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Comunicato stampa Università degli studi di Ferrara.

Complessa e imprevedibile, la sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale. Caratterizzata da una sintomatologia facilmente confondibile con altre condizioni, colpisce oltre due milioni di persone nel mondo, con una decisa prevalenza delle donne.

Nonostante la sua diffusione e le tante ricerche in corso, le risposte terapeutiche restano poco soddisfacenti, soprattutto per le fasi avanzate della malattia. Uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista PNAS, organo ufficiale dell’Accademia delle Scienze Americane, da un team di ricerca con una fortissima componente dell’Università di Ferrara, contribuisce ora a una maggiore conoscenza dei meccanismi che caratterizzano la malattia e suggerisce possibili strategie terapeutiche capaci di contrastarli. Il tutto, con farmaci già in commercio.

Lo studio è stato condotto presso il laboratorio del Signal Transduction lab guidato dai Professori Paolo Pinton e Carlotta Giorgi del Dipartimento di Scienze Mediche in collaborazione con il gruppo di ricerca coordinato dal Professor Michele Simonato e con l’U.O. di Clinica Neurologica diretta dalla Professoressa Maura Pugliatti, entrambi del Dipartimento di Neuroscienze e Riabilitazione.

Oltre ai sopracitati professori, per Unife hanno preso parte al lavoro Simone Patergnani con il suo contributo preponderante in quanto primo nome dello studio, Massimo Bonora, Mariasole Perrone, Selene Ingusci, Silvia Zucchini, Maurizio Previati e Massimiliano Castellazzi.

“La sclerosi multipla è caratterizzata da una risposta anomala del sistema immunitario che attacca alcuni elementi del sistema nervoso centrale, in particolare gli oligodendrociti, responsabili delle comunicazioni tra neuroni, scambiandoli per corpi estranei”, illustra il Professor Simonato.

“Si tratta di un caso estremo di autofagia: di norma nel nostro corpo, questo meccanismo ci consente di rinnovare componenti che si stanno degradando, ma in alcuni rari casi può sfuggire al controllo della cellula stessa, che comincia a digerirsi. Grazie a dei biomarcatori, abbiamo notato che l’autofagia era molto frequente nei pazienti affetti da sclerosi multipla, e quindi ci siamo chiesti se potesse giocare un ruolo causale. Ad oggi, sono ancora molti i punti interrogativi sulle cause della sclerosi multipla, pertanto, ogni studio che vuole approfondirne l’eziologia, è incoraggiato.” spiega la Professoressa Giorgi.

Date le complessità intrinseche dello studio della malattia, come il difficile accesso al tessuto nervoso umano, i ricercatori hanno dovuto alternare prove sperimentali in vivo (pazienti e animali) e in vitro (riproduzione cellulare).

“Abbiamo testato diversi tipi di molecole, accomunate dal fatto di essere in grado di bloccare i meccanismi di autofagia, per vedere se questo potesse preservare gli oligodendrociti, ostacolando l’avanzare della malattia” spiega il Dottor Simone Patergnani.

“Non soltanto abbiamo trovato sostanze che permettono di salvare il sistema nervoso, ma la cosa interessante è che alcune di queste sono contenute in farmaci già in commercio, come gli antipsicotici. Questo è stato un grande risultato, in quanto faciliterebbe incredibilmente l’immissione del farmaco sul mercato, favorendone la diffusione. Un ulteriore esempio di come sia possibile fare ricerca di alto livello in Unife grazie alla collaborazione tra gruppi di ricerca provenienti da ambiti diversi”, conclude il Professor Pinton.

Il farmaco proposto dal team di ricercatori darebbe i maggiori benefici nella fase progressiva della malattia, quando le fasi acute si susseguono senza permettere al corpo di riprendersi. Una fase molto delicata, soprattutto perché fino ad oggi non esistevano cure ma solo terapie palliative.

I risultati sono stati pubblicati nell’articolo “Antipsychotics drugs counteract autophagy and mitophagy in multiple sclerosis” nei Proceedings of the National Academy of Sciences, a maggio 2021.

Lista completa degli autori: Simone Patergnani, Massimo Bonora, Selene Ingusci e Maurizio Previati dell’Università di Ferrara, Saverio Marchi del Politecnico delle Marche, Silvia Zucchini e Mariasole Perrone dell’Università di Ferrara, Mariusz R. Wieckowski del Nencki Institute of Experimental Biology of the Polish Academy of Sciences, Massimiliano Castellazzi, Maura Pugliatti e  Carlotta Giorgi dell’Università di Ferrara, Michele Simonato dell’Università di Ferrara e del IRCCS dell’Ospedale San Raffaele e Paolo Pinton dell’Università di Ferrara.

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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