, di cui la modifica del regolamento edilizio è solo il primo cuneo.”
Questo scenario in assenza del Poc, del Rue e del Psc al momento è solo una mera supposizione. “Mica tanto. Il detto andreottiano che ‘a pensar male ci si prende’, solitamente funziona in un Comune sregolato come Comacchio, dove mancano tanti ed essenziali strumenti di programmazione – afferma – Basterebbe fare la storia recente di come si è arrivati in passato alla rottamazione ingiustificata di alberghi, villaggi turistici e ville di prestigio. Una dismissione avvenuta anch’essa al grido di ‘basta seconde case’, così nell’arco di pochi anni si sono persi a Comacchio il triplo dei posti letto per soggiorno, che vanta la Città di Ferrara”.

Si è sentito spesso ripetere che la responsabilità di tutto ciò va addebitata alla Regione, che approvò la ‘legge Chicchi’ favorente la trasformazione in appartamenti degli alberghi ‘fuori mercato’. “Le cose non stanno così. Conosco bene Giuseppe Chicchi, l’estensore di quella legge – continua – E’ un uomo di grandissima esperienza turistica. Del turismo con la ‘T’ maiuscola. Rimini, la Città di cui è stato Sindaco, grazie anche a quella legge ha riqualificato profondamente la propria anima alberghiera. Prima di quella legge gli alberghi riminesi aperti tutto l’anno erano solo una settantina. Oggi sono più che triplicati. Durante le vacanze di Natale, neanche fossimo in montagna, nella capitale del turismo romagnola, gli alberghi aperti sono circa 500, sui 1200 complessivi. E Rimini la costa riminese è la metà di quella comacchiese. Ma di cosa stiamo parlando. Là, regna il turismo. Qui, l’edilizia e la produzione di beni-rifugio costituiti da seconde case sempre più piccole per venderle con maggiore facilità. Meglio se costruite in una pineta o su una duna. Questo è l’obiettivo evidente del blocco edilizio locale. Poco importa, poi, se i mattoni per costruirle sono di laterizio o di alghe pressate della Sacca di Goro, così tanto per fare l’occhiolino alla sostenibilità.”

Il quadro così tratteggiato è desolante. “C’è di peggio. Le statistiche ufficiali relative ai flussi turistici di Comacchio esprimono due verità. A quali credere? Quella pubblicata annualmente dalla Provincia, diverge sostanzialmente dall’altra, trasmessa dalla Regione all’Istat – dice – Quest’ultima conteggia e analizza solo gli arrivi e le presenze movimentate con modalità imprenditoriale. E siccome le Agenzie di affari in mediazione non sono considerate imprese turistiche dalla legislazione nazionale sulla mediazione, i turisti che movimentano a Comacchio, cioè la maggioranza, non vengono contati. Basta andare sui siti della Regione e della Provincia, per credere. Risultato? Totali più che dimezzati. E così secondo la Regione, Comacchio è solo di una spanna avanti o indietro di Cattolica, che ha una ricettività dimezzata rispetto a quella comacchiese”.
Contraccolpi? “Ovvio, la Provincia prende dalla Regione solo la metà dei finanziamenti attesi per la promozione turistica – insiste – Secondo la graduatoria turistica, discutibile finché si vuole, a Comacchio la parte del leone imprenditoriale, ed è vero, la fanno solo i campeggi. Non altri. Basta verificare chi si muove sul mercato della vacanza per cercarsi i potenziali clienti e chi resta fermo all’ingresso del proprio ufficio ad attenderli. E anche di questo non si parla né a Comacchio, né a Ferrara”.

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Monica Forti

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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